Il passaporto di Musetti e Cilic

30 Marzo 2021 di Stefano Olivari

La partita vista a Miami fra Lorenzo Musetti e Marin Cilic è stata sorprendente. Non perché abbia vinto il croato in scioltezza, dando una delle poche gioie al nostro conto corrente, ma perché i bookmaker davano per favorito a 1.65 il diciannovenne toscano, residente a Monte Carlo già da tempo (come del resto anche Sinner, Berrettini, Djokovic e quasi chiunque ne abbia la possibilità, anche facendo il salumiere o il giornalista), che è in grande ascesa ma ancora non così solido da essere favorito contro un vincitore e plurifinalista di Slam ancora non da rottamare e che nei tornei veri perde quasi soltanto contro quelli veri: per dire, negli ultimi tre Slam giocati ha perso due volte da Thiem e una da Dimitrov.

Chiaramente Musetti può battere il Cilic di oggi, avendo già di recente vinto partite da super-sfavorito, come quelle con Schwartzman e Dimitrov ad Acapulco, ma è significativo il carico di aspettative che ormai ha su di sé e soprattutto il fatto che il passaporto abbia un’importanza fondamentale non per vincere, perché nel tennis non si può barare, ma per avere credibilità presso pubblico, media e sponsor.

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