Nel paese dei querelomani

27 Settembre 2012 di Stefano Olivari

Il caso di Alessandro Sallusti è molto interessante per le lotte di potere che sottintende, oltre che grave per la libertà dell’interessato e  i diritti del cittadino. Non tiriamo in ballo la libertà di stampa, come hanno fatto tante grandi firme in queste ore fintamente solidali, in molti casi uomini di pubbliche relazioni che scrivono sotto dettatura (di alcuni non si ricorda una riga, infatti passando indifferentemente da ruoli di ufficio stampa a quelli di direttore), perchè sa di corporativismo. Oltretutto di una corporazione da abolire, come tutte le altre dai medici ai notai. Ne parliamo perché sappiamo bene cosa siano le cause per diffamazione, oltretutto (nel nostro caso) senza alcuna azienda a difenderci ma con gli avvocati pagati di tasca nostra.

1) Su Libero, all’epoca diretto da Sallusti (che ieri si è dimesso da direttore del Giornale), il duro commento contro il magistrato Cocilovo in seguito querelante, pubblicato a firma Dreyfus (in realtà Renato Farina, radiato dall’Ordine dei giornalisti per avere ricevuto soldi dai servizi segreti), era basato su una notizia falsa. Lo ha ammesso lo stesso autore. In estrema sintesi: Cocilovo aveva solo autorizzato la ragazza ad abortire, non è che l’avesse invitata a farlo né tantomeno glielo avesse imposto. Omesso controllo di Sallusti, quindi. E’ umanamente impossibile che un direttore legga tutto il suo quotidiano (ci vorrebbero tre giorni), ma la legge (sbagliata, ma legge) lo prevede.

2) Quando si viene querelati dai magistrati, è un po’ come andare a giocare in 8 contro 11 contro il Barcelona al Camp Nou. Non si scappa, nemmeno con il mitico ‘giudice terzo’. Che sarebbe pur sempre un magistrato, non un giornalista o un panettiere. La querelomania dei magistrati (ma anche dei giornalisti) dovrebbe essere degna di miglior causa, come viene in mente anche alla luce dell’incredibile denuncia di Gianrico Carofiglio, magistrato-scrittore che se l’è presa con una persona che lo aveva stroncato, in quanto scrittore, su Facebook, definendo un suo romanzo ‘letterariamente inesistente, scritto con i piedi da uno scribacchino mestierante’.

3) Il giornalista non di sinistra, ammesso che nell’era di Renzi, Casaleggio e della post-politica abbia ancora senso parlare di sinistra o destra, è considerato dai suoi stessi colleghi un po’ meno giornalista. Tanti attestati di solidarietà sono sembrati forzati, tanti editoriali uno sciatto compitino garantista. Passi per il Fatto, nostro giornale preferito (per alcune firme ma soprattutto perché non ruba soldi pubblici), che senza magistrati non esisterebbe, ma non per gli altri pronti a lanciare l’allarme democratico ogni volta in cui un giornalista di area viene criticato. Per un Vauro o uno Scalfari nella stessa situazione di Sallusti magari qualche fuoricorso con la kefiah sarebbe spuntato come per magia davanti a qualche luogo con telecamere, come un Paolini qualunque.

4) La querela per diffamazione raramente produce non diciamo una condanna, ma nemmeno un processo. Quasi sempre pretestuosa, quasi sempre portata avanti da chi ha uffici legali pagati a forfait, nell’Italia di oggi altro non è che una sorta di manganello legalizzato. Insomma, intimidazione pura. Perché anche senza condanna e danni penali e patrimoniali, il querelato la prossima volta che si occuperà del querelante ci penserà due volte prima anche solo di criticarlo. La querela così da un lato è un manganello, mentre dall’altro è una medaglia al valore. Ci hanno consigliato di difenderci contro-querelando per lite temeraria, ovviamente quando si ha ragione al 100%: l’idea ci piace e la metteremo in pratica, chissà mai che in questo modo Indiscreto cominci a produrre reddito.

5) Di proposito, in quanto troppo lungo e di sicuro sterile, lasciamo fuori il discorso sulle strumentalizzazioni e sul ‘cui prodest’, perché c’è il sospetto che ogni discorso sul garantismo vada nel 99% dei casi a beneficio di mafiosi, corrotti, criminali comuni. E’ però il principio che conta, ogni tanto.

Twitter @StefanoOlivari

Share this article