Il padre di Michael Jordan

14 Maggio 2020 di Indiscreto

Arrivati all’ottava puntata di The Last Dance non possiamo che confermare il giudizio su tutta l’operazione di Netflix: bellissime immagini, e quelle di Michael Jordan steso nello spogliatoio dopo l’anello del 1996 sono sempre da brivido, ma un racconto banale e in certi punti offensivo per l’intelligenza di un pubblico che in gran parte sa tutto di quei Bulls. La parte sul padre di Jordan però ci è piaciuta, perché in controtendenza con una certa narrazione NBA.

Prima di tutto perché James Jordan esisteva, nella vita di Michael c’è sempre stato e gli ha impartito una solida educazione piccolo borghese. Jordan non ha vissuto un’infanzia fra pallottole e spacciatori (anzi, la famiglia lasciò Brooklyn per tornare in North Carolina proprio per questo motivo) e la cosa si vede, il suo spirito competitivo nasce da altro ed è per questo o che non è mai diminuito con i soldi e la fama.

In secondo luogo James Jordan era un vero appassionato di sport, soprattutto di baseball, non il classico sfruttatore della fama del figlio (o del figliastro, altro grande classico NBA): per MJ la pallacanestro non è mai stata soltanto un mezzo per erigere un monumento a se stesso, ma qualcosa da rispettare. Ed è per questo che fra le grandi stelle di questo sport Jordan è stato forse la più temuta dai compagni.

The Last Dance derubrica a fake news i collegamenti fra l’omicidio di James Jordan, nel 1993, le voci (fondatissime) sulla dedizione del figlio alle scommesse e il ritiro del campione forse dovuto a pressioni della NBA, per una sorta di quarantena etica (c’è anche una vecchia testimonianza di Stern, che nega senza troppa convinzione questo scenario). Ma si sono fatti collegamenti, anche nel giornalismo statunitense, per molto meno. Di sicuro nella romantica avventura di Jordan nel baseball ci furono tanti elementi, non ultimo un amore per il padre che è una rarità anche in figli normali.

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