Il padre di Max Verstappen

13 Dicembre 2021 di Stefano Olivari

Max Verstappen ha vinto il campionato del mondo di Formula 1 del 2021 dopo una stagione fantastica in cui sia lui sia Lewis Hamilton hanno aggiunto molto alla grandezza dell’altro. Ovviamente le carriere non sono paragonabili e non soltanto per i 7 Mondiali ed i mille record di Hamilton, ma il loro duello oltre i limiti del regolamento (che del resto non esiste, come visto anche ad Abu Dhabi già al primo giro) ha ricordato una volta di più i motivi per cui dedichiamo tanto tempo allo sport: anche nella competizione più finta, corrotta e noiosa ci sono momenti di verità assoluta e di emozioni primordiali che poche altre cose danno.

Ma non era questo che volevamo dire. Da fedeli lettori-telespettatori ma purtroppo non giornalisti (se non per un memorabile, memorabile per noi, mese al seguito di Eddie Irvine) di Formula 1 siamo rimasti senza parole ascoltando in uno dei dibattiti di Sky un ‘esperto’, Leo Turrini, affermare che Jos Verstappen, il padre di Max, era “una pippa”. Uno che è stato una stella del kart, ha corso 106 gran premi di Formula 1, quasi sempre su macchine immonde tranne che al suo esordio con la Benetton di Briatore-Schumacher, con due podi e qualche altro piazzamento, ed è stato protagonista in altre situazioni, vincendo anche la 24 Ore di le Mans.

Non un fenomeno, ma nemmeno il classico padre da divano che si improvvisa allenatore del figlio obeso e aspirante campione. Semmai una brutta persona, uno più volte accusato di violenze da strada e anche domestiche (anche ai danni della madre di Max, Sophie Kumpen), ma comunque uno che conosce il mondo delle corse e che infatti ha sempre consigliato il figlio per il meglio, dal kart alle tante offerte ricevute per la varie academy, fino alla scelta del Red Bull Junior Team, cioè il posto da cui negli anni è uscita gente come Vettel, Ricciardo e il quasi coetaneo (di Max) Gasly.

Poi la Toro Rosso con Sainz, l’esordio in Formula 1 da minorenne, eccetera, fino al giorno dei giorni vissuto ieri. Un percorso più da Hamilton, sotto contratto con la McLaren a 13 anni (!), che da predestinato degli sponsor: del resto suo padre è Verstappen, non Schumacher. Altro buon consiglio, per la carriera e le sponsorizzazioni, è stato quello di ‘fare’ l’olandese invece che il belga, anche se Max è nato in Belgio da madre belga ed in Belgio è anche cresciuto.

Poi è chiaro che fin dall’infanzia Max Verstappen è stato in qualche modo il vendicatore per tutte le opportunità che il padre ritiene di non avere avuto, lo sfogo delle sue frustrazioni: non c’è bisogno di uno psicologo per intuirlo. Ma non è così nel 99% dei casi? Quale genitore non spera che il figlio faccia meglio di lui? Anche soltanto, mettiamo, prendendo il diploma in una famiglia in cui tutti hanno la terza media. È una cosa umana, trasparente, onesta. Poi il genitore intelligente non cerca di far laureare a tutti i costi un figlio capra o di far vincere il Mondiale di Formula 1 ad uno che si spaventa alla prima curva, ma non sembra questo il caso dei Verstappen.

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