Il muro di Lippi

14 Novembre 2010 di Enzo Palladini

di Enzo Palladini
Vacanze lunghe, quelle dell’estate ’99, ancora una volta. Ma nel frattempo all’Inter era cambiato quasi tutto. Era arrivato Lippi e ad Appiano Gentile fu subito costruito un muro per impedire ai giornalisti di avere contatti diretti con i giocatori nerazzurri. Lippi aveva chiesto uno squadrone e aveva portato suoi uomini come Peruzzi e Jugovic, oltre a Panucci.
Aveva anche imposto l’arrivo di Christian Vieri. Moratti non sembrava molto d’accordo quando si sentì fare questa richiesta, disse che l’Inter aveva già Ronaldo. ”Ma io voglio anche Vieri”, aveva risposto il tecnico. Un acquisto da 90 miliardi di lire, un record.

La filosofia di Lippi prevedeva parità di trattamento per tutti. L’obiettivo era portare Ronaldo a lavorare sul campo come tutti gli altri e lo stesso valeva per Baggio, ma era facile capire come ciò fosse impossibile. I rapporti Lippi-Ronaldo non furono semplici fin dall’inizio, il tecnico si rese conto che il brasiliano non era pervaso dal sacro fuoco degli stakanovisti. Cominciò a punzecchiarlo ben presto. Lo fece divertendosi a sottolineare quando fosse bravo Vieri, quanto si applicasse in allenamento, quanto fosse altruista, quanto fosse dedito al lavoro della squadra. Sembravano semplici complimenti, ma non era così. Erano frecciate che avevano un destinatario preciso ma passavano per strade secondarie. Bisognava capirle e Ronaldo, che non avrà studiato ma possiede la saggezza della gente umile, capì molto alla svelta quali fossero i reali obiettivi del nuovo allenatore.

Poco, troppo poco, giocò Ronie in quel campionato. Il 29 agosto l’esordio stagionale, il secondo tempo di una partita a San Siro contro il Verona caratterizzata dalla tripletta di Bobo Vieri. Poi 59 minuti a Roma contro i giallorossi, 40 e un gol a San Siro il 3 ottobre contro il Piacenza (vittoria 2-1), 63 minuti nella rovinosa sconfitta per 1-0 sul campo del Venezia il 17 ottobre. Ci vollero e un cartellino rosso per portare alla luce quello che sulle panche dello spogliatoio tutti già sapevano: tra Ronaldo e Lippi non sarebbe mai potuto scoppiare l’amore.

Era sabato sera, 23 ottobre. L’Inter era passata in vantaggio proprio con un rigore di Ronie e sembrava in grado di controllare la partita. E il Milan era 3 punti dietro in classifica, poteva essere l’occasione per stare attaccati alla Lazio capolista e davanti alla Juventus. Sembrava tutto indirizzato nel modo migliore, ma al 32’ del primo tempo capitò qualcosa di molto strano: un gesto di Ronaldo, appena accennato ma deciso, nei confronti di Ayala. Gioco fermo, l’arbitro Borriello con il cartellino rosso in mano: per Ronaldo. Ci era cascato, aveva abboccato alle provocazioni dell’argentino. Aveva risposto con quella gomitatina non violenta ma evidente.

L’Inter rimase in dieci, Lippi mise il suo pupillo Domoraud al posto di Moriero, il Milan prese coraggio e pareggiò con Shevchenko. Alla fine Panucci si dimenticò di marcare Weah, 2-1 per i rossoneri con l’Inter risucchiata nel mucchio e raggiunta in classifica proprio dai rossoneri. A fine partita la frase di Lippi: ”La sciocchezza di Ronaldo ci è costata cara”. Il giocatore tentò di giustificarsi: ”Mentre stava arrivando il lancio, ho guardato Ayala per parare il colpo che mi aveva appena promesso. Così sono saltato per prendere il pallone, allargando le braccia per proteggermi e per evitare che Ayala mi facesse ancora male. Quando l’arbitro, richiamato dal guardalinee, ha tirato fuori il cartellino rosso ho tentato di spiegargli che non c’erano nè violenza nè intenzionalità. Troppo tardi. Sono distrutto, ho il morale a pezzi. Penso di aver subito un’ingiustizia sul campo, pagata fin troppo sia da me che dalla squadra. Adesso spero nella giustizia sportiva. Mi rendo conto che le norme non lo prevedono, ma spero che la giustizia prenda in esame anche le immagini tv”. Ovviamente queste frasi rimasero lettera morta, la squalifica arrivò puntuale e il rapporto tra fuoriclasse e allenatore si avviò verso un rapido declino. Salvato nella forma forse solo dai guai di Ronie.

(dal libro ‘Paura del buio’ di Enzo Palladini, Indiscreto editore)

Share this article