Il Muro di The Apprentice

15 Gennaio 2014 di Indiscreto

Nel millennio scorso abbiamo superato il selettivo esame per l’iscrizione all’albo dei giornalisti professionisti, quindi fa parte del nostro DNA (europeo?) la recensione di qualcosa che non abbiamo visto. La differenza è in questo caso che la seconda edizione di The Apprentice, in onda il venerdì su Sky Uno, la vedremo in maniera religiosa… Di preventivo possiamo dire che i 14 concorrenti della trasmissione condotta da Flavio Briatore, sulla base delle biografie pubblicate nel sito di Sky, sembrano a prima vista meno cialtroni (e quindi meno divertenti) di quelli dell’edizione precedente. Partiamo dalle donne, che mettiamo in ordine di potenziale. La nostra favorita è la kazaka Anna, operante nel settore del lusso: ha tutto per entusiasmare Briatore, dovrà stare solo attenta a non esagerare nel fare la kazaka che si occupa di lusso (ci siamo capiti). La ravennate Milena, responsabile vendite di Mirabilandia, ha secondo noi quella capacità di sporcarsi le mani che può fare la differenza. Poi Ingrid, milanese e manager di digital advertising: la fumosità della materia favorisce l’elasticità mentale. Eleonora (americana? Non l’abbiamo capito), studentessa di business administration, ha come Anna quel respiro internazionale che a Briatore può piacere. La mantovana Alice, responsabile vendite, ha l’aria troppo seria per poter fare strada in televisione. Stesso discorso per la senese Serena, avvocato e addirittura sposata con figli: non può essere messa così male da ambire ad un lavoro in Kenya. Anais, studentessa aostana di scienze internazionali e con ambizioni giornalistiche, ci sembra poco centrata sull’aspetto della vendita. Livello medio buono, migliore di quello maschile dove il nostro favorito è Muhannad. Che a dispetto del nome non è l’inevitabile marocchino che cerca di impietosire con storie strappalacrime, ma un romano di origini giordane che lavora come manager nel settore turistico: volto televisivo, si presenta bene, lo faranno andare avanti.  Vediamo come suo rivale il cosentino Mario, manager nell’immobiliare ed esperienze internazionali: Briatore può vedere in lui molto potenziale. Il lucchese Marco, studente di biotecnologie, è il classico giovane troppo preparato, fra corsi e stage, per avere una vera mentalità imprenditoriale, però è anche il più plasmabile e può fare strada. Francesco, avvocato avellinese, pare non avere bisogno della trasmissione e questa può essere la sua forza. Il barese Fabio, direttore commerciale in un’azienda vinicola, ha la testa per vendere ma non pensiamo abbia il quid. Sentiamo pericolosamente vicino alla nostra mentalità il torinese Fulvio, imprenditore web: magari vince, magari si suicida, tutto può essere. All’ultimo posto il mantovano Simone, stagionato (43 anni) gestore di locali notturni: Briatore può vederlo come troppo simile a sé e quindi prenderlo di punta, inoltre non sembra così disperato da farsi trattare come un ragazzino.

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