Il mondo nelle dita

24 Gennaio 2007 di Stefano Olivari

Milan/Foggia/Lucchese/Bohemians Dublin; Inter /Atalanta/Pisa /Imperia. Così recitavano le etichette sulle scatole di Subbuteo. Si comprava una confezione e la squadra che vi era contenuta rappresentava più realtà calcistiche, a volte mischiando anche rappresentative nazionali a club (Olanda/Blackpool). Ebbene, proprio attraverso questo stupendo gioco e i bellissimi colori di ciò che era contenuto in quelle piccole scatole, la nostra generazione ha imparato a conoscere ed apprezzare il calcio internazionale e le mille combinazioni di colori che le squadre di Subbuteo “copiavano” dalle originali. Il fornitissimo e coloratissimo catalogo, che annualmente veniva aggiornato, ci metteva a conoscenza di realtà estere ai più sconosciute, visto che l’unico contatto che noi bambini avevamo con il calcio estero erano le sintesi delle partite del campionato svizzero, trasmesse al sabato sera dalla Televisione Svizzera Ticinese e le finali di FA Cup, teletrasmesse a maggio da Telemontecarlo. Così che, se a una divisa bianca noi tutti associavamo la mitica casacca del Real Madrid, il Subbuteo ci metteva a conoscenza che quella era anche la divisa dello Swansea City. Ma dov’era Swansea? E subito a sbirciare l’atlante e scoprire che Swansea era in Galles; ma allora perché il Guerin Sportivo piazzava quella compagine all’interno del campionato inglese? Ah, che belle domande… Anche quando iniziarono a produrre le squadre della NASL nordamericana venimmo a conoscenza di nomi e colori che non avevamo mai visto in televisione. Chicago Sting, Fort Lauderdale Strikers, Los Angeles Aztecs: suonavano diversi da ciò che eravamo abituati ad ascoltare tutti i giorni. Per non parlare di quelle divise particolari che, usate dalle squadre magari per una sola stagione, erano diventate una piacevole novità per un ragazzino che viveva la sua adolescenza nei primi anni Ottanta. Come dimenticare la divisa blu del Coventry City con la T bianca di Talbot (loro sponsor) stilizzata sul petto? O la fantastica divisa bianca con calzoncini arancio del Luton Town, che in quegli anni aveva iniziato a giocare su un campo sintetico del tutto simile al panno del Subbuteo? O ancora, chi ricorda la scatola speciale prodotta per celebrare la Roma dello scudetto 1983? Le maglie giallorosse, dopo un’infinità di tempo, tornavano a fregiarsi del tricolore! O ancora più difficile, come dimenticare la divisa che il Brasile aveva presentato alle Olimpiadi 1984? La classica divisa gialla sì , ma impreziosita da righine verdi orizzontali con al centro la scritta Brazil.Tutto fedelmente riprodotto dal Subbuteo! L’inventore di questa passione che avrebbe rivoluzionato la vita di molti bambini in era pre paleo-tecnologica fu un certo Peter Adolph, che inizialmente chiamò il gioco “The Hobby”. Poi, per motivi di registrazione-brevetto e seguendo la passione ornitologica di Adolph, venne rinominato “Falco Subbuteo”. Nei primi anni Ottanta il Subbuteo toccò il suo picco di popolarità e nel mondo eravamo ormai in sette milioni i bambini che sarebbero cresciuti con le dita consumate. Ricordiamo che per noi che ormai ne eravamo divenuti dei cultori era d’obbligo applicare il panno verde del campo di gioco su un compensato di legno molto piatto e sottile, in modo che il “terreno” fosse sempre ben teso e la pallina bianca – sostituivamo quella originale della confezione standard di solito di colore marrone o arancio con altre più piccole che riproducevano i modelli dei palloni Mitre o Adidas Tango – non avesse strani rimbalzi che avrebbero potuto pregiudicare un’azione di gioco. D’estate dalla nonna piazzavamo sempre almeno due campi sotto un grande pergolato e lì, calendari dei campionati europei pubblicati dalla “Bibbia” Guerin Sportivo alla mano, iniziavamo la stagione agonistica delle squadre europee di nostro gradimento. Ovviamente tutti i risultati e i marcatori venivano riportati fedelmente su quadernetti, che venivano custoditi gelosamente da un delegato del gruppo. Ora, dopo anni di oblìo, il Subbuteo è stato fatto resuscitare. Non è più necessario però fissarlo all’asse di legno con le puntine, visto che è stata creata una “tensostruttura” che oltre a ripianare il campo regge anche un tabellone avveniristico. Nonostante oggigiorno la televisione ci porti all’interno degli stadi di Kaunas o Llantsantfraid, le squadre prodotte sono solo otto – le classiche che ogni anno frequentano il palcoscenico della Champions League -, ed in piu’ sono stati introdotti i volti dei calciatori che sono intercambiabili, così in ogni momento possiamo vedere un Gerrard all’Inter o un Kakà al Real Madrid. Il villaggio globale è arrivato in questo modo non solo nei palazzi che governano il calcio, ma anche sulle punte delle dita di quei bimbi che , all’alba del Terzo Millennio, preferiscono un gioco da tavolo a FIFA 2007.

Luca Ferrato
ferratoluca@hotmail.com

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