Il mix acustico dei Soulbahia

10 Luglio 2013 di Paolo Morati

Soulbahia

Questa nuova intervista la riserviamo a un musicista che ci ha contattati direttamente per sapere se eravamo interessati a parlare di lui e della sua band. Poiché non abbiamo pregiudizi di sorta (e tendenzialmente ci piace comunque rispondere), dopo aver ascoltato qualcosa abbiamo deciso che valeva la pena saperne di più lasciando poi ai lettori il diritto di giudicare. Il suo nome è Gennaro ‘Genny’ Esposito ed è il chitarrista del trio napoletano Soulbahia, composto anche da Myky Petillo (voce) e Gabriele Pastore (percussioni).

Prima di tutto una domanda doverosa: come ha conosciuto Indiscreto e cosa l’ha spinta a scriverci?
Ho conosciuto Indiscreto perché ho letto un’intervista al cantautore Nino Buonocore, un artista che stimo e seguo da anni. Così ho scritto all’editore Stefano Olivari per proporgli il mio progetto musicale e si è mostrato subito disponibile… e questa intervista ne è la prova!

Soddisfatta la nostra vanità concentriamoci sulla sua… Scherzi a parte ci racconti prima un po’ di lei, della sua formazione e gusti musicali, e musicisti di riferimento.

La passione per la musica e le arti in genere come il cinema, il teatro, la pittura, già da ragazzino mi affascinavano come forme di comunicazione per esprimere le proprie idee. La mia formazione inizia, in questo senso, dagli studi artistici e accademici che fanno sì che la visione che ho oggi della musica ha la valenza di una vera e propria performance artistica di luci, scenografia, regia etc. Contemporaneamente agli studi e al lavoro, nel tempo libero mi dilettavo da autodidatta a suonare la tastiera e la chitarra, imparavo i primi accordi delle canzoni dai manuali oppure suonavo mentre ascoltavo un brano, cercando di imitare la parte pianistica o chitarristica.
Terminati gli anni accademici, mi sono dedicato allo studio della chitarra grazie all’incontro con Giuseppe Renne. Il suo metodo di studio mi ha permesso di sviluppare un approccio professionale nell’ambito musicale apportando una preparazione tecnica sia teorica e sia pratica. Questa prima esperienza didattica, durata circa 3 anni, ha aperto nuovi orizzonti che mi hanno permesso di mettermi in gioco come chitarrista in “erba”, ad esempio partecipando alle jam sassions che sono un modo per confrontarsi con altri musicisti sia sul palco che nella vita.
I miei gusti musicali oggi hanno subito un’influenza anche nella maniera di ascoltare musica; se ascolto un pezzo jazz, di musica classica o rock, cerco di coglierne il senso, il messaggio che vuole trasmettere l’artista, captarne il linguaggio compositivo, poetico, esecutivo, etc. Fattori che ho ritrovato nei musicisti per me di riferimento, tra cui Pat Metheny, Pino Daniele, Steve Vai, George Benson e Paco de Lucia.

Cos’ha fatto prima di fondare i Soulbahia, come sono nati e qual’è l’idea che sta dietro a questo nome?
Gli incontri con altri musicisti con lo stessa passione di suonare dal vivo è fondamentale. Prima dei Soulbahia ho suonato come chitarrista in un trio che mi ha permesso di iniziare la gavetta nei locali, eventi e manifestazioni culturali. Nel 2009, finita questa esperienza del trio, ne nasce un’altra dal nome Soulbahia, grazie all’incontro col percussionista Gabriele Pastore e con il vocalist Giuseppe Peluso, poi sostituito da Myky Petillo nel settembre del 2012. ‘Soulbahia’ è composto dal binomio di due parole: Soul che è uno stile della black music, e da Bahia, paese dalla cultura afro-brasiliana, dove si fondono le armonie musicali dell’Africa con i ritmi più propriamente brasiliani, ed è in questo senso che riarrangiamo in chiave acustica i classici della tradizione italiana e napoletana e della cultura musicale anglo – americana sia degli anni ’80 che attuale.

Può darci qualche informazione in più anche su gli altri membri del trio e dei rispettivi percorsi? Voi tra l’altro siete tutti napoletani. Quanto la musica napoletana ha influenzato le vostre scelte?
Da buoni napoletani, è inevitabile essere influenzati dalla musica classica napoletana, affascinati dalla bellezza poetica e musicale che le appartiene. Data la versatilità con cui possono essere rielaborate, queste canzoni rivivono nel nostro repertorio con nuovi arrangiamenti reggae, samba etc.
Passando agli altri componenti del trio, Myki è cresciuto ascoltando Michael Jackson, Madonna, i Queen e gli Abba e nel 2006 ha fondato con due suoi amici, il gruppo vocale The Dreamers con cui si è esibito cantando cover e pezzi inediti in serate di piazza, manifestazioni e in vari progetti legati al mondo della musica. Dopo aver partecipato nel 2008 alle selezioni della prima edizione dello show televisivo X-Factor su RAI 2, riuscendo ad entrare nella fase finale dei provini e arrivando tra i primi otto gruppi selezionati in tutta Italia, insieme hanno fondato l’associazione Matrioska e proposto un musical natalizio scritto interamente da loro e coinvolgendo tantissimi artisti locali. Sciolta la band, nel luglio del 2009 è stato premiato come Miglior Artista Emergente al Premio Internazionale Gallo D’Oro di cui è poi diventato Art Director. Nel 2012 ha invece partecipato al talent show Social King 2.0 trasmesso su RAI 2 e RAI GULP classificandosi secondo. Gabriele Pastore invece ha studiato percussioni con Giovanni Imparato, Arnaldo Vacca e Roberto Evangelisti e ha frequentato seminari fra Cuba e Roma con maestri cubani. Ha collaborato con la Nuova Compagnia di Canto Popolare, Tony Esposito, Antonella D’Agostino, Antonio Sorrentino, Valentina Stella, Maria Nazionale, Gruppi Popolari vari locali e con l’orchestra cubana del Maestro Edoardo Cespedes. Inoltre ha esperienze teatrali con Rosalia Maggio, Mariano Rigillo e Peppe Barra.

Oltre a composizioni originali proponete in chiave acustica anche cover di brani del passato. Qual è il criterio che adottate per la selezione, anche considerata l’uscita del primo vostro album, e quanto venite influenzati dai vostri gusti piuttosto che da quelli del pubblico potenziale?
I brani scelti rispecchiano i nostri singoli percorsi musicali e sono il perfetto connubio fra la melodia, la ritmica e la vocalità di Myky, ma è ovvio che tutto nasce per coinvolgere il pubblico in un live ricco di brani da cantare e ballare. Suonare brani noti è senz’altro più semplice per farsi apprezzare immediatamente dal pubblico. E le regole dei talent show sostanzialmente confermano il trend delle cover come trampolino di lancio.

Crede che in Italia ci sia ancora spazio, invece, per provare a uscire da subito con qualcosa di totalmente originale?
Sicuramente! Come trio acustico (voce, chitarra e percussioni), cerchiamo l’originalità e la qualità sia nella scelta dei pezzi, sia nell’arrangiamento e in questi anni, il pubblico ci ha ricambiato con buoni consensi di critica. Nel cd autoprodotto, abbiamo inserito 5 cover e 2 inediti. Le cover scelte seguono tutte un filone musicale: dalla dance revival portata alla ribalta da Lionel Richie, Barry White, Donna Summer etc., il pop di Michael Jackson, Sting, Lisa Stansfield, etc. ,alla canzone leggera autorale italiana e classica napoletana di Renato Carosone , Paolo Conte, etc. .

Sono di fatto due gli inediti dell’album Soulbahia Acoustic, Bound to you e Una vita non basta. Come sono nati e come mai avete scelto di farne uno in inglese e uno in italiano?
I due inediti inseriti nel cd testimoniano il fatto che in chiave acustica possono nascere canzoni nuove che diventano un continuum melodico con le cover. Bound to you è un pezzo scritto da Myky Petillo alcuni anni fa, dedicato ad un suo amico scomparso per un assurdo incidente stradale. Una vita non Basta è scritto dal sottoscritto ed è un brano d’amore positivo e di belle speranze. Myky interpreta e compone prevalentemente canzoni in inglese che è la lingua che predilige, io invece amo comporre musica e scrivere soprattutto testi in italiano, tranne qualche brano in inglese.

Oggi la musica dal vivo sta riguadagnando sempre più spazio rispetto a quella registrata, in grande difficoltà nell’era del digitale. Da musicista ritiene che questa tendenza sia destinata a perdurare?
Me lo auguro anche se è grazie soprattutto al web che abbiamo avuto la visibilità che ci ha poi permesso di interfacciarci con gli addetti del settore musicale e non, per proporre il nostro progetto musicale e suonare live. Autoprodursi oggi è possibile, con l’ausilio dei mezzi tecnologici che sono alla portata di chi ha un budget minimo di spesa ed è senza etichetta. Il nostro cd Soulbahia Acoustic è nato tra le pareti di casa ed è distribuito sugli store digitali grazie a Zimbalam che è un supporto per la musica emergente a mio parere molto utile.

Pur proponendovi per iniziative di vario genere, il discorso che fate richiede comunque una certa concentrazione da parte dell’ascoltatore per coglierne tutte le diverse sfumature. Quali sono le situazioni che ritiene siano dunque più adatte per esibirvi dal vivo e quali i vostri programmi per il futuro?
Abbiamo sperimentato varie situazioni, dalla serata privata al locale di tendenza, ma devo dire che anche le serate istituzionali dove abbiamo proposto il nostro live ‘Suoni e Visioni’, in cui le note sono accompagnate da proiezioni video ispirate dai brani proposti, ha riscosso un discreto successo ed essendo una mia idea posso ritenermi molto soddisfatto. Col tempo abbiamo anche arricchito il nostro repertorio musicale in modo che si creino momenti coinvolgenti per il pubblico. Per il futuro abbiamo in cantiere canzoni inedite per un secondo album in fase di arrangiamento e alcune date in programma che pubblicizziamo sulla nostra fanpage di Facebook.

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