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Il mistero di Downton Abbey

Indiscreto 15/03/2016

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Due domeniche fa si è chiusa anche in Italia la sesta e ultima stagione di Downton Abbey, con Mediaset che l’ha collocata nel semiclandestino palinsesto di La5, non esattamente il più nobile dei suoi canali. Anche la quinta stagione si era vista su La5, mentre le prime quattro le avevamo seguite su Retequattro dopo decenni (in pratica da quando la Folliero presentava I Bellissimi) in cui non avevamo seguito un solo programma di Retequattro. I tanti, ma evidentemente non tantissimi, devoti di questa serie inglese si chiedono perché da noi non abbia avuto successo visto che è assolutamente popolare (si vedono i mutamenti sociali e storici dal 1912 al 1927, ma si tratta pur sempre di una saga familiare e oltretutto con una serie imbarazzante di liete fini alle varie sottostorie) come scrittura e come trama, ma non tirata via come la media fiction RAI o Mediaset. Si tifa per i propri personaggi (i nostri sono senza ombra di dubbio Lady Mary, Lady Violet e Carson), si sorvola sul macchiettismo di altri, sui tanti sviluppi telefonati e sugli incastri sempre perfetti, ma ogni puntata delle 52 totali contiene almeno una decina di passaggi notevoli: una battuta, una cattiveria, un dettaglio che descrive tutto il non detto (di sicuro non in prima serata tv) dei conflitti di classe. Cose così, senza altra pretesa di intrattenere, anche se la serie creata da Julian Fellowes (un vero lord, nel senso che davvero siede alla Camera dei Lord) ha generato un vero e proprio culto in patria e in generale nel Commonwealth, ma anche in Cina e Russia. Perché in Italia le vicende di Lord Grantham e della sua famiglia sono piaciute ma non hanno sfondato? Forse perché sono troppo medie per il pubblico della pay-tv e troppo sottili per quello dei canali generalisti, una sintesi che ha poco mercato. Capiamo come mai Vinyl non funzionerebbe su Rai Uno e Don Matteo su Sky Atlantic, ma su Downton avremmo davvero scommesso. Materia su cui riflettere, ma senza la seriosità da fuoricorso di Scienze della comunicazione spettatore di Tv Talk: fare un prodotto di massa è sempre più difficile perché siamo sempre più slegati (diversi sarebbe invece positivo) l’uno dall’altro, con pochi linguaggi comuni.

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