Bucchi il neo-lupo

25 Novembre 2013 di Oscar Eleni

Oscar Eleni dal parco naturale dei monti Simburini dove i pastori litigano con chi si alza ogni giorno per proteggere natura e animali, ma è chiaro che fra boschi e montagne dove il cinghiale non parla al capriolo, il lupo, l’orso e persino il gatto selvatico, la stessa puzzola, ma soprattutto la faina,  o  il rapace che schiva l’istrice ma sa dove andare in picchiata come direbbe il Luca Banchi dell’Emporio di oggi, ci sia tensione. Pensate al fintamente dolce Zare Markovski, falco pellegrino che in pochi giorni si rifà di tutto il fiele ingoiato quando a Milano non lo hanno proprio capito ed aiutato, ma erano i tempi dell’ibrido societario,  della mancata riconoscenza della Bologna virtussina che pure gli deve le ultime fiammate ad alto livello quando doveva fare cena con poco e sembrava che con lui persino Crosariol potesse diventare il centro, il lungo che ancora ci manca.

E’ la settimana dove Piero Bucchi si sente lupo dopo che in troppi lo avevano trattato da agnello, dimenticando la coppa vinta con Napoli, il posto delle sciagure per il basket, fra fallimenti, e palazzi che non si riaprono mai come il Barbuto che fa sanguinare il cuore del Petrucci impegnato nella battaglia del grano pro wild card, ma anche per liberare il basket da un professionismo super tassato che non può reggere, per far andare avanti il progeto sui nuovi impianti anche per la palla al cesto amministrata dai comitati regionali delle oche mute. Proprio il lupo Bucchi, bravissimo a Rimini, eccellente  a Milano come vi direbbe Proli, sta guidando al  vertice una squadra che  ha un impianto improponibile per play off di alto livello se questa Enel continuerà a fare luce sul campionato prima dei probabili risvegli di chi era partito per vincere o, perlomeno, per insidiare chi,  come Milano aveva investito molto, stranamente e fortunatamente, questa volta, più sugli uomini che sulle etichette.

Il ranking, quando stiamo per entrare nel gelo del mese bianco non prevedeva Brindisi così in alto. Noi, al momento, senza consultare l’antro della sibilla Cumana dove l’ottantenne Arnaldo Taurisano, maestro di tantissimi, i suoi testi sono ancora sacri e da utilizzare nei corsi allenatori dove ti danno punti anche se vai in Bocconi a sentire le storie di Peterson, pazzesco, si fermava a meditare quando aveva lasciato i suoi boschi, la meraviglia brianzola per andare ad insegnare basket nel bacino del Sud, siamo fermi ancora a questa previsione: 1 Milano, 2 Siena se rientra Nelson e prendono uno al posto di English, 3 Sassari perché sembra che  stia scattando la molla per avere lo stesso rispetto fra attacco e difesa, 4 Cantù dove l’arrivo del nuovo sponsor, il tifo e l’appoggio alla sottoscrizione del premier Letta ex pivottino pisano che amava Marzorati e i cantuchiani, stanno facendo lievitare l’idea basket del Pino Sacripanti che non nasconde orgoglio e ambizione dei suoi italiani, 5 metteremmo Venezia  in rimonta, ma ci sembra forte almeno come Brindisi che questo posto può difenderlo dall’arrivo quasi certo di Avellino. Per l’ottava piazza che darà i play off faranno a legnate la Virtus Bologna, dove era prevedibile che i troppi elogi portassero all’invidualismo e alla poca coscienza della forza reale, la Roma che Dalmonte deve faticosamente staccare dallo specchio dell’ultima stagione, questa Reggio Emilia che ci era sembrata un po’ imborghesita dopo la bellissima ultima stagione. Non abbiamo messo nel gruppo Varese anche se riporterà sotto il Sacro Monte quel Banks che ogni tanto la faceva volare. Diciamo che nel mondo Cimberio c’è una tormenta che va anche oltre i problemi tecnici perché l’ansia di tornare ad essere una grande ha modificato, in peggio, il rapporto fra un pubblico che seguiva la squadra per fede, nel bene e nel male, molto prima che Vitucci diventasse Aladino.

Nel nostro cartellino personale, come diceva il Rino Tommasi encicolopedia del grande sport, manager che ha illuminato tanti cieli e non soltanto quello di Roma, telecronista eccellente, giornalista ora bloccato da malesseri che l’età non aiuta a guarire, vediamo strette nello stesso accampamento dove ogni giorno si fanno sacrifici per evitare la retrocessione la Montegranaro che Recalcati sa rendere miracolosa  anche quando è più povera, questa Cremona che ama attraversare il fiume anche quando dovrebbe stare a difenderlo, una Caserta che sta rischiando al massimo se adesso la fischiano anche a casa sua e siamo preoccupati per Molin che ha un carattere difficilmente comprensibile da a chi ha preso spesso lucciole per lanterne. Restano Pesaro e Pistoia come maggiori indiziate. Si sono sbranate nell’ultima domenica, tre supplementari per rubarsi l’anima, per dimostrare che un’anima l’hanno davvero ed è un delitto che Moretti e Dell’Agnello non abbiano giocatori sufficienti per sfidare almeno alla pari più della metà dei loro colleghi.

Cantù che  a fine anno perderà la famiglia Cremascoli come fonte economica principale, si muove, cerca di farlo, ma a Pesaro dove il Tigre ha sei giocatori persino in allenamento cosa fanno per salvare la storia del nostro basket ? Per evitare l’ignominia del declassamento appena si è staccata la bocca dalla fonte dorata di Valter Scavolini che non ritorna sui suoi passi come se in famiglia avesse soltanto nemici del basket, persino quello Zanca che pure era un credente prima di trovare istrici e puzzole sul cammino, prima di lasciare la spiaggia dove ogni conchiglia meritava un nome per andare nelle mani di chi sapeva dove fargli comprare giacche comode, ma non certo indicargli una strada per andare anche oltre la fortunata esperienza a Montegranaro, per capire che  nelllo sport non  ci sono parole che contino più dei fatti, del confronto leale con i difetti propri e degli altri.

Le pagelle per togliervi l’imbarazzo di urlare basta, facci andare al bagno.

10 Ad Arnaldo TAURISANO per i suoi splendidi 80 anni. In questo cielo alto mettiamo anche Gianni CORSOLINI e Gianni ASTI varesino perché hanno ancora una fede che a molti comincia a mancare soprattutto dopo aver sognato che il ritorno di Petrucci potesse fare lievitare davvero quelle che erano le buone idee di un Meneghin lasciato troppo presto in solitudine dai boiardi del pennino e della gomma.

9 A COSOLINI, sindaco di Trieste  che ama il basket, che vorrebbe Boscia Tanjevic come assessore allo sport, per l’idea dei bar col cartello “ Senza slot machine”, per l’apprezzamento al lavoro che è stato fatto per ricordare Cesare Rubini e siamo sicuri che se riuscirà a leggere tutto si batterà per questa Fondazione che interessa tanti, soprattutto all’estero, meno chi dovrebbe benedirla.

8 A Jerome DYSON perchè continua ad essere il motore vincente di Brindisi, ma anche per aver fatto un gran pasticcio mettendolo nel cuore della bella Cremona. No. Il suo è un mare,  bellissimo e avere gente con la testa vale tanto.

7 A Luca BANCHI per aver portato  il suo Emporio in mezzo alla gente, senza lasciare nessuno fermo in ludoteca a guardare le figurine. Contro l’Efes è scattata la molla, ma la squadra non è ancora quella che vorrebbe e il vero problema sarà resettare tutto quando entreranno Gigli e Kangur, due che non devono assolutamente invadere il sentiero dove stanno marciando da veri ussari  il Nicolò Melli che  sarà colonnello proprio come Gentile visto che il capitano virtuale sembra essere il Moss che ogni tanto vola oltre la siepe.

6 Al drago DIENER che ha risolto una partita difficile per il Romeo Sacchetti impegnato a cercare un filo rosso che leghi anche per la difesa una squadra dove non tutti sono ancora convinti di avere il potenziale per il grande salto perché vorrebbe dire soffrire troppo in difesa e molti di loro non avevano idee che stare bassi con il sedere fosse così doloroso.

5 A Gus BINELLI se non manda a far quell’altro gli spiritosoni che penseranno male di lui visto che il Virtus day dedicato è coinciso con la caduta davanti alla faina Markovski. La verità è quella dell’avvocatone Porelli ai tempi delle sfide importanti, era il sogno di chi allenava la Fortitudo quando c’era da fare le grandi guerre per scudetti, Europa: mettere la cera nelle orecchie di chi è più vanitoso e quindi più fragile, andare lontano dai bar e dalle bocche larghe. Americani e giovani italiani. Sono tutti peccatori con lo stesso difetto che ha frenato carriere probabilmente stupende senza tribune che facevano credere agli illusi di essere davvero numeri uno. Imbrò è un  talento,  ha una freddezza che nasconde la sua età, dite?, ma se non lo lasciate soffrire diventerà un visconte dimezzato come il Vitali che forse Markovski, dopo Pianigiani, potrebbe  finalmente completare.

4 Alla LEGA che sta pensando di sostituire RENZI magari con PROLI. Faccia pure, se il numero uno di Armani dirà di avere tempo anche per questa carica, ma nel frattempo, aspettando marzo  decida subito se certi campi possono essere ritenuti idonei e da play off. Meglio essere chiari. Adesso. Forse ieri.

3 Al JONES voluto tutti i costi dalla proprietà per questa Acea Roma che ne avrebbe bisogno se fosse il mastino dell’ultima stagione e non la farfalla che ha incantato alla prima e uscita e poi è andato progressivamente verso la luce, fino a bruciarsi le ali.

2 Al mattocchio POZZECCO perché sta facendo impazzire chi era convinto di vederlo scappare via quando abbracci e baci non sarebbero stati più sufficienti, perché  resta uno dei sostenitori della teoria che i giocatori, nella sua Capo d’Orlando come al Real Madrid, sono i veri protagonisti e non certo gli allenatori. Lo sa che è un falso. I fatti lo dimostrano. Vero che i canestri li devi fare sul campo, ma lo sport è un mistero agonistco e se la testa non è pronta, se i muscoli sono male allenati, allora tutto salta in aria. I suoi orlandini furiosi sono quasi in testa perché c’è chi li guida bene. Se non è lui, ci faccia il nome.

1 Per Andre SMITH, nuova luce della Reyer del Brugnaro giustamente furioso con chi promette e non mantiene, in campo, in città, nei governi sportivi o politici, perché pensando ai disastri nel periodo in cui la slitta era in mano a Mazzon viene il sospetto che non ci fosse comprensione. Il caso serve ai dirigenti sprovveduti per andare sempre più spesso a cena con i loro  giocatori, per indagare e sentire cosa non funziona. Siena è stata immensa perché se l’allenatore non aveva quello che pretendeva dal giocatore lo avvertiva meglio degli arbitri di Facchini e poi, non ascoltato, lasciava la pratica per la chiusura definitiva, o la minestra o la finestra, al Minucci da guerra, quello che dovrebbe fare paura anche in povertà.

0 Alla orribile grafica del basket televisto e se anche in Gazzetta nella diretta sul loro sito mettono  come sigle MG-VR per un Montegranaro-Varese allora siamo circondati. Banalità, direte voi, rispetto al buon servizio visto che ci hanno rimesso in circuito il Daniel Peterson che, rimasto senza SportItalia, possibile che i nuovi da Roma non avvertano la perdita grave, sembra smanioso di tornare anche alla NBA di SKY e magari all’Eurolega anche se non tutti nella televisione del cielo hanno il carattere che permette a chi ha lavorato con il nano ghiacciato in società, sul campo, di non fare caso quando legge cose non vere, sente cose  che sono accadute soltanto perché il muro proteggeva l’uomo arrivato dal Cile sull’onda della musica.

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