Il miracolo del tennis italiano

17 Maggio 2023 di Stefano Olivari

Il Masters 1000 di Roma è senza più italiani dopo l’uscita di scena negli ottavi di Lorenzo Musetti contro Tsitsipas, una superpartita follemente giocata a mezzanotte, e di Jannik Sinner forse con mal di pancia (ma per noi vale il solito tommasiano ‘Se giochi stai bene, se non stai bene non giochi‘) con Cerundolo. Alla partenza su 96 tennisti in tabellone c’erano ben 11 italiani: 2 teste di serie (Sinner e Musetti), 2 per diritto di classifica (Sonego e Cecchinato), 2 qualificati (Cobolli, Napolitano) e 5 wild card (Fognini, Nardi, Arnaldi, Passaro, Zeppieri). Degli italiani classificati fra i primi 200 del mondo mancavano Berrettini, Brancaccio, Vavassori, Pellegrino, Bellucci, Bonadio, Agamenone, Darderi, Maestrelli. A parte gli assenti Berrettini e Darderi, tutti gli altri non hanno superato le qualificazioni. Non ce l’hanno fatta nemmeno Gigante, Ocleppo e Ferrari.

Cosa vogliamo dire? Che il tennis maschile italiano sta vivendo un grandissimo momento, ma per le sue punte che potenzialmente valgono uno Slam (Sinner e Berrettini) e i suoi giocatori di rincalzo (Musetti e Sonego) che sulla singola partita possono battere quasi tutti, ma per il resto è narrazione e fortuna di vivere in un paese con una federazione forte, che in vario modo copre parte dei 200.000 euro all’anno che (minimo) servono per un’attività juniores ambiziosa.

Fortuna anche di vivere in un paese e in un  continente pieno di challenger, con i giocatori di casa ovviamente favoriti dai minori costi (viaggio e soggiorno di tre o quattro persone, senza date certe) e punteggi ATP davvero assurdi. Per dire, Arnaldi quando ha vinto il 75 di Murcia (nemmeno dei migliori visto che adesso si arriva addirittura a 175, come nel Piemonte Open in corso) ha preso il triplo dei punti guadagnati passando un turno a Roma battendo il pur bollito Schwartzman. Zeppieri per superare a Roma i 75 punti presi a Cherbourg avrebbe dovuto superare 3 turni (Altmaier, da cui ha subito perso, Tiafoe e Musetti).

Ci sta quindi che le nazioni con più abitanti abbiano più giocatori di seconda fascia: mentre scriviamo queste righe la Francia nei primi 200 ne ha 22, la Spagna 10, la Germania e la Gran Bretagna 7. L’Italia quindi sta lavorando benissimo, meglio di quasi tutte le nazioni pari grado (anche della pompata Spagna, piena di academy), ma come tutti gli appassionati di scommesse sanno il ranking della sua classe medio-bassa è ingannevole: un numero 150 italiano può valere meno di un 300 argentino.

stefano@indiscreto.net

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