Il regno per un cavillo

8 Febbraio 2016 di Oscar Eleni

Oscar Eleni sull’unico tram vuoto che gira a Milano: una meraviglia, ma costa 25 euro . Troppo. Anche se passa dal Cenacolo e ti tiene a balia nell’arte per quasi due ore. Solo, insieme al manovratore che non si può certo distrubare con domande sciocche, abbiamo riempito con fantasmi questo tram dei sogni, dei ricordi, certo meno liofilizzati di quelli che la Milano ricca farà passare davanti ai tifosi del Forum il 6 marzo. Ottant’anni in un intervallo di 15 minuti fra Emporio e Manital Torino che dovrebbe essere ancora in vita dopo aver dimostrato a Cantù e Gerasimenko che la strada della ricostruzione sul campo è anche più difficile di quella per avere un palazzo degno della storia canturina.

Per il viaggio impossibile abbiamo chiesto pure una deviazione verso Leicester, il Midland inglese dove mastro Ranieri sta facendo un capolavoro nel nome della scuola calcistica italiana, perché ci è sembrato interessante proporre ai “dirigentoni” di oggi, seppure fantasmi nei palazzi fatiscenti, la cattedrale dove hanno finalmente fatto trovare pace ad Riccardo III. Sì, quello che avrebbe dato il regno per un cavallo. Dilettante, hanno sogghignato i fantasmi. Noi lo teniamo, questo regno, per un cavillo. Insomma viaggio a vuoto, eppure sembrava salutare. Per la Lega che ora, voci del coro Cors-Tuttosport, avrebbe 10 fedelissimi pronti a combattere per la rielezione del Ferdinando Marino che è davvero un dirigente strano da capire: l’ultima volta che lo abbiamo sentito, quando negò di essere il presidente di Lega sbraitante contro gli arbitri che danneggiavano la sua Brindisi, ci disse che quella carica creava più danni ai “suoi ragazzi” che benefici, logici in un paese clientelare, anche se poi, fra gli arbitri, ci sono gli Enrico Toti del sistema che fischiano contro per dimostrare che loro non hanno padroni.

Il male , da sempre, delle compensazioni, degli arbitraggi che confondono ancora il povero Peterson e la maggioranza dei giocatori: forti coi deboli, deboli coi potenti, severissimi all’inizio, poi ciechi di Sorrento alla fine quando vale la regola dei campetti, niente sangue niente fallo. Lo sapete anche voi che nelle università più famose stanno studiando due cose che sembrano simili: lo scontro frontale della luna con la terra 4 miliardi di anni fa e il motivo per cui nei paesi latini c’è gente che desidera lavorare per la comunità facendo il poliziotto, il vigile, ma, soprattutto, l’arbitro. Te la do io la moviola.

Comunque sia, facciano attenzione Marino e chi lo sostiene. Adesso sappiamo che ci sarà una guerra in Lega anche perché non tutti sono d’accordo sulla squadra, anche se hanno paura a far sapere quale sarebbe questa scelta di nuovi cervelli per farsi dire che quelli della pallavolo sono dieci anni avanti e sembrano pure irragiungibili. Come? Hanno un manager che arriva dal basket. Be’, lorsignori hanno altro in testa. Da quando sono arrivati, chi con i soldi altrui, chi per cause di forza maggiore, si sono impegnati davvero in una sola cosa: dimostrare che in passato il basket che hanno in mente loro non c’ è mai stato (per fortuna, ndr). Sì, va bene, dieci miliardi per la televisione, ma poi li hanno sperperati. Sì, va bene, squadroni che hanno fatto storia europea, squadre che stavano insieme per anni, ma non dovevano affrontare mondi tremendi come questi, tornei feroci dove vince chi ha più soldi. Sì, lo dicono gli stessi che se vincono nel “piccolo mondo” fanno sapere di esserci arrivati rivoluzionando, cambiando, mandando lontano la passione e non perché hanno fatto squadre di 16 belli e bullosi. Hanno buttato via una sacco di soldi, quasi tutti, per sentirsi padroni del bigoncio e hanno inventato realtà inesistenti per far volare gli stessi aerei dalle alpi alle isole.

Insomma questo nuovo che non avanza tanto (ehi un campionato così equilibrato non vi attizza?) interessa, certo, ma non come ai piazzisti che urlano, da mezzogiorno alla sera tardi, per valorizzare un prodotto già venduto a scatola chiusa. Dicevamo del nuovo che “insegna” come succede negli asili nido, ricordandoci sempre la barzelletta di quella madre che prendeva a schiaffi il figlio sul treno e davanti a chi le chiedeva il motivo di tanta severità rispondeva candida:”È un presuntuoso, vuole fare aria come il babbo, ma poi se la fa sempre addosso”.

Dal tram senza desideri a casa Gallinari per stappare una bottiglia di quello buono perchè il Danilo ci dà dentro, pazienza se gli esperti lo hanno messo dietro ad Ale Gentile nel referendum Gazzetta, ed è andato prendersi una bella rivincita con New York e Carmelo Anthony sbancando il Madison alla testa delle pepite di Denver che se vuole godersi il Super Bowl appena vinto ci farebbe davvero un piacere se lasciasse andare il Gallo verso Boston. Quella è il posto giusto, il New England dove si abbeveravano i tifosi dell’Olimpia prima che nascessero i nuovi demiurghi.

Manca una settimana all’ ordalia di coppa. Il 21 febbraio sapremo chi avrà messo in tasca il primo gettone d’oro della stagione. Sì, prima c’è stata la supercoppa vinta da Reggio Emilia, ma chi ha perduto dice che non conta. Troppo presto per giudicare. Eh sì. Adesso quelli che troveranno proprio Reggio Emilia in pezzi cosa diranno se dovessero eliminarla? Potrebbe capitare ad Avellino che ora viaggia forte davvero, ma siamo sicuri che uno come Pino Sacripanti non si vanterebbe. Non lo ha mai fatto anche quando era l’unico a vincere nel clan Italia, dove lo guardavano come il ragazzo di campagna che pensava canturino davanti a gente svezzata nei castelli della vera america baskettara. Due settimane e avremo anche le risposte europee definitive: Milano, Trento, la povera Varese per la terza fase della seconda e terza coppa. Un bilancio che spiega tutto quanto vi abbiamo detto prima davanti al monumento di Riccardo III.

Certo il campionato stuzzica. Soprattutto non esiste il materasso da quando Capo d’Orlando ha ritrovato i titolari e aggiunto qualche buon giocatore. Rimane l’angoscia sulla candidata a retrocedere e qui siamo col Guerin Tuttosport quando spiega all’inclita, i colti del sistema lo dicono da anni, che perdere per retrocessione una Virtus, una Pesaro benedetta persino dal Papa per i suoi settant’anni, magari la sua Torino che è una delle poche ad avere non uno, ma tre palazzi decenti per il grande basket, sarebbe delittuoso come quando se ne sono andate Treviso, Fortitudo Bologna, Roma e, ultimamente, Siena, anche se scriverlo scatenerà la fantasia coprofica di chi pensa a scudetti anabolizzati con il nero in tasca a giocatori ed allenatori senza mai spiegare come mai quegli stessi giocatori, distribuiti altrove, non hanno portato i medesimi risultati. Eh già, erano divisi. Forse, ma ammetterete che anche quando tutto era pagato alla luce del sole quei giocatori facevano la differenza nelle squadre che li avevano ingaggiati. E non erano tutti santi.

Meglio le pagelle che discussioni a pene di segugio, tanto lo trovi sempre il fesso che finge di non capire, sì molti non ce la fanno proprio, meglio camminare su questa strada del Midland inglese, nella via dove trovi etnie di ogni tipo e leggerle a loro le pagelle.

10 A Massimo RIGHI, uno del basket prestato alle LEGA pallavolo, per aver fatto vivere al Forum giornate di sport meravigliose, con oltre 20 mila spettatori, creando intorno alla finale di coppa Italia, a quattro accidenti, a quattro, l’evento che ha glorificato uno sport mettendone insieme tutte le anime.

9 All’Enrico CAMPANA, ex collega alla Gazzetta dove non era tutto rosa come oggi, entrato nei 70 anni perché le sue note, fatte girare nel mondo basket dal fedelissimo vassallo Albanese che ha organizzato anche la festa del compleanno, dimostrano che i genialoni di oggi, quelli del basket televisto, proiettato nel futuro, dove ti domandano anche ‘Bulgheroni chi?’, se la cavano con tanto di scarpe leccate perché mancano giornalisti con questa ferocia, curiosità, preparazione. Severi, per costruire e per il bene comune, anche se non sempre giusti, ma questa è una storia personale.

8 A PANCOTTO e RECALCATI perché è soltanto per amore e rispetto verso di loro che non facciamo caso alle oltre 40 palle perse nella sfida fra Cremona e Venezia chiusa al supplementare per l’orgasmo dei piazzisti.

7 Al MENETTI che resiste sulla tolda di Reggio Emilia, mandando in campo tanti giovani, proprio come hanno fatto i grandi maestri della scuola slava, lottando contro la sfortuna che non lo molla neppure nell’anno della scimmia, perché è stato onesto con chi gli chiedeva di allenare la under 20 prima scippata a Sacripanti e poi tolta dalle mani del Banchi che si è trovato in piena baraonda politica. Non se la sentiva. Nella speranza che a Reggio gli diano presto sponde per il suo gioco arioso.

6 A Marco TAROZZI che guida l’ufficio stampa della tormentata Virtus Bologna perché oltre al meraviglioso lavoro per i colleghi, cosa che ad altri sembra superflua (perché ci si nutre d’ immagini e le parole fanno paura?), ha ricordato bene chi è stato Achille Canna, appena ammesso nella casa della gloria del nostro basket. Certo anche per Achille c’è stato il domandone, nel nuovo e nel mondo dei e delle falpalà, ‘Canna chi?’, ma la storia meritava di essere raccontata e riletta quando verranno dati i riconoscimenti, nella speranza che oltre ad un simbolo non esagerato ci sia qualcosa che sta tanto a cuore al Sandro Gamba presidente della commissione e membro in quella di Springfield con Rubini e Meneghin: gli americani danno anello e giacca, da noi che questa casa non l’abbiamo ancora, neppure nei palazzi storici, Borsa a Bologna, Misericordia a Venezia, potrebbe bastare un cardigan.

5 Alla MEMORIA che ci ha tradito nelle ultime pagelle quando abbiamo dimenticato un grande personaggio come Ninì Ardito, arbitro emerito, ma soprattutto uno che arricchiva questo mondo con la sua arguzia, competenza, voglia di fare che gli riconosceva anche COMPAGNONE, il suo splendido partner di tante battaglie sul campo, anche se non piaceva a tutti, come succedeva spesso agli arbitri.

4 Al DERBY italiano di NBA fra Belinelli, Sacramento, nel senso buono, e Bargnani, Brooklin brocchlin finito 128-119 fra squadre che non vedremo al play off. Difese al pomodoro e poi quando leggiamo interviste al Mago Bargnani, ormai fantasmino oltre il ponte, che sogna l’anello e Rio ci passa il famoso crampo di Balilla.

3 Al ROSSELLI che ha salvato ancora una volta Torino perché quella fase nera, fra infortuni ed incomprensioni, ci ha costretto a tacere quando troppi sapientoni da ristorante post partita dicevano che non poteva servire alla Nazionale. Fu utile a Capodistria. Lo sarebbe ancora. La gente che ha cuore serve sempre. Dieci, cento Filloy piuttosto che quattro fighetti.

2 Al talentuoso UKIC, (leggi sopra), che dopo aver illuso Varese e tante altre squadre, direbbero a Roma, sembra non trovare armonia neppure nella Cantù rimodellata alla russa. Ora non scherzi con Gerasimenko, quello sa di basket e non butta via i soldi.

1 A Phil GOSS non tanto per essersi incartato nell’azione che avrebbe potuto dare a Venezia il sucesso nel supplementare di Cremona, lo ha fatto tante altre volte, ma perché non molto tempo prima aveva sgridato un compagno, forse il Ruzzier esagerato e un po’ deludente, forse il giovane galletto Tonut, per aver buttato via una palla decisiva.

0 Agli ARBITRI che ridono in faccia al giocatore appena punito, soprattutto quando lo pescano a pestare una riga, o, ci fanno credere, che nessuno come loro conosce il valore del piede perno. Caro e silente PRANDI perché non rivedere un po’ tutto? Ci si avvicina alle partite dove chi ha sbagliato giocatori, chi cerca scuse, non vede l’ora di mandare al rogo gli arbitri. Prevenire e se avete sospeso la terna di Brindisi dovreste lasciarne a sedere almeno altri nove.

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