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Il mio amico José abita a Monza

di Stefano Olivari

Pubblicato il 2008-05-29

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Che mondo sarebbe senza la stampa sportiva italiana? Dai, ammettiamolo, i giornalisti spesso non sanno alcunché e in quanto a fantasia vanno addirittura peggio. A differenza del direttore della Settimana Sportiva non abbiamo la pazienza di leggere i quotidiani, vedere al volo i titoli in edicola basta e avanza per starcene alla larga. Avete letto ieri? Appena esonerato Mancini in prima pagina stava scritto che Lampard cerca casa a Milano. Questo mattacchione di Lampard quando mai avrà trovato tempo per visitare i quartieri chic della città? Fra un allenamento e un altro con la nazionale, o da Mosca é arrivato a Milano per un paio di appuntamento con Pirelli Re? A meno che non abbia ascoltato il consiglio di Mourinho, che a marzo aveva affitato una casa a Monza<. ricordate? Uno scoop fantastico di qualche settimana fa, con il tecnico portoghese già con le chiavi in mano di un appartamento nella cittadina lombarda. Con tutto il rispetto, perché uno come Mourinho dovrebbe scegliere Monza? Non il centro di Milano, non una villa sul lago, non una casa vicina alla Pinetina. No, Monza. Chi gli avrà mai consigliato una scelta simile?
E cosa dire dei pezzi di mercato? Andate al parco e chiedete ad un bambino di anni cinque quale sia la cosa più elementare nel giorno dell’ingaggio di Mourinho: vi dirà Lampard e Drogba all’Inter. Di sicuro nei giorni seguenti Didier sarà a Milano per cercare anche lui una casa, anzi, l’amica Elisabetta Canalis lo accompagnerà in giro per la città. Con una donna nell’articolo si può mettere anche una bella foto, per noi lettori bavosi. Per fortuna che per un anno intero gli stessi giornali ci avevano rassicurato sull’ivoriano al Milan, ma forse scherzavano. Il pezzo forte saranno i tovaglioli recuperati in un ristorante di Lisbona dove Mourinho ha fatto vedere ai suoi amici intimi come giocherà la sua Inter. Questi giornalisti sono lesti e furbi come delle volpi…Non solo conoscono bene i posti dove José mangia, ma hanno l’abilità di sedersi proprio al tavolo accanto e di imposessarsi del tovagliolo magari sporco dove erano disegnati gli schemi. Pensate, veloci come dei ghepardi sono riusciti ad arrivare prima dei camerieri che dovevano sparecchiare. A proposito, quelli che scrivono i pezzi di mercato sono in gran parte gli stessi di Victoria Beckham ansiosa di fare la valletta a Canale 5. Nel frattempo David ha giocato in Spagna, ora é negli Stati Uniti: é andato ovunque, tranne che in Italia. Poi su Mancini e Mourinho ognuno la pensa come vuole, noi ci fermiamo ad un solo aspetto. Se a Moratti dava fastidio l’espressione ‘Inter di Mancini’ figuratevi ora, quando il patron verrà sicuramente tenuto fuori dai campi di Appiano. Andrà così: alla terza visita poco gradita Mourinho dirà al presidente che si sente onorato dell’interesse manifestato ma che sarebbe meglio starsene a casa propria. E che sarebbe fantastico se la smettesse di insistire su Adriano, Recoba e Figo. Una domanda: nei prossimi tre anni quanti giornalisti avranno il numero di cellulare di José? Risposta: zero. Si accettano scommesse. Certo qualcuno proverà sempre a gridare “Ciao Joséééé” mentre dall’altra parte del telefono c’é il nonno oppure nessuno: conosciamo molti colleghi specializzati in questo numero, che spesso ha come palcoscenico pizzerie di serie B e come spettatori ragazze senza altre opportunità. Nel caso poi ci fossero attorno una ventina di persone, nella mente infantile del giornalista (anzi, dei giornalisti: non avete idea di quanta gente, anche oltre i quaranta anni, millanti amicizie con i campioni) queste persone moriranno di invidia (nella realtà gli ridono dietro). La fortuna di Mourinho, rispetto a Mancini, è che non capirà i corsivi dei quotidiani. Va anche detto che Mancini non aveva nulla contro i giornalisti, ma giorno dopo giorno si rendeva conto di quanto fossero e siano impreparati e quanto poco ne valga la pena fermarsi con loro a chiacchierare. Un episodio la dice lunga: l’anno scorso eravamo nel ritiro nerazzurro, a Riscone. Mancini mangiava con il suo staff in un simpatico risorante, nel giorno di riposo. Accanto, la stampa. Finita la scampagnata l’allora allenatore dell’Inter ha salutato educatamente andando a dormire. Senza il minimo “Come va?”, “Vi state divertendo?”, “Cosa avete preso?” e altre amenità del genere. Il messaggio era chiaro: ognuno per la sua strada, meglio non avere rapporti. I giornalisti si offesero a morte. Immaginavano una cena insieme, con racconti piccanti e segreti confessati: ovviamente da non scrivere, ma da riciclare in qualche cena da nota spese. E’ facile prevedere che nemmeno Mourinho sarà il loro tipo. Sarà per un’altra volta: Moratti non delude mai, anche l’innamoramento per lo Special one finirà presto.

Dominique Antognoni
dominiqueantognoni@yahoo.it

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