Il ministero della paranoia

12 Marzo 2013 di Andrea Ferrari

Un agente segreto ogni 1000 abitanti, una “densità” di spie mai vista nella storia (senza contare i semplici informatori): è solo una delle statistiche più impressionanti negli oltre 30 anni di storia della Stasi, il servizio segreto della DDR (significativo come “democratica” sia stata sia la parola più usata nella storia della dittatura della Germania Est) a cui è dedicato il libro “Il ministero della paranoia” di Gianluca Falanga.

Nessun altro servizio segreto ha saputo controllare i propri cittadini come quello guidato per quasi 30 anni dal rude Erich Mielke, allevato nell’Urss stalinista secondo i precetti della Ceka, la polizia politica creata da Lenin, e poi incredibilmente risparmiato da condanne per i crimini della Stasi nella Germania riunificata (ha fatto qualche mese in carcere “solo” per aver partecipato all’uccisione di due poliziotti negli anni ’30), un uomo obnubilato dall’ideologia e più realista del re con l’Urss (considerò la Perestrojka di Gorbaciov un vero tradimento), di scarsa cultura e con un odio profondo per gli intellettuali. Curioso come Mielke sia agli antipodi dell’altro personaggio chiave nella storia della Stasi, il mitologico Markus Wolf (che nasce come giornalista), l’abilissimo capo delle operazioni all’estero nonché ispiratore di svariati romanzi di successo di John Le Carrè.

Il libro di Falanga ha il pregio di non romanzare, ma di raccontare con precisione e distacco emotivo il modus operandi della Stasi senza per questo togliere nulla all’orrore delle procedure elaborate nella cittadella di Hohenschönhausen (dove c’era anche un centro commerciale con prodotti proibiti al resto della popolazione). Un “Olocausto delle anime” che, oltre ad instillare il terrore di esser spiati dalle persone più vicine, puntava all’annientamento psicologico di coloro ritenuti colpevoli di “deviazionismo” con tecniche mirate a far perdere la fiducia in sé, di cui alcune sinistramente attuali come il mobbing sul luogo di lavoro oppure con acquisti (ad esempio di materiale pornografico) fatti all’insaputa delle vittime e recapitati al domicilio delle stesse .

Una delle vittime più celebri dei metodi della Stasi fu Lutz Eigendorf, uno dei calciatori più popolari della DDR, colpevole di esser fuggito all’ovest e di aver criticato il regime di Honecker. Un affronto che fece muovere Mielke in persona per una punizione esemplare, in primis con una delle specialità di Casa Stasi: l’utilizzo di un “Agente Romeo” che sedusse e sposò la moglie di Eigendorf rimasta all’est con la figlia, fino alla trappola mortale, mascherata da normale incidente stradale, che lo fece schiantare contro un albero in una notte di marzo di trent’anni fa.

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