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Economia

Il marzo nero dei giornali

Indiscreto 12/05/2020

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In pochi ormai leggono i giornali e quasi nessuno legge quelli sportivi. Chi pensava che il coronavirus e la reclusione forzata di molti avrebbe spinto le vendite dei quotidiani si era clamorosamente sbagliato (noi fra questi). Una tendenza confermata anche dalle vendite online dei libri. Insomma, tutti in casa davanti alla televisione a sentire le banalità di Arcuri, forse il peggiore personaggio di tutta questa farsa, o le molto temporanee certezze di Burioni, Gismondo, Galli, Capua, Pregliasco, Rezza, eccetera.

I dati ADS di marzo dicono che il primo quotidiano d’Italia per vendite rimane il Corriere della Sera, con 260.418 copie al giorno di media nella generosa classifica che somma edizioni cartacee a edizioni digitali: meno 4,67% rispetto a febbraio, e meno 6,77% sul marzo 2019. Al secondo posto Repubblica con 182.185 copie: meno 3,2% rispetto a febbraio e meno 9,19% rispetto al marzo 2019. Medaglia di bronzo al Sole 24 Ore con le sue 140.414 copie: meno 2,23% rispetto a febbraio 2020 e meno 8,29% rispetto a marzo 2019 (fonte: Prima Comunicazione).

Venendo alla stampa sportiva, la Gazzetta dello Sport in marzo ha venduto 84.306 copie al giorno (meno 39,47% rispetto a febbraio di quest’anno e meno 43,16 rispetto al marzo 2019), il Corriere dello Sport 38.136 (meno 34,73% e meno 44,66), Tuttosport è in zona 27.000 (abbiamo unito in maniera un po’ grezza due statistiche differenti) con la stessa tendenza al ribasso. Pare che i dati di aprile siano dimezzati rispetto a queste cifre già tragiche e del resto se è scomparso lo sport è logico che nessuno legga più di sport: se si potesse disdire l’abbonamento a Sky Calcio con la stessa facilità con cui lo si fa con Dazn gli abbonamenti in questo caso sarebbero calati del 99% e non del 40…

Ci colpisce molto di più che siano andati male i quotidiani generalisti, da quelli presunti equilibrati a quelli smaccatamente partigiani, con l’unico segno più, fra quelli nazionali più letti, del Fatto Quotidiano, il cui più 14,80% rispetto a febbraio si può leggere nello stesso modo in cui si può leggere la tenuta del governo Conte e dei 5 Stelle: tutti salvati dal coronavirus. Poi ci si chiede perché si schierino dalla parte dell’orrida Cina.

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