Il marchio di Murdoch

4 Dicembre 2012 di Stefano Olivari

L’avventura di The Daily, che fra pochi giorni Rupert Murdoch chiuderà dopo circa due anni di vita, ha ricordato per certi versi quella del Nuovo, il quotidiano online di eBiscom-Fastweb a cui abbiamo anche collaborato a inizio millennio. Non per la chiusura a causa della antiecomomicità del progetto, visto che il mondo è pieno di fallimenti editoriali (soprattutto cartacei), ma perché ha evienziato una volta di più quanto in in una realtà con pochi punti di riferimento il marchio, un marchio affidabile (a torto o a ragione, visto come i grandi giornali trattano le notizie riguardanti i loro azionisti e referenti politici) valga più di un progetto serio. The Daily, nato da zero all’inizio solo per iPad e poi per gli altri tablet, era stato strutturato con una redazione giornalistica (come il Nuovo) e l’idea di fare giornalismo invece che intrattenimento (condanna e alibi di chi con il web non campa, Indiscreto compreso). Ma i conti, complici non solo gli stipendi degli oltre 150 dipendenti, non sono tornati visto che gli incassi diretti dai lettori ormai erano stabilmente sotto i 500mila dollari mensili. Raccontata così, visto che c’era anche pubblicità, la baracca avrebbe anche potuto raggiungere un equilibrio, ma evidentemente Murdoch non ha visto margini di crescita e a 81 anni non si ha più tanta voglia di ascoltare le cialtronate dei guru 3.0 su sviluppi esponenziali ma sempre fra cinque anni. C’è anche dell’altro. Il giornalismo non è solo stipendi, ma anche spese per informarsi, viaggiare, capire (sempre che se ne sia capaci), acquistare le foto dai professionisti invece che rubarle dal web e farle ritoccare da uno stagista: per questo il rosso di bilancio è stato di oltre 30 milioni di dollari annuali. Il piano B sarebbe stato quello di ridurre del 75% la redazione, fare solo copia e incolla di altri siti più photo gallery di fighe (il giornale era-è graficamente molto bello, fra l’altro) e di sicuro il pareggio sarebbe stato raggiunto. Ma non sarebbe stato più un giornale con un senso… giornalistico. E Murdoch il giornalismo lo ama, dai tempi dell’Adelaide News ereditato dal padre a inizio anni Cinquanta. Conclusione? Il marchio conta ancora, tutti noi tendiamo a considerare più credibili Corriere.it e Repubblica.it di Piripicchio News, anche se su Piripicchio scrivessero Albertini, Longanesi, Montanelli, e Bocca risorti. Il marchio non è tutto ma è molto, altrimenti non compreremmo regolarmente la schiuma da barba Squibb solo perché ci ricorda Marzorati e Antonello Riva.

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