Il Marassi di Vittorio Gregotti

16 Marzo 2020 di Indiscreto

Vittorio Gregotti è morto a causa di una polmonite, non è ancora chiaro se resa letale dal coronavirus, ma di sicuro non sono molte le persone di 92 anni, come era l’architetto, in grado di resistere ad una polmonite (nostra nonna proprio a quell’età ci è rimasta, decenni prima del coronavirus). Ma per una volta non vogliamo fare i Burioni-Gismondo dei poveri, bensì tornare a quel calcio che onestamente ci manca tantissimo.

Gregotti-calcio significa soprattutto Marassi e Italia ’90, con le polemiche che tutti ricordano: non per l’esplosione dei costi, a Genova le cose non andarono troppo diversamente che a Milano o Torino, e nemmeno per il lato estetico del progetto di rifacimento del Ferraris, apprezzato da quasi tutti, ma perché quando i lavori furono completati ci si accorse che da molti punti dello stadio sfuggivano alla vista dello spettatore intere parti di campo, in particolare le fasce laterali.

I lavori erano iniziati nel 1987, ma solo sul finire dell’anno successivo, con la prima metà completata, ci si accorse del disastro. E non stiamo parlando dei famosi ‘angoli’, ma addirittura della tribuna centrale, dove alcune file non avevano la vista completa sul campo di gioco di Sampdoria e Genoa. Senza contare la pendenza, gli spazi angusti e le file, una quindicina, che in caso di pioggia rimanevano comunque scoperte. Gregotti ammise che qualche errore era stato fatto e con il Mondiale ormai alle porte tirò fuori un piano B.

La grande idea fu quella di sopraelevare il terreno di gioco di un metro, quella grandissima (qui però la colpa fu del COL di Montezemolo e del CONI di Gattai, che si piegarono alle richieste delle televisioni) di spianare tutto rinunciando alla struttura a schiena d’asino e trasformando quindi ogni pioggia in una tragedia. Senza contare il fondo del terreno, al di sotto dell’erba, troppo compatto e quindi lento nello smaltire l’acqua. Comunque le imprese costruttrici, capeggiate dalla Gepco del marchese Cattaneo Adorno, finirono i lavori che rispetto al preventivo costarono 34 miliardi (90 contro 56) di lire in più. E si poterono così giocare le 4 partite di Italia ’90 previste, quasi tutte orrende (in particolare l’ottavo di finale Irlanda-Romania) e in linea con lo spettacolo medio di quel Mondiale.

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