Calcio
Il gol di Hateley
di Luca Ferrato
Pubblicato il 2024-10-07
Questo che vi apprestate a leggere non è un libro di memorie personali su Mark Hateley, anche se non mancherebbero di certo. Essendo nato nel 1971 e avendo dovuto subire a scuola gli sfottò dei compagni interisti e juventini, soprattutto negli anni della B, quasi non mi sembrava vero che il Milan avesse acquistato un giocatore che segnava e ci rendeva orgogliosi. Andare a San Siro aveva smesso di essere una sofferenza, cominciavamo a vedere la luce che poi sarebbe arrivata qualche anno dopo, in stagioni giustamente più ricordate e celebrate. Ma non, dal punto di vista dei tifosi, come quelle di Hateley. Chiunque segua una squadra, una qualsiasi squadra, fin da bambino può capire il concetto, mentre gli altri non lo capiranno mai.
La mia prima partita a San Siro è stata Milan-Sambenedettese 2-2, prima giornata del campionato di Serie B 1982/83, con i rossoneri in vantaggio di due gol e capaci di farsi rimontare. Non che fosse una sorpresa così grande, poi. Certo, eravamo favoriti per la promozione assieme a Lazio e Bologna, Bologna che poi clamorosamente sarebbe retrocesso in Serie C. Ma arrivavamo da un campionato di Serie A disastroso concluso al quattordicesimo posto, con retrocessione, e da un precedente campionato di B che era stato vinto per forza d’inerzia. Le aspettative quindi non erano alte, e la depressione cosmica la si leggeva negli sguardi di tutti i milanisti allo stadio, anche se all’epoca avevo solo 11 anni, e per un ragazzino di quell’età solitamente andare allo stadio è comunque una gioia, oggi come allora.
La mia prima vittoria a San Siro sarebbe arrivata alla fine del girone di andata di quella seconda stagione all’Inferno, un 2-1 alla Pistoiese, mentre per la prima sconfitta bisogna andare all’anno successivo in Serie A, uno 0-2 contro il Napoli arrivato l’1 aprile 1984, in una giornata piovosa, triste, con il pubblico che contestava Farina per aver cacciato qualche giorno prima Castagner dalla panchina, e con i tifosi napoletani che ci sostenevano nella protesta, in onore di un gemellaggio che sarebbe finito poco tempo dopo.
I ricordi personali finiscono qui, perché da quando Nick Hornby ha scritto Febbre a 90° è cambiato il modo in cui i tifosi hanno scritto della propria squadra. Troppi imitatori, che hanno reso stucchevoli racconti del tipo “La mia squadra ha perso quella partita decisiva il giorno che la ragazza mi ha lasciato”. Quindi non temete: non parlerò dei fatti miei usando il Milan come pretesto. Ho preferito raccogliere direttamente le testimonianze di chi è stato protagonista, a partire da quella di Hateley.
In sintesi, questo libro si pone l’obiettivo di analizzare le tre stagioni di Mark Hateley a Milano. E di rispondere ad una domanda: perché ancora oggi, a quarant’anni dal suo arrivo, per molti milanisti Hateley è ancora un mito? Ovviamente non ci occuperemo soltanto di lui, ma soprattutto di quel Milan che cercava di uscire da uno dei momenti più bui della sua storia, forse il più buio in assoluto, e da un caos societario che ha seriamente rischiato di far sprofondare il Diavolo nell’inferno del fallimento. Hateley è stato la prima pietra della ricostruzione, il giocatore che ci ha fatto riscoprire il piacere di tifare e andare allo stadio.
Mark Hateley è stato il mio primo idolo, forse l’unico, perché quando è arrivato avevo l’età giusta per avere ancora idoli e miti. Quando l’ho conosciuto, per intervistarlo, 8 anni fa, l’emozione è stata enorme. Stavo parlando con il giocatore che mi aveva fatto esultare per il gol nel derby, quello che mi aveva fatto sognare di poter fare strada in Coppa UEFA, io che le coppe le vedevo sempre giocare dalle altre squadre e mai dalla mia, quello che mi ha fatto portare per la prima volta la bandiera della Union Jack allo stadio.
Ora con Mark ci scambiamo messaggi su WhatsApp, ci facciamo gli auguri di Natale e compleanno, e devo dire che è tutto molto strano se ripenso al me stesso del 1984. In fondo è come se io e quel ragazzino tifoso del Milan fossimo due persone diverse, e aveva ragione George Orwell quando disse: “Cos’avete in comune con il bambino di cinque anni che appare nella foto sopra il caminetto di vostra madre? Niente, tranne che per caso siete la stessa persona”. Mark Hateley al Milan non ha vinto nulla, ma sfido chiunque a negare che abbia contribuito in maniera decisiva a ridarci l’orgoglio di essere milanisti.
Introduzione del libro ‘Il gol di Hateley – Tre anni di Milan’, scritto da Luca Ferrato e prodotto da Indiscreto nell’ottobre del 2024. Analisi e testimonianze dirette (dello stesso Mark Hateley, di Fulvio Collovati, di Filippo Galli, di Andrea Icardi e di molti altri) di un periodo indimenticabile della storia rossonera, fissato nella memoria generazionale da quel gol nel derby del 28 ottobre 1984. In vendita su Amazon, sia in versione cartacea sia in versione Kindle, oltre che nelle librerie che lo ordineranno.
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