Il giorno dello Swatch Omega

Da quanto non vedevamo una coda davanti ad un negozio Swatch? Da decenni, da quando persone di ogni età erano impazzite per i vari Chrono e Scuba. Stamattina ci è quindi sembrato di tornare ad un tempo felice quando davanti al negozio Swatch di corso Vercelli, a Milano, abbiamo visto una fila, lungo tutto il marciapiedi, di almeno 200 metri. Con momenti anche di tensione, l’arrivo dei vigili urbani e di una camionetta della Polizia, e poi la chiusura del negozio, immaginiamo per esaurimento del prodotto. Ma perché queste persone sono state in fila tutta la mattina?

Abbiamo chiesto e ci è stato risposto che erano lì per il nuovo modello di MoonSwatch, in collaborazione con Omega. Fa parte della collezione Bioceramic MoonSwatch e si ispira all’ormai classico, per non dire antico (del resto è quello che abbiamo al polso), Omega Speedmaster Professional, proprio quello con cui Buzz Aldrin mise piede sulla Luna nel 1969. Il prezzo? 260 euro, nemmeno tanto anche se tutto è relativo: la somma di due delle multe che prendiamo di solito.

Cosa volevamo dire, visto che la Swatch non ci paga? Che se 350-400 persone, alla fine quasi un migliaio (stima nostra, magari sbagliata, non è che siamo stati lì fermi tutto il tempo) visto che la coda scorreva, hanno trovato il tempo per mettersi in fila per un orologio significa che le cose non vanno tanto male. Certo il giornalista collettivo dovrebbe stigmatizzare questa decadenza, contrapponendola ai grandi valori del passato, ma a noi queste persone in coda hanno messo allegria.

E se ci interessassero gli orologi saremmo stati volentieri lì in mezzo, così come senza problemi aspettammo quattro ore Rummenigge davanti a FotoQuelle in via Torino soltanto per farci firmare una foto o tante volte, davvero in un altro mondo, siamo andati e tornati da Wimbledon in giornata. Senza queste cose la vita, già di suo un carcere, sarebbe una sequenza  insopportabile di piccoli doveri, di bollette, di prima di tutto la salute.

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