Il gioco facile di Pirlo

14 Agosto 2018 di Stefano Olivari

Non ci vuole un genio per capire che il ruolo di opinionista calcistico su Sky è incompatibile con quello di vice-allenatore della Nazionale italiana, piena di giocatori di cui in televisione si dovrebbero commentare le prestazioni in Champions League. Chiellini, Bonucci, De Sciglio, Bernardeschi, Pellegrini, Florenzi, Insigne, Gagliardini, D’Ambrosio, Verratti, eccetera… Conflitto di interessi, per usare un’espressione ormai antica. Eppure Andrea Pirlo ha fatto l’offeso, effettuando oltretutto la scelta più facile, comoda e anche nel presente remunerativa.

È stata una delle storie calcistiche dell’estate italiana senza Mondiale, con una serie notevole di non detti. Prima di tutto la genesi della scelta di Pirlo, una volta effettuata dal trio Malagò-Fabbricini-Costacurta quella di Roberto Mancini come commissario tecnico, dopo il rifiuto di Ancelotti (se ne sarà già pentito, al di là dei soldi). L’idea è stata fondamentalmente di Costacurta, amico ed ex compagno di Pirlo al Milan (ma anche uomo Sky, infatti fra poco ci tornerà), che viste le sue blande ambizioni di allenatore aveva pensato per lui ad un inizio da vice, senza rischi, in attesa che frequentasse il corso di Coverciano. Scelta poco gradita a Mancini, che però ufficialmente è sempre stato complimentoso con Pirlo ed in generale in questa sua prima fase da c.t. è attentissimo a parlare bene di tutti. In questa fase Pirlo era in trattative con Sky, ma ancora lontano dalla firma e di sicuro la FIGC ha sbagliato nel non metterlo di fronte a una scelta.

Forse Fabbricini sperava nel buon senso e nel prestigio del ruolo (anche Ancelotti iniziò così la sua carriera, direttamente da vice di Sacchi in azzurro), ma sperava male perché Pirlo è andato avanti per la sua strada e allora è toccato al commissario straordinario l’onere di farlo riflettere e scegliere. Con la scelta che è caduta sulla televisione, nonostante davanti a un microfono Pirlo non sia esattamente un brillante. Anche se quasi nessuno dei totem lo è, con i pochi polemici (tipo Massimo Mauro, sgradito fra gli altri ad Allegri) allontanati. Certo quello che è stato uno dei più forti giocatori italiani degli ultimi vent’anni potrebbe legittimamente chiedersi come mai Ambrosini possa essere al tempo stesso commentatore Sky e dirigente dell’Under 21, ma è lui il primo a sapere che Pirlo non è Ambrosini. In definitiva l’ennesima pessima figura di Malagò e della sua gestione del calcio italiano, anche se inferiore inferiore al pasticcio della B a 19 squadre e alle squadre B snobbate da quasi tutti. Quanto al vice c.t., Gregucci in quel ruolo non è sulla carta peggio di Pirlo. La morale? Ci sono ex campioni che hanno il coraggio di rimettersi in gioco, accettando il rischio del fallimento che per un allenatore è sempre altissimo, ed altri che preferiscono essere omaggiati a vita: non si può appartenere ad entrambi i partiti.

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