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Cinema

Il geometra Calboni

Stefano Olivari 10/01/2025

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Pochi personaggi come quello del geometra Calboni sono stati capaci di entrare nell’immaginario collettivo anche di chi si crede migliore e dimentica tutti i propri atti di servilismo e di cialtronismo. Per questo l’amico Carlo ci ha ieri fatto notare che il centenario della nascita di Giuseppe Anatrelli, lo scorso 3 gennaio, è passato quasi inosservato: lo sfortunato attore napoletano, morto a 56 anni quando aveva raggiunto il grandissimo successo nei primi tre film di Fantozzi, dopo una carriera teatrale comunque buona (aveva lavorato soprattutto con Eduardo e Peppino De Filippo, in tempi diversi), è stato fondamentale nel successo della maschera inventata da Paolo Villaggio. Se Fantozzi è l’italiano passivo che subisce le vessazioni del sistema, Calboni è l’italiano furbo e vitale che è comunque capace di infilarsi nelle pieghe del sistema stesso, senza curarsi di creare danni ai suoi pari grado.

In Fantozzi, Il secondo tragico Fantozzi e Fantozzi contro tutti le parti con Anatrelli sono da sballo, anche con gli occhi di oggi visto che internet e tutto il resto non hanno diminuito il servilismo, anzi. Nostra personalissima classifica relativa al geometra Calboni: i saluti ai VIP all’arrrivo a Courmayeur, VIP che in realtà non conosce (“Ma quale albergo, faranno a gara per invitarci!“), le lodi alla madre (“È una bella mamma!“) del direttore Catellani (“È un bel direttore!“) che sale sul trono prima della partita di biliardo, l’uso di Fantozzi come copertura per il suo tradimento ai danni della Silvani (“Non sarà mica che l’ingegnere Cominetti Massena vuole il bilancio per domani mattina?“) diventata sua moglie, l’ordinazione dei tre ‘scotches’ al night, i peti nel vagone letto diretto verso Ortisei di cui incolpa Fantozzi, lo scatenamento della competizione fra sparaballe (a Fantozzi quel “Sono stato azzurro di sci” costerà caro), solo per citare le pietre miliari.

Certo niente supera quel “Sono tutte signore dell’alta aristocrazia borghese, c’è pure qualche grande nome” riferito alle mignotte dell’Ippopotamo, una frase che ci viene spesso in mente leggendo certe storie di Instagram. Anatrelli, stroncato da un infarto, era così dentro la parte che Calboni non gli sarebbe sopravvissuto, nonostante il tentativo fatto con il grandissimo Riccardo Garrone in Fantozzi subisce ancora. Il genio di Paolo Villaggio si era incrociato con la bravura di Anatrelli, creando una magia che dura ancora oggi. Perché il cialtrone servile non ha nemmeno più bisogno di umiliarsi di persona: cosa sono le congratulazioni su LinkedIn se non il calbonismo aggiornato? È un bel senior account manager.

stefano@indiscreto.net

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