Basket
Il fuoco di Alibegovic
Oscar Eleni 16/12/2024
Oscar Eleni scortato da orche eleganti del Pacifico alla ricerca del maiale prodigio brasiliano che al guinzaglio del suo nuovo padrone tiene calmi anche i cani più feroci. Servirebbe nelle redazioni, non soltanto per tenere tranquilli quelli che si occupano di politica, interna, estera, insomma chi vende guerra per avere pace, ma anche nell’isola dello sport dove non è sempre samba se in pista non ci va la Goggia, e in vasca il Razzetti mille vite, dove in poche ore si festeggia sugli altari e poi si grufola nella polvere. Maiale sapiente anche più dello psicoterapeuta che cerca di spiegare alle “vittime” di queste cadute e risalite come potrebbero salvarsi, magari chiedendo un posto in più al tavolo di Fazio, la trincea dove l’idea di “Milano libera” pensata per i grattacieli, suggerisce che allargando e rialzando si accontentano proprio tutti.
Mettetevi nei panni del povero cronista che passeggia per Roma e sente parlare giustamente bene del Ranieri che ha ridato vita e sorriso alla Roma ed ecco che i lupetti si fanno incantare sul lago dagli attori invitati per festeggiare il ritorno al successo del Como che se la passava maluccio. Stessa cosa a Firenze, non parliamo poi del Milan e di Fonseca fra gli ululati che da Torino hanno raggiunto la curva quasi deserta di San Siro gemellata con quella varesina del basket andata in aceto contro Scola il general che intanto ribalta la Milano dei confetti catalani. Aspettando che qualcuno si cucini Gasperini perché dice la verità scomoda su giocatori che prendono a calci il loro talento anche quando vince e fanno cose quasi straordinarie, sentendo ululare dai microfoni che Guardiola, considerato un grandissimo, come del resto Ancelotti, ha perso il tocco magico, manda in confusione chi non è abituato ai processi televisivi, alle recite giornaliere dei maestri che sanno bene dove legare l’asino che li porta a spasso. Confusione dentro e fuori dai teatri dove troppe tute fintamente gold nascondono cellulari che hanno risposte per ogni cosa.
Personalmente abbiamo cercato proprio in questi siti una risposta per poter spiegare il venerdì santo del basket nell’Eurolega e poi la domenica bestiale dell’Armani e della Virtus che 48 ore prima ci avevano convinto di aver sbagliato mestiere criticando la Milano senza registi, trovando sgradevole la reazione di chi ha maltrattato Banchi dimissionario per un gesto straordinario di amore verso il lavoro e la società che lo pagava. Chi era nell’ombra ha visto la luce portata da Dusko Ivanovic, una persona troppo intelligente che ne ha viste e vinte e perse tante da giocatore e poi da tecnico, restando di sasso quando gli “eroi”, magari anche fortunati, di Vitoria sono finiti come aragoste nelle trappole di una Trieste che da settimane veniva soltanto criticata anche se in classifica è un’altra neopromossa che vive alla grande.
Milano che a Varese vede una vecchia rivale rianimarsi nel giorno in cui Scola riempie con i bambini la curva lasciata vuota dai tifosi delusi, Bologna che in casa sua scopre i molti Lazzaro del gruppo felici di tornare a dormire come nei giorni in cui Banchi pensava di essere circondato da troppa negatività, con meno vittimismo di chi piange e poi cerca di fotterti, in politica, nello sport. Per giustificare il tutto e il niente si tira fuori anche il famoso veleno di coppa, le troppe partite. Verità accertata, ma proprio per questo chi è impegnato nella doppia fatica, tre partite alla settimana prosciugano mente e muscoli, spende di più e allarga la rosa. Non è colpa di nessuno se poi i generali, a Milano chi guida in battaglia è lo stesso che governa le operazioni del mercato, insomma sceglie, utilizzano sempre gli stessi e lasciano a sedere, ad esempio, il nazionale Caruso, che anche nei 3 minuti sul campo della Varese che gli ha voluto bene ha capito di non far parte dei progetti. Non è facile capire perché il Visconti che l’anno scorso ha giocato pure qualche buona partita non trova un secondo in questa Virtus che pure strapaga gente come il Tucker al momento rottamabile dopo un campionato da quasi fenomeno nella Venezia che lo rimpiange.
Come vedete siamo in confusione e non riusciamo a capire troppe cose: se il presidente della ginnastica a 75 anni si sente vecchio e decide di lasciare il posto a gente più giovane si dice che non lo fa non per saggezza o sfinimento, ma costretto dopo che i “segugi” hanno scoperto le telefonate che fanno riaprire processi fra Roma e Monza, accusandolo di essere in fuga per difendere, ci mancherebbe altro, la Maccarani che non ha proprio tutte le sue campionesse contro se anche nella baraonda di Desio ha trovato le clavette per arrivare al bronzo olimpico e la sua storia parla di tanti successi. Chi ha frequentato campi, palestre, piscine, sa che non ti regalano soltanto sorrisi e caramelle, ma ti sfiancano con lavori durissimi, ti fanno correre dietro alle lambrette, nuotare fino a non poterne più, fare salti mortali che spesso sono quasi mortali, negandoti il privilegio di mangiare quello che vuoi, tanto sei giovane e lo stomaco digerisce tutto, un falso che ha bruciato molte storie nate bene e finite male. Con gli allenatori, come con gli insegnanti a scuola, non sono soltanto carezze: qualcuno lo ricordi per sempre, altri li vorresti dimenticare. Vita vera succede anche fuori dalle arene. Ma lasciamo perdere e che si godano i loro processi.
Adesso è il momento di farsi ridere dietro con le pagelle perché, come avete visto, o sentito, dopo la festa e l’incenso ecco il letame e la rabbia.
10 A TRAPANI che entrando in serie A1 aveva fatto sapere che non sarebbe stata proprio Cenerentola. Repesa ha interrotto la serie vincente di Trento dopo una battaglia bellissima, regalo alla diretta TV e a chi crede ancora nelle favole. Quel finale quando la Trento sfinita dalla coppa ha mancato la presa sul trapezio dove volava invece la squadra di Antonini.
9 Al trentello del ventinovenne ALIBEGOVIC, figlio del magico TEO, nato nell’Oregon, bosniaco, italiano quasi vero, che da Trapani ha scritto una letterina ai sapientoni che non lo hanno convinto a restare nella VIRTUS. Che avesse fuoco dentro si vedeva, bastava allenarlo, curarlo e credergli come ha fatto Gelsomino che lo sopportava e supportava anche quando non trovava il canestro.
8 A VITUCCI e DE RAFFAELE che faranno di tutto per tenere l’Armani fuori dalle otto della coppa Italia. Ne hanno facoltà. Tortona lo ha capito rimontando 17 punti alla REYER finita di nuovo nel Canal, Treviso portando via alla bella Cremona il dolce con l’ultimo tiro di BOWMAN la vitalità di MASCOLO e forse il recupero di MACURA.
7 Ai visionari di BASKET vision, unico canale aperto su tutto il basket, grande e piccolo, voce tonante, compagna fedele per dare tutto: giudizi e cifre. L’ultima trovata il viaggio a PARIGI per scoprire come hanno preso a calci il calcio venduto al petrolio.
6 Al COLDEBELLA che, come GHERARDINI impegnato da anni ad Istanbul, si gode un’altra stagione di qualità: manager che sanno scegliere e magari anche parlare ai giocatori. REGGIO EMILIA sta facendo cose importanti e trovarla con le stesse vittorie della sua ex VIRTUS spiega tante cose.
5 Ai giocatori della NBA che vorrebbero sentire nel loro lungo viaggio verso le finali la stessa atmosfera che rende speciale davvero l’EUROLEGA perché forse non sanno che molti sperano davvero che la potente lega americana si prenda in carico anche quella europea, facilitando la pace con la solita FIBA che piange ma non offre mai soluzioni ai problemi veri delle grandi società.
4 Alla REYER che nella stessa giornata ha visto uomini e donne finire sui duri banchi, infelici e sfiniti, Non sembra stagione, ma prendersela con SPAHIJA non ha proprio senso e CASARIN dovrebbe saperlo.
3 Alla VARESE che gira le spalle alla passione di chi magari non ha fatto uno squadrone, ma ha sempre dimostrato di voler lavorare per il bene di una glorioso società che prima o poi ritroverà la vera collocazione nel grande basket. Battere Milano è più di una cura.
2 A CREMONA se solo dovessero sentirsi condannati perché anche giocando bene come a Treviso non trovano il successo. Credere in CAVINA e in una squadra che ha dentro qualcosa e non merita di stare in fondo alla classifica.
1 Al MANNION che prima di BOLMARO ha tirato sulla testa di LIBRIZZI il pallone che poteva interrompere il bacio mortale fra ARMANI e le sconfitte in campionato. Certo ci sarà rimasto male per i fischi, ma di sicuro lui con Varese non si è lasciato bene e non verrà neppure ringraziato per aver ridato speranza e vittoria al MANDOLE che aspetta sempre il rinforzo per vivere come si deve.
0 Alla VIRTUS, appena ritrovata e perdonata grazie ai regali di LASO e della Spagna così generosa con le italiane come dicono all’Armani e quelli felici pure nella casa Real a Madrid, ricaduta nella negatività che smaschera giocatori non di grande livello e l’età di qualche sacro veterano se pensiamo alla serataccia di HACKETT.
info@indiscreto.net