Il Domani di De Benedetti

5 Maggio 2020 di Indiscreto

Il prossimo settembre, o giù di lì, uscirà in edicola Domani. Il nuovo quotidiano, anzi il primo quotidiano fondato da un Carlo De Benedetti deluso dalla svolta centrista-liberale data dagli Agnelli-Elkann a Repubblica con la direzione data a Maurizio Molinari. Di Domani al momento si sa che sarà un giornale di sinistra, che avrà come direttore Stefano Feltri (ex vice di Travaglio al Fatto Quotidiano) e che avrà una foliazione non superiore alle 16 pagine.

Al di là dei tanti lati oscuri della vicenda, visto che non crederemo mai alla telenovela ‘Padre innamorato dell’editoria contro figli gretti’, la domanda che conta è soltanto una: Domani ruberà lettori a Repubblica? Ma volendo esagerare potremmo farne anche un’altra: qual è il senso di un quotidiano cartaceo nel 2020? Bisogna intanto ricordare che Repubblica il 14 gennaio 1976 nacque come giornale sì di opinione, ma anche abbastanza strutturato: 24 pagine in rapporto ai grandi quotidiani dell’epoca non erano poche.

In secondo luogo Repubblica non fu un’operazione improvvisata, nata dalla noia di un ricco signore di 85 anni, ma un giornale creato da editori veri (Espresso e Mondadori) e che ebbe molti mesi di gestazione. In terzo luogo l’ambizione, anche nei periodi più difficili, fu sempre quella di fare concorrenza al Corriere della Sera e di proporsi come l’unico vero quotidiano nazionale generalista. Insomma, la nicchia come tappa di passaggio per il successo vero.

I tempi sono ovviamente cambiati ed oggi il giornale cartaceo è visto quasi come un bene di lusso, anche se costa poco più di un caffè. Per molti editori impuri è una specie di biglietto da visita, oltre che uno strumento di pressione per sostenere gli interessi propri e degli amici. Ma va detto anche che si tratta di un modello economico in teoria sostenibile, con un numero non esagerato di lettori, contrariamente a quanto accade per il giornalismo sul web.

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