Il cuore messicano di Pelé

10 Aprile 2008 di Stefano Olivari


Fra i grandi calciatori che hanno fatto la storia, di sicuro Pelé è stato il primo ad avere l’intelligenza di cavalcare il marketing sportivo piuttosto che subirlo. Dal suo passaggio ai Cosmos ai giorni nostri il tre volte campione del mondo non ha sbagliato una mossa sul piano finanziario e mediatico, nonostante buona parte del Brasile che conta lo detesti (il suo primo antipatizzante è il presidente della CBF, l’ex ‘generissimo’ Ricardo Teixeira), mentre quello che non conta sul gradino più alto del podio del cuore metteva Garrincha ai bei tempi e Romario in epoca più recente. Paese che vai, Pelé che trovi: perché il cliente pagante ha sempre ragione. L’ultima performance del Pelé imprenditore di se stesso è stata a Guadalajara, allo stadio Jalisco (esattamente quello in cui il Brasile 1970 disputò 5 partite su 6, tutte tranne la finale dell’Azteca contro gli azzurri), dove ha affermato di avere tre cuori: ”Quello della mia famiglia, quello del Brasile e quello del Messico”. O’Rey ha ritirato un trofeo commemorativo dei 50 anni del Mondiale 1958 ed ha ringraziato da par suo: ”Sono brasiliano ma ho un cuore messicano”. Ma perché messicano, per il Mondiale 1970? E allora perché non svedese? Passi per il cileno, visto che nel 1962 un infortunio gli fece lasciare posto e gloria ad Amarildo…Il tutto è avvenuto durante l’intervallo della partita di Copa Libertadores fra il Chivas Guadalajara ed il Santos (vittoria messicana per 3 a 2), con sponsorizzazione concreta del Banco Santander che di fatto ha dato il nome alla Coppa, scegliendo Pelé come testimonial. Ora sorridiamo, ma quando viene in Italia ed esalta i nostri lo prendiamo sul serio. Quasi tutto ha un prezzo…

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