Il coronavirus colpa di Atalanta-Valencia?

22 Marzo 2020 di Indiscreto

Atalanta-Valencia di Champions League ha favorito in maniera decisiva il diffondersi del coronavirus nella provincia di Bergamo e anche in Spagna. La voce di popolo, secondo lo schema dei Promessi Sposi mai così citato come in questi giorni, sta trovando anche conferme di gente del mestiere: c’è chi parla di ‘partita zero’, come l’immunologo Francesco Le Foche, intervistato da Corriere dello Sport, e c’è chi più prudentemente parla di ‘ipotesi da vagliare’ come il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro. A metà strada ci sembra la posizione di Massimo Galli, del Sacco.

La partita, essendosi giocata a San Siro di fronte a 45.000 persone, può essere in parte usata usata anche per spiegare la situazione di Milano, visto che per un giorno molte di queste persone hanno girato a piedi o in metropolitana per la città. Certo è che ci sono stati casi di contagio da Covid-19 diversi giorni prima del 19 febbraio, sia nella bergamasca sia a Valencia. Il rapporto di causa-effetto non è automatico, ma quello è stato l’unico vero assembramento di bergamaschi prima che un paio di settimane dopo la percentuale di nuovi contagiati iniziasse a schizzare verso l’alto.

Dopo quella partita, vinta 4-1, l’Atalanta ha giocato a porte apertissime a Lecce l’1 marzo, vincendo 7-2, e 9 giorni dopo a porte chiuse a Valencia, vincendo 4-3. Chissà per quanto il poker di Ilicic rimarrà l’ultimo ricordo della squadra di Gasperini… Ma al di là del passato, della sempre dolorosa legge del Menga e dell’ottimismo che dobbiamo seminare noi legati al carrozzone, quasi tutti i presidenti di Serie A ritengono impossibile che si veda una partita a porte aperte prima di settembre.

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