Calcio
Il contratto di Ali Daei
di Stefano Olivari
Pubblicato il 2008-05-04
Più le comunicazioni sono difficoltose più si crea il mito: Ali Daei in Iran è molto più di un mito, ma non certo per le sue recenti performance come commissario tecnico, senza contratto, della nazionale. Il presidente federale Kafashian non ha preso nemmeno in considerazione l’idea di dare un ingaggio ad un tecnico che a suo parere guadagna già abbastanza guidando il suo club, cioé il Saipa con cui l’anno scorso è diventato campione nazionale da player-manager. Insomma, Daei deve guidare l’Iran solo per la gloria, finora nemmeno tanta. Situazione strana, perché Daei è sempre stato molto sponsorizzato dal governo di Ahmadinejad che di fatto ad inizio marzo lo ha imposto ad una federazione che avrebbe preferito Afshin Qotbi, allenatore del Persepolis (come lo straordinario film di Marjanne Satrapi, la cosa migliore vista al cinema nell’ultimo anno), o addirittura Javier Clemente che però avrebbe voluto ‘tardellizzarsi’, cioé guidare una nazionale straniera standosene a casa sua. I tossici dello streaming calcistico (non si può vivere senza Roja Directa) avranno visto come noi qualche immagine di Kuwait-Iran del 26 marzo, con il suicidio dell’Iran in vantaggio per due a zero (una meraviglia il primo gol in rovesciata segnato da Vahedi, mostrato anche settimana scorsa in Futbol Mundial su Sky), ma onestamente abbiamo idea delle idee tattiche di Daei solo perché le abbiamo lette in una sua intervista. Di sicuro ha a disposizione uno dei migliori gruppi, per talento individuale, dell’intera Asia: su tutti il capitano Ali Karimi, ex Bayern adesso a svernare in Qatar, ed il centrocampista del Bolton Teymourian (quest’anno utilizzato pochissimo prima da Sammy Lee e poi da Megson, mentre Allardyce lo vedeva senz’altro di più), unico cristiano della squadra. Il grande campione che guida la sua nazionale ci ha sempre affascinato, moriremo aspettando l’Olanda portata al titolo mondiale da Johan Cruijff, ma per il momento il 39enne ex Bundesliga viene giudicato ancora troppo giocatore da una stampa che non lo ama: ma non si cancellano i 109 gol in nazionale, sia pure segnati per la maggior parte contro comparse (va detto che nemmeno l’Iran è il Brasile), record mondiale con Puskas secondo a quota 84, e lo storico 2-1 sugli Usa a Francia 1998. Dicevamo della stampa: dopo l’incolore Mondiale 2006 un quotidiano di Teheran scrisse, per diffamarlo, che invece di rimanere con la squadra sarebbe andato al mare, a Las Vegas (al mare…), quando invece Daei era tornato insieme ai compagni. Ma cos’ha che non va uno che è giocato 5 anni in Germania e comunque onorato sempre la maglia del suo paese? Forse è troppo istruito (è laureato in ingegneria), forse è troppo noto nel resto del mondo (fra UNICEF ed altro è una specie di Beckham asiatico), forse ha troppi interessi (la sua ditta di abbigliamento è stata fornitrice ufficiale della nazionale iraniana per quattro anni). Di sicuro non è un anti-sistema, ma ne sa cavalcare bene le isole di libertà che anche nei peggiori regimi esistono, per questo sembra avere rapporti migliori con il governo che con il sottogoverno.
stefano@indiscreto.it