Il Confine di Paola Donzella

2 Marzo 2015 di Paolo Morati

Paola Donzella

Si può fare buona musica in Italia? Chi ci legge da tempo sa che per noi la risposta è senz’altro sì, inguaribili nostalgici dei decenni d’oro aperti però anche al presente e ad ascoltare quanto di nuovo viene realizzato nello scenario nazionale. Quando ci è stato proposto di approfondire la produzione di Paola Donzella, ex voce della band Elisir (Targa Tenco opera prima nel 2009 per l’album Pere e Cioccolato) e in concerto al Memo Music Club di Milano il prossimo 5 marzo, abbiamo quindi raccolto l’invito senza promettere nulla se non che avremmo cercato di ascoltare con attenzione il suo esordio da solista intitolato Confine.

La curiosità, lo diciamo subito, è stata ben ripagata: fin dalla prima canzone La Début Et La Fin, in francese (che padroneggia molto bene, avendo vissuto per un certo periodo Oltralpe) come diversi altri brani del disco (termine che non smetteremo mai di usare anche quando le sette note verranno impiantate direttamente nella testa delle persone con un chip) abbiamo subito il fascino di un suono vero e curato, di testi non banali e di un modo di cantare che non va mai oltre le righe, diremmo tranquillo e pulito rispetto alla ‘modà’ odierna dell’ululato enfatico.

C’è dunque molto buon gusto nell’insieme di Confine (e non solo per la notevole cover di Bang Bang) così come negli arrangiamenti curati da Flavio Ibba e Paolo Fredighin e suonati da un nutrito gruppo di virtuosi degli strumenti che accompagnano le tredici tracce scritte da Paola Donzella in gran parte insieme al chitarrista jazz Bebo Ferra, quasi a voler affermare con decisione che si può uscire dagli stereotipi del mainstream iper globale con un pacchetto di belle canzoni, diverse tra loro proprio quando sembra più facile fare brani omologhi e omologati senza rischiare. C’è dunque la pop catchy dall’attacco trionfale (Meravigliosamente) che se ci fosse giustizia dovrebbe andare in rotazione radiofonica, la chanson più frizzante (Tu Me Disais scritta da Paolo Fresu e Belle Du Berry dei francesi Paris Combo), le raffinate ritmiche (Il Est là) e il singolo on the road (Insonnia d’amore). E poi c’è la tromba di Fabrizio Bosso, che fa capolino qua e là come una sorta di seconda voce (vedi in Lunatica), e un crescendo di mix linguistico (Tellement Parlant). E tanto swing.

In definitiva Confine merita di essere ascoltato e riascoltato, proponendo un piccolo Microcosmo (che è anche il titolo del brano che chiude l’album) che può avere in target più generazioni interessate a scoprire qualcosa di ben confezionato non solo nella forma ma anche nella sostanza. Soddisfatti, Davvero (altra incursione retrò pop), la voce e le canzoni di Paola Donzella dimostrano che la ‘leggera’ può avere ancora stile ed essere capace di contaminazioni di più generi, tra acustica ed elettronica, senza trasformarsi in qualcosa di noioso e riservato a un’élite (o presunta tale).

Qui di seguito potete leggere un’intervista che Paola Donzella ci ha rilasciato a qualche giorno dal concerto milanese.

Ascoltando Confine l’impressione è stata quella di un lavoro accurato con un background solido a cavallo tra pop e swing, e radici ‘vintage’. Quali sono state le origini di questo progetto e gli obiettivi che ti eri prefissata?

Il mio gusto retro swing accompagna in effetti ogni tappa del mio percorso musicale. In Confine ho cercato di mescolare questo elemento con sonorità più immediate, pop in un certo senso e l’ho fatto attraverso l’utilizzo di un sound elettronico. Dietro questo lavoro c’è stata un’accurata ricerca di suono da parte di chi ha prodotto e arrangiato Confine: Flavio Ibba e Paolo Fedreghini hanno arrangiato le canzoni donando loro un sound molto fresco non trascurando mai quell’aspetto vintage e retro tipico del mio background musicale.

A livello strumentale risulta un insieme compatto ma variegato nelle varie tracce che seguono percorsi diversi. Abbiamo identificato in Meravigliosamente e Il Est là il simbolo delle due anime. Condividi questo nostro giudizio, come sei riuscita a farle convivere e quanto (e come) vengono ricreate nella dimensione live?

Ogni brano ha una sua dimensione sonora molto diversa da quella degli altri. Ci sono alcune canzoni come Il est là e Dans tea bras in cui lo swing è dominante ma con una resa elettronica che li rende molto attuali. Sicuramente Il est là era in fase di lavorazione ed è poi diventato il brano più amato dagli ascoltatori. Non a caso è stato scelto da Radio2 e trasmesso per 5 mesi in high rotation. La mia anima più pop esce invece in altri brani tra cui Insonnia d’amore, Davvero scritto da Luca Gemma e Meravigliosamente. La dimensione del live è molto diversa. Molto difficile riprodurre questo suono nei concerti quindi ho fatto una scelta ben precisa, ritornare ad una dimensiona acustica e live con una chitarra, un contrabbasso, un pianoforte e una batteria. Questa rimane sempre e comunque la sonorità che mi rispecchia maggiormente.

Una domanda sull’uso del francese. Perché hai deciso di alternarlo all’italiano e come pensi che differiscano le due lingue nella proposizione delle tue canzoni in termini di suono, messaggio e resa?

Sono cresciuta cantando in francese, è una lingua dolce, musicale e cantabile. Non potevo non fare un disco in cui fosse presente questa mia anima. Il limite è solo quello della comprensibilità dei testi a un pubblico italiano e non rinnego certamente la mia lingua. Quindi ho deciso di alternare le due lingue, le due culture e le mie due anime in un album che ha come titolo Confine proprio per sottolineare la presenza di uno spazio immaginario dove le due lingue convivono. Credo comunque che il suono della lingua francese abbia un indiscusso charme anche se quando mi esibisco in Francia amano e chiedono l’italiano! 

Come definiresti infine il tuo stile? Ci puoi raccontare qualcosa di più di te in termini di formazione musicale, uso della voce, scrittura? Quali sono i tuoi riferimenti e che cosa è rimasto oggi dell’esperienza con gli Elisir e quali sono i tuoi prossimi progetti?

Ho un passato da ballerina di danza classica, ho studiato teatro e canto ma la mia migliore scuola è stato il palcoscenico e anni di vera gavetta. Ho avuto la fortuna fin da molto giovane di incontrare musicisti di grande spessore artistico e umano ma soprattutto di esperienza che mi hanno insegnato tanto e parlo di nomi come Walter Calloni con cui ho condiviso cinque anni di Elisir a Bebo Ferra che mi ha insegnato ad essere una ‘musicista’. Non mi definisco una cantante nel senso di vocalist del termine. Per me il canto non è virtuosismo o cercare le note alte oppure strillare come la gran parte delle cantanti italiane. Mi sono sempre ispirata a cantanti francesi del panorama attuale che usano la voce in maniera comunicativa per esprimere un testo, per raccontare qualcosa. Oltre ai Paris Combo che da sempre mi hanno ispirata, posso citarti nomi come Vanessa Paradis, Claire Denamur, Jeanne Cherhal, Carla Bruni e tante altre….Mi piace il modo di usare la voce lavorando sulle mille sfumature calde. Con Paolo Sportelli e Daniele Gregolin suoniamo insieme da più di dieci anni  e dopo una pausa di qualche anno abbiamo ricominciato a suonare insieme quindi l’anima Elisir è sempre presente! Sto iniziando a scrivere nuove canzoni proprio in questi giorni, in progetto c’è un nuovo album…in Francia!

Paolo Morati, in esclusiva per Indiscreto

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