Svegliarino
Il Cassano da compitino
Stefano Olivari 23/06/2008
Buffon ha disputato un torneo da Buffon, cioé vicino alla perfezione. A quello che ha fatto fra i pali ha dovuto unire una capacità di essere leader che per un portiere a volte è controproducente: non per lui, che ha commesso un solo errore grave sul tiro di Senna. Il palo è stato un regalo del dio del calcio, come fu per il Pagliuca 1994 su Mauro Silva, un dio che a volte sa premiare i migliori. A 30 anni è una certezza, almeno fino al Mondiale 2014 in Brasile, sperando che nel frattempo cresca alle sue spalle qualcuno più continuo di Amelia. Dopo il disastro con l’Olanda la difesa è stata di altissimo livello: rispetto allo schieramento d’esordio Donadoni ha avuto l’umiltà di cambiare quasi tutto, complice anche l’infortunio di Barzagli. Escluso un Materazzi proponibile (forse) solo in partite da assedio, accentrato Panucci, spostato di fascia Zambrotta, inseriti Chiellini e Grosso. Stesso quartetto con Romania, Francia e Spagna, zero gol subiti e pochi veri pericoli. In più per il futuro una certezza come Chiellini e la speranza che da Zambrotta e Grosso, intelligenti nel gestirsi soprattutto in copertura, ci sia ancora qualcosa da tirare fuori. Panucci ha 35 anni, come Cannavaro: in prospettiva biennale è un rischio, ma se al primo infortunio è entrato nei 23 Gamberini significa che qualcosa non va. Con Ferrari e Bonera siamo agli ex giovani, a questo punto lunga vita a Cannavaro. Il centrocampo in ottica Sudafrica è facile: Pirlo, De Rossi e qualcuno che sia in forma. Il ritorno al 4-4-2 dovrebbe evitare le folli discussioni su chi escludere fra i due campioni (non a caso sono quelli che hanno più mercato internazionale), anche se l’assenza di giocatori di fascia completi potrebbe indurre Lippi a qualche invenzione diversa dal solito spremuto Camoranesi multiuso. In attacco Toni adesso è diventato quello che non segna, ma con a fianco un compagno ispirato magari saremmo qui a beatificarlo: ci sarà tempo per giocare al piccolo c.t., per adesso osserviamo il semifallimento di tutte le punte. Di Del Piero, in linea con 14 anni (da Euro 1996) di grandi manifestazioni fallite non sempre per colpa sua, di Quagliarella che non ha convinto nemmeno in allenamento (altrimento Donadoni, suo enorme estimatore, gli avrebbe dato qualche minuto in più), di un educato ma dannoso Cassano da compitino, con giudizio sospeso su un Di Natale apparso vivo anche contro l’Olanda e di un Borriello che non è stato bruciato ma che avrebbe volentieri corso il rischio, visto che fare la quarta punta nel Milan non farà salire le sue azioni azzurre.