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Storia

Il cane del Gladiatore

Stefano Olivari 25/05/2020

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Il Gladiatore è all’ennesimo passaggio televisivo, ma stasera su Canale 5 non gli sfuggiremo lo stesso. Qual è il segreto di questo film di Ridley Scott, capace nella sua apparente semplicità di toccare corde profonde? A nostro parere uno solo, che possiamo scindere in due parti: tutti gli uomini vorrebbero essere Massimo Decimo Meridio, tutte le donne vorrebbero un uomo come Massimo Decimo Meridio invece di un invertebrato che si mette la mascherina per andare in bagno all’intervallo di Hoffenheim-Paderborn a porte chiuse.

Detto che ogni volta che vediamo Giannina Facio (tuttora signora Scott) ci pieghiamo in due dal ridere pensando a come il mago Herrera commentò la sua relazione con Miguel Bosè in una memorabile puntata dell’Appello del Martedì, del film amiamo tutto. L’integrità di Massimo, così diversa dai nostri miserabili compromessi, la vita che trova un senso nella morte, l’importanza dell’onore, la grandezza decadente dell’Impero romano che rende soprattutto raccontata dagli inglesi affascinati da Roma come Goldsworthy e Gibbon, ma anche da quelli da fiction (con errori storici notevoli, a partire dalla morte di Marco Aurelio) come Scott.

Ma la vera domanda che ci poniamo ogni volta che vediamo Il Gladiatore è la seguente: che fine fa il cane di Massimo che si vede all’inizio, prima della battaglia contro i Marcomanni (geniale far parlare i tedeschi con suoni gutturali)? Non vorremmo fosse morto durante la battaglia, visto che non aveva scelto di essere lì. Temiamo sia andata così, ma in fondo speriamo in un errore nel montaggio. Un director’s cut con il cane squartato non lo reggeremmo.

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