Il borsino di Armani

4 Febbraio 2013 di Oscar Eleni

Oscar Eleni dal pub più rumoroso di Limerick, Irlanda, dove ha scoperto che non soltanto i francesi s’incazzano se perdono nel rugby con l’Italia, ma pure i figli del cielo più  bello e turbolento del mondo si agitano, anche dopo il capolavoro in Galles, e allora  si scatenano in composizioni umoristiche di vacuità spesso geniale. Ci siamo andati apposta dopo aver scoperto il Libro dei Nonsensi dello scrittore e pittore inglese Edward Lear perché abbiamo imparato via C.E. che è stato uno dei primi ad incazzarsi sul serio quando la speculazione  edilizia, già nel 1842, aveva oscurato la vista sul mare di Sanremo dalla sua villa. Ecco.

Nonsensi aspettando la coppa Italia che è un po’ come il Festival della musica da noi. Coppa prima delle canzoni. Il Forum di Assago con meno fiori dell’Ariston, ma con la stessa ansia di scoprire chi la spunterà fra voci nuove, Varese prima di tutto, poi Sassari e a seguire Roma, Reggio Emilia e Brindisi, e quelle del mito:  Milano, Cantù, Siena. In sala scommesse se entri e dici Emporio Armani non hai quota anche se re Giorgio, inebriato dalla cavalcata su Avellino, ma anche osservatore privilegiato dalla collina regale di una battaglia impari contro gli sdentati lupi d’Irpinia ancora a zero con la nuova guida tecnica del paziente Pancotto che ora spera di trovare almeno giocatori oltre a certe promesse, ha detto che la “sua squadra” ha il 50 per cento  delle possibilità di riportare un trofeo in città dopo l’anno di grazia 1996 quando Tanjevic e Stefanel, in pratica, chiusero la storia aurea della vera Olimpia lasciata poi andare alla deriva dalla crisi economica, zattera sballottata dalla micragna, con naufraghi raccolti dall’Emporio e proposti al mondo dello sport con fragranze sempre diverse. Ma adesso, come dice la pubblicità sul nuovo profumo della casa, è lo stesso creatore  di splendidi abiti per il mondo a metterci la faccia e  se i rossi di Scariolo avranno lo stesso sguardo incantatore e minaccioso che vediamo sulle pagine intere allora la coppa tornerà davvero a Milano.

Borsino per le flatulenze di chi, poi, rinfaccerà  la previsione sbagliata. Milano Armani: è l’unica che deve assolutamente vincere, gli altri possono al massimo perdere, una cosa che sembra già assegnata a chi ha tutto. Uomini, fattore campo, certezze nate da una striscia in campionato che fa saltare in aria come la battuta di Groucho Marx utile per la Cacaja milanese. Se non potete permettervi di avere sia un cane che una moglie vi aiuterò a decidere: il cane ha già la pelliccia. Insomma svanita l’Europa, con lo scudetto ancora miraggio lontano, meglio prendersi subito questo trofeo nazionale.

Siena potrebbe essere l’altra finalista. La sua anima viene fuori nel combattimento, che è poi anche la sua storia. Vive se la sua difesa annienta. Ma questo costa. Questo non è il verbo per tutti gli uomini scelti nella  rifondazione. Serve Ress, serve il recupero totale di Oertner. Serve una fede che non manca. Dici Siena e pochi giorni fa hai bocciato i nuovi acquisti. Vero. Ma non il sistema, non gli allenatori e, fino a prova contraria, crediamo sempre nel lavoro serio che rimedia a tante cose, anche se i pezzi da montare sono difettosi.

Come arriviamo a questo scontro. Milano-Varese: tensione, battaglia, la Cimberio corre, ha certezze, l’Emporio ha la panchina davvero lunga e questo conta, anche se siamo alla prima battaglia. La fame è uguale, ma Scariolo, come ha detto spesso, è uno che conosce la tensione delle partite senza domani e forse Vitucci no. Cantù-Roma: Calvani e i suoi guastatori che ogni tanto lo fanno arrabbiare come a Reggio Emilia, ma per rimettere sotto questa Cantù con Mancinelli che, al limite, ci piace più  di quella con Markoishvili, serviranno voli speciali per tutti ed è questo che potrebbe mancare nell’atmosfera delle partite dove non esiste un dopo, se perdi. Certo Trinchieri avrà bisogno di tutta la batteria lunghi in salute.

In questa parte del tabellone la semifinale allora potrebbe essere Milano-Cantù e se l’Emporio salta Varese allora avrà entusiasmo, certezze, potrà gonfiare il torace e sentire scricchiolare le costole di chi vorrebbe stringere al petto. Cantù e il suo veleno, la voglia di rivincita del Mancio. Una sabato di tormenti e risposte che potrbbero diventare definitive.

Sassari-Brindisi: Sacchetti e la sua ciurma da capitan Sparrow. Gli servirebbe Vanuzzo per stare in mare. Brindisi avrà l’anima leggera, ma per Bucchi Milano non è mai stato un posto di vera felicità e questo i suoi lo sentiranno.

Siena-Reggio Emilia: per l’altra neopromossa ammessa al ballo il venerdì al Forum potrebbe essere la mezzanotte di Cenerentola, ma Menetti ha già vissuto balli dove non si sentiva invitato e poi ha datto un saggio di tango solitario y final. Per Siena la prova del sei più che del nove, cioè deve sapere chi è davvero in una stagione così pesante per la mente.

Semifinale Siena-Sassari. Il nemico per Sacchetti sarà l’acido lattico, per Banchi l’idea che la testa deve andare già alla finale e si può risparmiare qualcosa in difesa. Il Monte di quest’anno non ha così talento offensivo da poter risparmiare energie dietro. Per Sassari la domanda che fece Peter Jason al sergente Eastwood: state attenti a quello che cercate, potreste trovarlo.

Finale dunque all’ancienne, come la mostarda aromatica, Milano- Siena, e vedremo come Proli and Minucci andranno alla tenzone se valgono le immagini delle ultime televiste: braci, nervosismo e il Ferdinando che lascia la postazione  senese  dove domina con gli occhi tutto cio che si muove in via Sclavo, che si agita davvero scoprendo il “nuovo coraggio” degli arbitri fa pensare che ci sarà battaglia nel rancido anche prima di andare in campo e questo  lo sanno nella foresta dei pugnali volanti milanesi.

Lasciando la nostra Sanremo pensiamo ad altro. Petrucci annuncia un viaggio americano per parlare con Gallinari e Belinelli. Ancora? Cosa si potrebbe dire per convicerli ad essere nella squadra? Va be’. Bargnani? Uhm. Se Colangelo lo scarica ci diranno che non avrà  tempo da dedicare ad Azzurra perché in quell’esate dovrà  guarire e poi pensare alla nuova franchigia. Magari è meglio per tutti. Ma siamo senza  peso dentro l’area? Vero. Bargnani ce lo darebbe? Chiedere a Toronto.

Più interessante il lavoro burocratico per avere Travis Diener in Nazionale. Un giocatore stupendo, uno che sa guidare le truppe come il colonnello di Alamo, uno che ha vissuto il grande basket davvero. Però. Però cosa, rompi maroni. Diener che si allena tutti i giorni e gioca tutti i giorni  a questo punto della sua vita professionale non lo vediamo davvero. E’ il problema di Sassari se dovesse arrivare in finale al Forum. Sarebbe meglio cercare passaporti per lungoni da trincea. Ne parlerà con Pianigiani e risolveranno insieme sapendo che la Slovenia potrebbe diventare la storia della nostra vita: c’è sempre uno che ama la tua ragazza e lei che ama lui.

Capitolo Petrucci e viaggi nel regno. Sta cercando, finalmente, una sede per dare alla Casa della Gloria indirizzo e ricordi. Gli suggeriamo di parlare ed ingaggiare Federico Buffa. Prenda lui e si faccia costruire in DVD la Casa delle nostre grandi vite cestistiche. Se lo farà con il talento, l’amore, la qualità con cui ha proprosto su  Sky la storia  di Arpad Weisz, grande allenatore magiaro, di religione ebraica, campione con Inter e Bologna che faceva tremare il mondo, rubato alla vita e alla gloria dal porcame nazifascista, dai gas del lager, avremo davvero qualcosa che farebbe diventare invidiosi anche quelli di Springfield. Non costerà troppo. L’uomo ha passione. Deve essere il primo sulla scena, questo è vero, ma se non è una telecronaca chissenefrega e quella ricostruzione, la musica, le foto,  il personaggio tirato fuori dalla storia, dalla cultura di altri mondi sportivi è davvero un capolavoro.

Chi ha vissuto la piacevole serata di Vigevano per la partita fra le “stelle” di A2 ha  scoperto che anche prima di cadere nel gorgo di una riforma sbagliata, a parte l’allegerimento fiscale del semiprofessionismo, si può fare bene il proprio lavoro. Serve crederci e questi ci danno dentro anche se poi verrà fuori che  fra Golden e Silver manderanno avanti, come è già successo con la Lega dilettanti per il consiglio federale, chi potrebbe cavarsela  rispondendo ai perplessi che la base è piena di vizi, anche se non ne pratica nessuno.

Pagelle prima della nostra Sanremo ad Assago dove si arriva in metrò, ma soltanto pagando un supplemento alla tariffa urbana, perché Milano eurocentrica ha il suo palazzo dello sport là fuori di mano perché in città si tapascia e si cammina fingendo una competenza mai avuta.

10 A Federico BUFFA che potrebbe diventare il nostro Eastwood per tante storie come quelle raccontate  dall’uomo che ai tempi di Leone sembrava avere soltanto due espressioni, con o senza cappello. No, lui ha le armi e il talento per darci davvero una cineteca in DVD sulla storia del nostro basket che andrebbe oltre il Black Jesus.

9 Al MANCINELLI tornato in campo come se avesse  smesso da una settimana. Certo la prima è sempre la più facile, vai con la memoria motoria, sei nel semplice. Le cose si complicano quando cominci a pensare di poter fare meglio quello che ti veniva bene al rientro. Però c’è, come giocatore ha la faccia di chi deve togliersi anche dei sassoloni dagli scarponi come quelli che vende.

8  Al CANCELLIERI che stava per finire sul rogo del cachemire biellese e invece ha trovato a Caserta la mano santa del Michelori che, per una volta, ha tradito il  francescano  Sacripanti.

7 Alla vicepresidente CREMASCOLI che non ha nascosto i soldoni dei turchi e ha subito rinforzato la sua Cantù che, finalmente lascia una sponsorizzazione  da autocanestro, per andare nel mondo delle volpi. Una bella mossa, tempestiva. Vedremo se in Coppa avrà il suo premio.

6 Al BOUROUSIS che trova sempre il modo per far pentire chi lo trova svagato in certe battaglie. Contro Avellino ha camminato sulla sabbia dorata, ora gli toccheranno gli scogli, ma la gente è con lui e questo dovrebbe bastargli.

5 Al Gianni PETRUCCI viaggiatore se, prima di pensare a Travis Diener, non darà un occhiata alla possibilità di investire speranze su un centro vero, un saltatore. Se continuerà  a credere che la chimera slovena la troveremo con i tre ragazzi NBA.

4 Al sindaco di BOLOGNA se non offrirà la sala Borsa per la vera casa della gloria del basket italiano. E’ il posto della memoria, del ricordo, è la culla da dove sono nati in tanti. Certo che adesso c’è tanta arte da vedere in quello spazio. Ma per il basket, siamo sicuri, una soluzione si trova.

3  Alle SOCIETA’ di A2 che sono pronte a cambiare status e non capiscono che devono mantenere almeno il potere politico sulle nuove leghe. Buttare via il lavoro fatto in questi anni sarebbe  stupido. Ma è anche vero che sulla stupidità hanno costruito regimi.

2 A Gianmarco POZZECCO che in poco tempo, con qualche lezione privata, ha già raggiunto in popolarità tanti colonnelli della panchina. Fa apparire le cose troppo semplici, come quando giocava, magari è anche vero che per guidare altri uomini basta entreare nella loro testa, ma in questo modo andranno in crisi le famose scuole tecniche che pretendono anche da ragazzi disoccupati, da giovani senza un quattrino, spese folli per avere i famosi punti, per gli aggiornamenti professionali, per arrivare ad una tessera.

1 Al Simone PIANIGIANI che non riesce ad uscire dalla trappola turca prima del D’Antoni finito nelle spire del mamba che ha incantato anche Messina facendoci venire qualche dubbio sul Patton moscovita. Per lui sofferenza, per Arsenio compromesso. Speriamo che se la cavino tutti e due. Per ora fanno una bella fatica e si  guadagnano ogni centesimo.

0 Alla MILANO del basket, in senso lato, se nella seconda giornata della Coppa Italia, quando si teme che a parte i tifosi di Reggio Emilia, ci saranno poche presenze, perché quello sarà il momento di definizione di una certa passione ad un determinato prezzo e il segnale che la città ama il basket abbastanza da volersi godere anche le partite degli altri, anche quelle che saranno arbitrate dagli stessi che spaccano e fanno spaccare le televisioni, quelle dove si vedono quasi sempre gli stessi perché ai Sahin vengono fatte le pulci in separata sede dopo aver spiato filmati dalla Terra che non c’è.

Oscar Eleni, lunedì 4 febbraio 2013

Share this article