Baseball
Il baseball almeno ci prova
di Stefano Olivari
Pubblicato il 2009-04-30
Onestamente ci eravamo dimenticati che quest’anno i Mondiali di baseball si giocassero in Italia (a settembre, probabile ma non sicura Roma come sede della finale), o per meglio dire in Europa: le partite saranno infatti disputate in sette diversi paesi, con la fase finale da noi. La cosa ci è venita in mente leggendo su http://www.sporteconomy.it/ che la federazione italiana starebbe per lanciare (nel 2010) un campionato nazionale senza retrocessioni. Una cosa che era nell’aria fin dal cambio di nome del massimo campionato (da serie A1 a Italian Baseball League), visto che da anni si parla di una collaborazione con la MLB americana. Dalle parole del presidente della FIBS Riccardo Fraccari non abbiamo capito chi dovrebbe finanziare tutto questo (sì, gli sponsor, che sono sempre quei dieci a cui tutti chiedono soldi), ma al di là dell’equivoco di fondo (come può una federazione assistita dallo Stato creare una lega chiusa, senza diritto sportivo?) il tentativo di creare franchigie che possano programmare nel tempo va seguito con molta simpatia. Se il pubblico risponderà presente senza bisogno del sangue delle retrocessioni vuol dire che c’è ancora speranza: i professionisti da una parte e i dilettanti (ma dilettanti veri) dall’altra. Domanda ingenua: non basterebbe riformare l’attuale IBL? Risposta cattiva: l’idea sarebbe ovviamente di piazzare le franchigie nelle grandi città, su tutto il territorio italiano, mentre l’attuale IBL è un campionato emiliano-romagnolo con l’aggiunta di Nettuno e Grosseto. Insomma, il solito (falso) mito di Milano e Roma: a cui purtroppo frega solo del calcio.