Svegliarino
I soldi di Bin Laden
Stefano Olivari 10/07/2008
La sola ipotesi che la famiglia di Osama Bin Laden sia interessata all’acquisto del Newcastle, basata su una rivelazione del Sun, ha regalato l’occasione per esercizi di bella scrittura del genere ‘signora mia, che tempi stiamo vivendo’. Buoni per i tifosi di ogni paese, che si sentono più rassicurati dai delinquenti indigeni che da quelli stranieri. Gli stessi tifosi disposti a credere a qualsiasi balla di calciomercato e ad osannare qualunque neopadrone in grado di portare giocatori migliori e sogni teoricamente realizzabili hanno remore istintive nei confronti dello ‘straniero’, fosse anche la persona più onesta del mondo, figuriamoci nei confronti della famiglia del capo di Al Qaeda. Ma il punto è che in un mondo basato sulla proprietà privata non esistono strumenti legali diretti per impedire a Mike Ashley di vendere per quasi 400 milioni di euro (il doppio di quanto la pagò lui l’anno scorso) la società a chi vuole, magari anche a Gaucci. Ce ne sono tanti altri, di ispirazione francese, per attuare un protezionismo economico di fatto, ma in linea teorica la Roma potrebbe anche essere comprata da una cordata Riina-Provenzano. Tutto questo per dire che il caso Bin Laden-Newcastle, al di là della fondatezza della notizia (minima: Ashley ha smentito tutto e parlare di ‘famiglia Bin Laden’ è impossibile, considerata la quantità di rami), è macroscopico, mentre ce ne sono un milione di altri intermedi: un calcio di club senza valori e senza identità è ovviamente in vendita al miglior offerente, non potrebbe essere altrimenti. Il billionario russo non va bene? Ecco i costruttori wahabiti dalla parentela imbarazzante. L’avvocato italoamericano fa troppo Sopranos? Pronti con il palazzinaro spagnolo dall’assegno scoperto. Senza andare troppo lontano, pensiamo alla catena di controllo di tante società italiane: dove in vetta c’è una fiduciaria significa, come minimo, che il vero proprietario non vuole risultare. Per vari motivi: perché è un delinquente, o perché controlla già un altro club della stessa serie, oppure solo perché ha il culto della segretezza.
Stefano Olivari
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