I soldi dei poveri

5 Agosto 2011 di Antonio Cacopardi

di Antonio Cacopardi
Il fair play finanziario è la più alta espressione di ipocrisia e demagogia dell’intera storia dello sport. Un autentico regalo ai grandi club e ai loro proprietari, condito da demagogia…

Vi dicono che, in concreto, il calcio si farà solo ed esclusivamente con i vostri soldi e gli battete le mani! Vi informano che, se tifate, che so, Genoa o Samp, Fiorentina oppure Palermo o Lazio, tanto per fare degli esempi, non potrete assolutamente mai neanche immaginare o sognare di vincere un campionato ed esultate! Che potere, la demagogia…Ce ne sarebbero, di aspetti della vita quotidiana e sociale, da moralizzare ericondurre a una maggior eticità, invece spuntano da tutte le parti novelli Savonarola del football…
Il fair play finanziario è la più alta espressione di ipocrisia e demagogia dell’intera storia dello sport,
e probabilmente, a conoscerla bene, anche della storia dell’umanità, per quanto altri eventi e altre “trovate” abbiano certamente avuto impatto maggiore sulle sorti di quest’ultima. Il fair play finanziario fa risparmiare soldi ai miliardari e scatena la corsa a quelli dei poveri, peraltro in piena sintonia con il triste andamento del mondo globalizzato e consumista, e chi lo accoglie con maggior entusiasmo? I poveri!
Sul piano sportivo, il fatto di poter spendere solo ciò che entra, non fa altro che cristallizzare definitivamente e immutabilmente la dimensione di ogni squadra,
legandola, anzi inchiodandola, al numero dei suoi tifosi, alla grandezza dello stadio in cui gioca, al merchandising che può vendere, al suo
valore in termini di sponsorizzazioni e diritti televisivi. Non sarà più possibile, perciò, che un Abramovich qualsiasi, per la felicità di poter solcare mari e cieli a bordo di yacht e jet privati piuttosto che ritrovarsi, come sarebbe giusto, a coltivare patate nel ghiaccio in un gulag della profonda Siberia, voglia impiegare parte dei suoi soldi in una squadra di poco passato e ancor minore futuro come il Chelsea e riesca a farne una delle migliori compagini d’Europa.
Insomma, se un mecenate ricchissimo volesse investire 500 milioni di euro nel Chievo, non potrebbe. Si vedrà costretto a risparmiarli oppure, più probabilmente, a “investirli” in mignotte o in campi similari. Dovrà, e qui veniamo al lato economico della faccenda, cercare di “mungere” quanto più possibile dalle tasche dei tifosi dello stesso Chievo, dagli sponsor e dalle tv (che poi magliette e abbonamenti televisivi li vendono comunque sempre ai tifosi…) per farsi il gruzzoletto da investire nel miglioramento tecnico della propria squadra, quindi in giocatori e tecnici. Le eventuali plusvalenze che si potranno realizzare comprando a poco un giocatore giovane e valorizzandolo per poi venderlo ad una cifra maggiore, oppure crescendoselo nel proprio vivaio, innanzitutto saranno plusvalenze al momento di vendere e minusvalenze quando ci si ritroverà a dover comprare, e quindi, in generale, in buona parte si elideranno a vicenda. E comunque, per chi sarà particolarmente bravo in questo giochetto del “compra e vendi” non costituiranno certo la parte più significativa del bilancio. Per non dire, poi, che quest’ultimo si potrà ampiamente adeguare alle necessità (truccare), ad esempio con acquisti a rate,
come va di moda già da qualche tempo.
Giocoforza, aumenteranno i prezzi degli abbonamenti, dei biglietti, del merchandising,
di tutto quanto si potrà vendere a tifosi ed appassionati, che si vedranno bombardati da continue e fastidiose offerte e richieste di denaro, magari, chissà, anche sottoforma di azionariato popolare, in modo che i ricchi possano anche poi speculare puntualmente sull’oscillazione del valore delle azioni, come già fanno ampiamente quelle poche società quotate in borsa, la Roma, tanto per fare un esempio.
Mi chiedo quale sia il problema, e il riflesso negativo sulla società reale, se in quel mondo a parte fatto di miliardari
e del tutto staccato da questo in cui viviamo la nostra vita concreta, un Moratti o un Berlusconi o un Al Mansour o un Florentino Perez si vendono e comprano fra loro un Ibrahimovic per 80 milioni, un Cristiano Ronaldo per 90 e un Messi per 150 e poi gli danno 12, 24 o 36 milioni di stipendio all’anno? A noi non levano assolutamente nulla e i soldi che li si costringe a risparmiare non li riversano certo nel nostro mondo, e neanche li danno in beneficenza. Tutt’al più, come si diceva prima, li possono deporre nelle tasche di qualche “Olgettina”. Un altro mondo anche quello… C’è della gente che spende i propri soldi per divertirsi e per farci divertire e noi che facciamo? Gli diciamo di tenerseli in tasca e che spendano solo i nostri…

Antonio Cacopardi
(in esclusiva per Indiscreto)

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