I peggiori di Sky

26 Giugno 2013 di Dominique Antognoni

“E’ arrivata l’ora di scegliere i migliori delle due squadre, Beppe”, dice Fabio Caressa in telecronaca da Rio. Buona idea: perché non i migliori cinque, allora? Detto questo mentre i vari Bergomi e Marchegiani sono obbligati a scervellarsi per scegliere i più meritevoli di Tahiti a noi si è accesa la lampadina: scegliamo i peggiori. Non della Confederations, ma dell’estate Sky. Va bene che siamo sotto l’ombrellone, felici perché al nostro ritorno troveremo Fox Sports sul decoder di Sky, e la soglia dell’attenzione si abbassa, però il peggio fa sempre più notizia del meglio.

Al primo posto vince a mani basse la pseudo-trasmissione con Del Piero protagonista. Il promo per la Confederations con la sua presenza pareva una trovata geniale: Alex che analizza le squadre e le partite, che parla di Neymar e Suarez, di Paulinho e Balotelli. “Forse scopriamo un nuovo Boban, magari anche meno scazzato e supponente”, pensavamo. Invece no: un vero e proprio tavor la sua prestazione. Racconta in maniera spenta e tediosa episodi di interesse minimo. Che senso ha sentire cosa faceva il piccolo Del Piero nell’estate del 1982? Perché ora, poi? Parole tiepide e mielose, banali e senza alcun sussulto. Una ninna nanna quotidiana, non c’è alcun nesso fra la Confederations e le parole del calciatore. Proprio nessuno:+. Il suo primo gol ai Mondiali, nel 2002  contro il Messico: prima di Spagna-Uruguay a chi interessa? Mistero. Un tripudio di luoghi comuni enunciati in maniera solenne: aiuto!

Al secondo posto nella classifica del peggio dell’estate di Sky Sport Fosse c’è il pistolotto intellettuale di Federico Buffa che ti turba la quiete prima della liturgia di Del Piero. Fa davvero ridere il tentativo di sembrare colti quando si parla di calcio. Ma chi ti segue? Chi ti capisce? Discorsi da accademia, non richiesti e ancor meno in linea con la Confederations. Adatti alle due di notte su Rai Tre. Forse. Buffa, amatissimo dal pubblico del basket, è un grande equivoco. Ci ha abituato con le letture del Boston Globe e raccontarci il contenuto degli articoli come se fossero sue esclusive. Lunghi discorsi sull’infanzia misera di un giocatore, sulle liti con l’allenatore, quasi tutto ovviamente letto su internet come facciamo noi comuni mortali. Oppure ha un filo diretto con Phil Jackson e LeBron James, nel qual caso ci rimangiamo tutto. Quanto gli piace l’idea di stupire, ovviamente senza stupire. Una cosa è leggere i giornali, che per un giornalista è un dovere, un’altra voler a tutti i costi impressionarci con leggende giapponesi e miti aztechi. Fino ad un certo punto va anche bene, se traduce il Sacramento Bee e ci aggiunge le sue analisi. Ma le introduzioni ai commenti di Del Piero sono un esercizio di autoreferenzialità insopportabile per chiunque abbia più di 16 anni. Argomenti fuori dal mondo e fuori dal contesto, una saccenza al limite dell’insopportabile.

Medaglia di bronzo alle prestazioni teatrali di Roberto Perrone, spesso invitato a Sky Sport 24 per raccontare il nulla assoluto. Gli spettatori avranno notato e magari cronometrato: per dire una frase ovvia impiega dai due ai quattro minuti. Compreso nel pacchetto una snervante roteatura di testa, gli occhi all’insù, una certa insofferenza verso i conduttori e le loro idee, assolute stupidaggini (secondo il suo linguaggio del corpo, per citare Buffa). Guarda dall’alto della sua presunta superiorità, critica perfino le pettinature ed i tatuaggi dei giocatori (e non ci pare lui sia la persona ideale per dei suggerimenti estetici e stilistici), è quasi sofferente quando tira fuori le parole. Viene per promuoversi un libro che parla di cuochi e piatti, amori e vendette: Sky Sport 24 forse è il posto sbagliato. Non capiamo perché venga invitato così spesso: altri non si vogliono svegliare presto per essere alle dieci negli studi di Sky? Sono meno vanesi? Perrone lascia sempre quella sensazione di negatività, di livore e frustrazione, quell’amaro in bocca che non riesci a toglierti per molto tempo. E nemmeno lui pare contento di esserci.

Chi invece non ti lascia nulla, nemmeno le sensazioni sgradevoli di Perrone, è Giampiero Timossi. Altro invitato un giorno si l’altro pure, perfino a Speciale Calciomercato. In due anni di trasmissioni non si ricorda una sola sua esclusiva, una sola frase, un concetto, una presa di posizione che fosse una. Anzi, un qualcosa ha, come merito: viene sempre presentato come grande amico di Gasperini, manco Gasperini fosse Ferguson. Mai una parola detta con intensità, un argomento frizzante, un contributo alla trasmissione. Di notizie (ma è in buona compagnia) nemmeno l’ombra. Un altro invitato speciale e inspiegabile. Per lui quarto posto, niente medaglie neppure nella nostra classifica.

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