I nomi in codice di Moggi

21 Giugno 2011 di Igor Lario Novo

di Igor Lario Novo
Luciano Moggi vuole uscire dal calcio quando lo decide lui e non quando lo decidono gli altri (secondo lui) ingiustamente. Per il momento però deve uscire perché l’ha deciso la Commissione Disciplinare della Federazione. Volente o nolente. La sentenza del 15 giugno è chiara: radiato! E con lui anche Antonio Giraudo e Innocenzo Mazzini.

Le motivazioni della sentenza sono pubbliche. Di fatto nessuna delle eccezioni sollevate da Moggi è stata ammessa. Una serie lunghissima di eccezioni di forma. Pregiudiziali. E poi quella sostanziale. Che sostiene che non essendo stati giudicati e condannati tutti i responsabili, è innammissibile che venga giudicato e condannato lui. Ora, solo nelle informative dei Carabinieri alla Procura della Repubblica di Napoli dell’aprile 2005 (893 pagine) e novembre 2005 (496 pagine) c’è materiale in
abbondanza per radiare Luciano Moggi, Antonio Giraudo e Innocenzo Mazzini non una, ma cento volte. E senza bisogno di procedementi giuridici, ma solo leggendo il materiale dei Carabinieri, la pretesa di Luciano Moggi di passare per il benefattore del calcio italiano è di per sé grottesca. Dal punto di vista della giustizia poi è addirittura patetico.
La Commissione Disciplinare lo fa ben rilevare nelle sue motivazioni alla sentenza. Citiamo: ‘Il fatto che altri soggetti obbligati all’osservanza della normativa federale possano aver tenuto, in ipotesi tutt’ora da accertare, condotte analoghe a quelle acclarate nei confronti del Moggi dalle “sentenze rese”, non fa venir meno la gravità di quanto contestato al deferito, né incide sulla valutazione demandata alla Commissione ai fini dell’irrogazione della sanzione della preclusione in questo
procedimento. Tale valutazione, infatti, dovendo essere espressa esclusivamente “sulla base delle sentenze rese” nei confronti del Moggi, non può prendere in considerazione alcun giudizio comparativo con condotte eventualmente riconducibili ad altri soggetti dell’Ordinamento federale’. Insomma. Magari anche altri devono pagare per i loro comportamenti. Sicuramente però le responsabilità di Luciano Moggi, Antonio Giraudo e Innocenzo Mazzini sono acclarate e quindi questi devono pagare.
Delle reazioni di Innocenzo Mazzini non si sa nulla. Di Antonio Giraudo sappiamo dalle sue dichiarazioni che si appellerà fino al tribunale dei diritti dell’Uomo per non che una sentenza di radiazione a suo carico passi in giudicato. Big Luciano invece promette appelli e ricorsi. E dichiara guerra. Dice: “C’è qualcuno che pagherà e lo sanno benissimo”. E ancora “Vogliono la guerra. E noi gliela facciamo!”. Questa reazione a noi piace molto. Anche se sui frutti che potrà portare non siamo
ottimisti. Perché in effetti sappiamo esserci della sostanza negli appelli ad una giustizia più giusta dell’ex dirigente juventino. Il fatto che in tutti questi anni (scegliamo un fatto esemplare) non si sia fatta nessuna menzione, nemmeno sulla stampa più agguerrita (battuta!), della trattativa per l’acquisto
di un dossier calunnioso funzionale al ricatto dei Della Valle (che pure è trascritta chiaramente nell’informativa dei Carabinieri dell’aprile 2005) è indicativo di una mancanza di volontà (perché altro non può essere) di andare oltre certi nomi e certe responsabilita. Non siamo per nulla ottimisti,
dicevamo, sui frutti che la guerra promessa da Luciano Moggi potrà portare. Però ci alleiamo. Luciano Moggi manda messaggi in codice. Non fa nomi veri (Leonardo Meani non è un nome vero, per intenderci). Non cita episodi veri. Eppure potrebbe. Ovviamente. E se non lo fa lui non possiamo certo farlo noi. Però il messaggio che manda a modo suo è chiaro. Perché le carte sono lì. Basta
volerle leggere.
Vediamo come ha trattato la notizia la poca stampa straniera che se n’è occupata.
La Sueddeutsche Zeitung ha proposto un trafiletto laconico e diretto nel quale (probabilmente per scelta) non viene citato uno dei protagonisti del giudizio: Innocenzo Mazzini. El País ha pubblicato due articoli. Uno il 15, con la notizia della sentenza, e uno il 16, con l’integrazione delle motivazioni.
Interessante notare come per la testata spagnola questa sentenza rappresenti il punto finale di Calciopoli, dal punto di vista delle sanzioni sportive. “Suedeutsche Zeitung, 15.06.2011 – La Commissione Disciplinare della Federazione Italiana Giuoco Calcio FIGC ha escluso a vita l’ex direttore sportivo della Juventus di Torino, Luciano Moggi. Con questa decisione l’organo della Federazione nazionale impedisce a Moggi, a fronte del suo ruolo chiave nell’estese scandalose manipolazioni del 2006, un ritorno nel calcio italiano. Contro l’ex amministratore delegato della Juve Antonio Giraudo è stato emesso lo stesso verdetto. Moggi fu sospeso nel 2006 per 5 anni e avrebbe dovuto riassumere i suoi incarichi il 14 luglio prossimo.”
“El País, 15.06.2011 – Luciano Moggi espulso a vita dal ‘Calcio’ – La Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) ha escluso a vita l’ex direttore generale della Juventus, Luciano Moggi, da qualsivoglia carica possa assumere nel mondo del calcio. Moggi era già stato allontanato dallo sport per 5 anni
dopo lo scandalo denominato Calciopoli, nel 2006, quando fu scoperta una trama di corruzione nel calcio italiano nella quale erano coinvolti arbitri, agenti sportivi e dirigenti e della quale Moggi era il principale artefice e responsabile. La FIGC ha anche deciso di esiliare per sempre Antonio Giraudo,
che nello stesso periodo era l’amministratore delegato della squadra di Torino, che in quell’estate fu privata di due scudetti e retrocessa in Serie B. La sentenza è il punto finale della storia, che minò le fondazioni del calcio italiano, dal punto di vista delle sanzioni sportive. Per quel che riguarda il
mondo della giustizia ordinaria il processo si sta celebrando e colui che era l’uomo più potente del calcio dagli anni novanta fino al giorno della sua caduta potrebbe essere condannato a 5 anni e 8 mesi di carcere. Inoltre Moggi è già stato condannato nel gennaio del 2009 a 1 anno e 6 mesi per il caso della sua società, la GEA World, che aveva ottenuto in maniera illecità la procura di alcuni calciatori e che gestiva con suo figlio, anch’egli condannato a 1 anno e 2 mesi (pene ridotti poi rispettivamente a 1 anno e a 5 mesi, dopo gli appelli). La compravendita di giocatori era solo un filo di una ragnatela che
abbracciava la Federazione, l’Associazione Arbitri, finanche la moviola televisiva. La decisione della FIGC arriva 2 settimane dopo lo scoppio di un altro scandalo nel calcio italiano a proposito di una presunta rete di scommesse illegali che aggiustava le partite e nella quale sono coinvolti, secondo le accuse, giocatori in attività, ex calciatori, tra i quali spicca il nome di Beppe Signori, dirigenti e arbitri”.

Igor Lario Novo
(in esclusiva per Indiscreto)

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