I Mondiali della nostra vita

1 Aprile 2022 di Stefano Olivari

A una settimana da Italia-Macedonia non riusciamo a riconvertirci e concentrarci sul calcio di club e sull’attualità sportiva in generale, se non per lavoro o scommesse. Ma Indiscreto non rende niente e quindi possiamo scriverci soltanto le cose che davvero ci interessano. E la principale è questa: la tristezza non se ne è ancora andata, perché al di là della retorica sul Mondiale noi davvero abbiamo sempre legato temporalmente le situazioni della nostra vita al Mondiale. Non perché ci interessi soltanto il calcio, ma perché ci veniva naturale farlo. E non siamo gli unici.

Al Mondiale 1974 sono legati i nostri primi veri ricordi non mediati da altri, visto che non sapremmo dire niente della vita prima dei 7 anni: da Italia-Haiti a Germania Ovest-Olanda, tutto visto sul Brionvega Algol in bianco e nero da poco ristrutturato (in fondo basta mandare il segnale a un decoder). Argentina ’78 è stato la fine delle elementari e quindi dell’infanzia: con Italia-Argentina, che si giocò alla nostra mezzanotte, per la prima volta arrivammo svegli alle due di notte, sentendoci come gli adulti. Spagna ’82 ha bisogno di spiegazioni? È stato tutto, e questo tutto è ancora dentro di noi, con la vittoria degli azzurri che c’entrava soltanto in parte.

Messico ’86 si è giocato durante gli esami di maturità, la fine della parte migliore della vita, quella in cui non tutto è strumentale e una nuova conoscenza non è per forza un potenziale cliente o datore di lavoro. Italia ’90 è stata il punto d’arrivo di una generazione, per noi, e per tutti la fine dell’Italia del dopoguerra e di un mondo protetto (poi stavano male gli altri, ma non è che oggi stiano tanto meglio). Usa ’94 è coinciso con la prima volta in cui abbiamo vissuto soltanto di giornalismo, lasciando la molto relativa sicurezza di altre strade. Francia ’98 l’ultimo Mondiale visto insieme a nostro padre, in quel gol sfiorato da Baggio contro la Francia c’è tutta la vita, e così via, fino al 2014 che è stato una rinascita dopo un problema fisico (siamo rimasti anche noi al gol di Balotelli all’Inghilterra), ma ognuno ha i suoi ricordi, i suoi alti e bassi, ed i nostri non sono più interessanti. Ma sempre, anche soltanto per ricordarci una data (un anno prima, due mesi dopo, eccetera), abbiamo legato gli eventi più diversi al Mondiale.

Cosa volevamo dire? Che molti addetti ai lavori del calcio, non solo gli scontati Gravina e Mancini ma anche quasi tutti gli altri, giornalisti compresi, ancora non si sono resi contro della portata sociale e personale del disastro, visto che un Mondiale con l’Italia pur senza po-po-po è sempre diverso da un Mondiale con l’Italia assente. Poi guarderemo in maniera religiosa ogni minuto del delinquenziale Qatar 2022, questo non è minimamente in discussione, ma chi capisce ha capito. Ormai da giorni i media sono tornati a proporre argomenti per subumani ed un’attualità meno interessante delle vite di chi legge o guarda. Ma a noi non interessa, senza il sogno tutto è merda.

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