Calcio
I mezzi stipendi di una Liga ridicola
Stefano Olivari 27/06/2011
di Stefano Olivari
Ormai siamo tossici di Barcellona-Real Madrid, ne vorremmo uno alla settimana e del resto nel 2010-11 ci siamo andati vicino anche nella realtà. Però va detto anche che il calcio spagnolo sta marciando verso il fallimento, in maniera molto più spedita di quello italiano. Fallimento finto, ovviamente, perché l’edificabilità di un terreno precendentemente agricolo o il contributo di qualche ente locale cialtrone sono in Spagna realtà più diffuse che da noi.
Marca scrive di oltre 4 miliardi di debiti, agenti e procuratori dei giocatori ‘medi’ sostengono che la situazione non sia ancora emersa nella sua gravità a causa dell’inevitabile tarocco contabile. Formalmente legale, come tutti i tarocchi che si rispettino (come la famosa differenza fra evasione e elusione). In pratica almeno 21 società di Prima e Seconda Divisione hanno già fatto ricorso alla cosiddetta ‘Ley Concursal’, la legge che consente di sospendere o dilazionare il pagamento dei debiti senza essere dichiarati in bancarotta formale. Traduzione: non solo i giocatori non vengono pagati, come in qualsiasi squadra di LegaPro, ma i club nemmeno rischiano squalifiche o penalizzazioni. Come al solito un binario a parte per le due grandi, con debiti immensi ma anche una gestione dei diritti televisivi che gli dà di fatto metà degli incassi del mercato spagnolo. E’ come se Milan e Inter, tanto per fare un esempio, si spartissero la metà degli 800 milioni di euro televisivi della serie A: ce ne sarebbe abbastanza per non costringere Berlusconi e Moratti alla rituale ricapitalizzazione (non che siano dei benefattori dell’umanità, lo fanno per loro interessi, ma di sicuro un modello Liga farebbe a loro molto più comodo). Quindi? Questo degli stipendi dimezzati unilateralmente è al momento un problema quasi solo dei club di fascia medio-bassa, ma di sicuro quello spagnolo si avvia a diventare un campionato ridicolo che solo la nostra esterofilia (e il bisogno di riempire i mille canali televisivi) può esaltare. Certo, noi possiamo sempre guardare soltanto Real-Barcellona e fregarcene. E il fair play finanziario, che tende a cristallizzare le posizioni (è chiaro che, a parità di buona gestione, chi è più famoso incasserà più di chi non lo è), più che una battaglia morale sembra un’autostrada verso una Superlega europea.
stefano@indiscreto.it
(articolo pubblicato sul Guerin Sportivo)