I mediani e i mediocri
27 Luglio 2010
di Libeccio
di Libeccio
Il conto presentato a Oriali, la normalizzazione di Benitez, il lungo addio di Balotelli, Berlusconi poco convinto e la mano sul cuore di Prandelli.
1. Gabriele Oriali era molto vicino a Mancini e poi a Mourinho, ma solo nel senso che ha saputo costruire con entrambi un forte rapporto fiduciario come ogni bravo dirigente dovrebbe saper fare. Del resto era anche pagato per questo: nel calcio non è obbligatorio essere veri amici, è sufficiente remare nella stessa direzione dando all’esterno una sensazione di unità. Branca invece è sempre rimasto nel solco della linea di comando dei Moratti e ha avuto non pochi motivi di attrito sia con Mancini che con il suo successore. Nell’ultimo anno, soprattutto, spesso Oriali si è fatto scudo del carisma enorme di Mourinho per bilanciare il suo peso in società rispetto a quello di Branca e non solo. Ora Branca (e non solo lui) ha presentato il conto e Oriali è finito infilzato avendo perso ogni sponsor interno di peso. Dicemmo al momento dell’uscita di Mourinho dall’Inter che la società non ne era particolarmente dispiaciuta (anzi) anche se dall’esterno poteva sembrare il contrario e qualche giornale ha anche cavalcato la sciocchezza del Moratti ‘tradito’. La recentissima cacciata di Oriali ne è la riprova. L’uscita dall’Inter è dispiaciuta molto di più a Mourinho che a Moratti, Branca, Paolillo.
2. Ora con Benitez l’Inter vuole solo vincere, cosa mai facile visto che fino a qualche anno fa non accadeva (per i noti motivi, ma non solo). Con Mourinho ha stravinto su tutta la linea, spesso umiliando anche mediaticamente gli avversari. Ora non più. Il linguaggio della società con l’avvento di Rafa Benitez atterra con convizione nella zona politica e delle sempre concilianti pubbliche relazioni. Soprattutto questa è stata la cornice di riferimento del contratto con Benitez sin dai primi contatti: tornare alla normalità. In altrre parole: si può vincere o perdere, meglio vincere, ma senza fare la guerra al mondo. Ma è proprio per questo, per la sua totale mancanza di prudenza, che nella storia dell’Inter Mourinho rimarrà scolpito più di gente che magari alzerà più trofei di lui. Non è un caso che Moratti non abbia molto gradito lo schema mediatico e tifoso delle ultime stagioni: i successi erano successi di Mourinho, mentre i mancati successi sarebbero state le solite occasioni perse dell’Inter di Moratti. C’è di più, oltre a questi discorsi psicologici. Nei prossimi anni busserà alla porta di Moratti una grande quantità di personaggi con ambizioni da allenatore o da dirigente, primi fra tutti Zanetti e Cambiasso. Impossibile trovare un posto a tutti.
3. Giunge all’epilogo la storia tra Mario Balotelli e l’Inter, su cui abbiamo scritto tanto (qualcuno dice troppo). Ultima considerazione: nella discutibile decisione di rinunciare al migliore talento del calcio italiano c’entrano situazioni extracalcistiche che avrebbero dovuto essere trattate come problemi da risolvere e non come ostacoli insormontabili. Di questo addio qualcuno si pentirà, ma non crediamo che sarà Balotelli.
4. La situazione del Milan resta ferma come le cravatte di Galliani, sempre incomprensibilmente gialle. La verità che non si vuole dire è che Berlusconi è stanco del calcio e del Milan ma che non può mollarlo al primo sceicco che passa. Berlusconi che anche quest’anno ha trasformato la presentazione di un Milan al risparmio in evento mediatico pro domo sua. L’ha sempre fatto, ma ultimamente ha aggiunto qualcosa in più: la scarsa convinzione, nonostante resti sempre lui (Silvio) primo attore, regista, fonico e direttore della fotografia. Un allenatore che va al Milan sa già che sarà trattato al massimo come un servitore. Magari con garbo, ma sempre tenendolo sotto l’egida del comando che non ammette iniziative o pareri contrari. Pensate cosa deve aver sofferto il diplomatico Leonardo per dire alla fine del suo rapporto di lavoro con il Milan che ”La mia sopportazione di Berlusconi è esaurita. Siamo da un punto di vista caratteriale agli antipodi”. Pensate ad Ancelotti, a quanto ha sofferto certe situazioni e a come è ringiovanito ultimamente (pare anche per altre ragioni) tanto da sembrare il figlio dell’Ancelotti allenatore del Milan. Povero Leonardo e ancor più povero Allegri nuova vittima sacrificale. Ben pagata, s’intende. Sconcerta poi la situazione di Rino Gattuso, che è stato una grande bandiera della società rossonera. Con un giocatore così in fase di uscita si dovrebbe trovare un accordo tacito e senza che nulla trapeli all’esterno. Almeno questo fanno le grandi società. Esattamente il contrario di ciò che sta avvenendo. Altro colpo all’immagine. Si torna al punto di partenza: chi ha i soldi per il Milan non è gradito, chi è gradito sta vivendo brutti momenti imprenditoriali.
5. Fino a pochi giorni prima di firmare il contratto per allenare la Nazionale, Cesare Prandelli faceva dichiarazioni d’amore verso la Fiorentina e i suoi tifosi. “Sempre nel cuore”, “Viola tutta la vita”, “Se la proprietà mi conferma resto per sempre”, “Non ho valutato alcuna offerta”. Come anche: “Sono l’allenatore della Fiorentina e tale resto se la proprietà lo vuole” (sono solo alcune delle sue dichiarazioni rilasciate a mezzo stampa e sempre con la mano sul cuore). Poi, come Fregoli, esce da una porta e rientra con indosso la tuta della nazionale italiana, facendo informare della cosa la Fiorentina con una lettera spedita per posta prioritaria dalla Federazione. E ciò che ai giorni nostri si intende per coerenza e riconoscenza.
Libeccio
(in esclusiva per Indiscreto)
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