I grandi assenti di Parigi 2024

8 Agosto 2024 di Stefano Olivari

Chi sono i grandi assenti di Parigi 2024? Una domanda di grande spessore che ci è venuta in mente mentre analizzavamo le quote del torneo di Montreal, dove stasera Jannik Sinner tornerà a giocare in singolare (in doppio è già rientrato, in coppia con Draper ha battuto Gille-Vliegen, reduci dalle Olimpiadi) contro Coric a un mese quasi esatto dal quarto di finale di Wimbledon perso con Medvedev e seguito da una preparazione alle Olimpiadi sospetta, con poi il gran rifiuto motivato dalla tonsillite. Una situazione di confine, dove problemi fisici si sono saldati a considerazioni utilitaristiche, visto che in cattive condizioni sulle terra non avrebbe certamente battuto né Djokovic né Alcaraz.

Comunque una scelta, incomprensibile anche per tante stelle di sport che hanno una vita fuori dai Giochi. Di assenze del livello di Sinner, cioè di numeri 1 o giù di lì, non ce ne sono state tante: di fatto solo Pogacar, anche in questo caso con motivazioni vaghe come la stanchezza, per non dire dell’inevitabile riferimento alla fidanzata (stessa professione, come quella di Sinner) esclusa da Parigi con conseguente stizza del fuoriclasse sloveno. Quanto a Mbappé, anche questa è una situazione ambigua: perché è vero che il Real Madrid gli ha sconsigliato di fare il fuoriquota, ma lui nemmeno ha insistito per esserci nell’Olimpiade di casa, per cui aveva anche messo la faccia.

Cosa vogliamo dire? Che le Olimpiadi sono in parte un diluvio di retorica di segno diverso, da quella patriottica a quella woke, da quella sullo sport amatoriale (parentesi: se noi avessimo i soldi sponsorizzeremmo Diego Pettorossi, la più bella storia dell’atletica italiana) a quella ambientalista (la Senna in cui stamattina la Taddeucci si è presa il bronzo sembrava lo spot di una ditta di spurghi), eccetera. Ma rimangono un sogno sportivo unico, molto al di là dell’aspetto tecnico visto che diventare campione olimpico dei 100 metri o nella pallavolo è difficile come diventarlo mondiale. E paradossalmente questo sogno lo capiscono più i superprofessionisti di sport ricchi rispetto alle stelline parastatali di sport sfigati. Forse l’ultima volta in cui Djokovic ha tremato era stata forse da bambino, sotto le bombe anche italiane (governo D’Alema, con vice Sergio Mattarella) su Belgrado.

stefano@indiscreto.net

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