I finti umili Mattarella, Draghi e Malesani

22 Dicembre 2021 di Indiscreto

È il momento dei finti umili, anzi a parte che negli anni Ottanta lo è sempre stato. Una riflessione profonda che ci è stata ispirata dalla corsa alla presidenza della Repubblica, in cui gran parte dei potenziali candidati si atteggia a persona disinteressata alla carica o comunque ai riconoscimenti personali. Poco fa, durante la conferenza stampa di fine anno, Mario Draghi è arrivato a definirsi “Un nonno al servizio delle istituzioni”.

E lo stesso Mattarella non perde occasione per ribadire che non c’è spazio per una soluzione tipo Napolitano, anche se da vecchio democristiano un no definitivo non lo dice mai. Quanto agli altri in corsa, quelli veri (Cartabia e Amato) stanno ben coperti, quelli troppo politici e con troppi nemici (Berlusconi e Prodi, per quanto Prodi sia molto più allenato alla parte del finto umile) mordono il freno, e molto coperti stanno anche gli wannabe, da Veltroni (prossima intervista alla scoperta dell’uomo Pinamonti) a Casini a tutti gli altri.

Sembra insomma una vergogna dichiarare le proprie aspirazioni: cosa che per la presidenza della Repubblica ha almeno una spiegazione tattica, cioè sfruttare i veti incrociati, ma in tutti gli altri ambiti no. Sull’argomento aveva già detto tutto l’immortale Maurizio Mosca, a proposito di Malesani. Gli allenatori di calcio sono poi un vero giacimento di finti umili: da Sacchi a Spalletti, da Guidolin a Gasperini, da Pioli a Prandelli, è il festival del ‘Merito dei giocatori’ con l’istantaneo kyrie eleison del giornalista amico che gli urla “Ma no, sei il più grande” senza prenderlo nel modo in cui prendeva Canà.

 

 

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