I fenomeni di Capello

27 Giugno 2010 di Stefano Olivari

di Stefano Olivari
L’inviato dal ritaglio facile vi ammorberà sui giornali di domani con la storia del gol-non gol (non gol, stando agli strumenti dei moviolisti di oggi) di Geoff Hurst nel 1966 per spiegare l’incredibile, perchè parliamo di mezzo metro e non di un centimetro, due a due scippato a Frank Lampard: la storia come nemesi, gli dei del calcio, eccetera. Non sappiamo se Mauricio Espinosa abbia sentito il peso della storia, di certo il crimine calcistico del guardalinee uruguayano nella storia del pallone ci è già entrato di diritto. Un possibile pareggio raggiunto nel primo tempo avrebbe potuto cambiare il risultato finale ma non l’impressione avuta fino a quel momento e da lì in poi: una squadra piena di giocatori nella loro posizione preferita, la Germania, contro un’altra malissimo preparata e attaccata al carisma dei suoi nomi.
Dopo la cavalcata nelle qualificazioni contro i resti di Ucraina e Croazia, in Sudafrica un girone giocato in maniera agghiacciante: inutile ripetere quanto abbiamo già scritto, l’esultanza di Capello dopo l’uno a zero strappato alla Slovenia dice tutto. Come spesso avviene per i pugili imbattuti, qualità e difetti si sono visti meglio alla prima sconfitta. Due difensori centrali che sembravano non conoscersi (Carragher doveva stare proprio male per non essere schierato al posto di Upson, anche se Terry ha deluso più del capitano del West Ham) e che sono riusciti a farsi sorprendere da ottanta metri di rilancio del portiere, centrocampisti senza la minima capacità di costruzione a parte Gerrard che però era anche uno dei due (insieme a Lampard) che si inseriva, due attaccanti fuori forma e nel caso di Defoe nemmeno umili.
Ascoltando le prime dichiarazioni di Capello si è capito che parlerà soprattutto dell’episodio per difendere il suo lavoro negli ultimi due anni, ma non escludiamo che più avanti tiri fuori qualcosa del genere ‘In Inghilterra non abbiamo lasciato fenomeni’. Rimane il fatto che i giocatori portati in Sudafrica non sembravano una squadra, al di là del valore individuale su cui comunque si può discutere: perché nei primi dodici del Fifa World Player 2009 c’erano quattro inglesi (tutti in campo a Bloemfontein), tre spagnoli e nessun tedesco. In sintesi: Capello ha fallito come costruttore di una squadra, ma sul risultato della partita senza domani pesa un errore arbitrale enorme: solo che Espinosa ha sbagliato in un decimo di secondo, il c.t. nell’arco di due anni. Al di là del contratto fino al 2012 confermato grazie alla solita sponda morattiana, non vediamo come possa arrivare agli Europei visto che non ha portato nè risultati né gioco. Eriksson era stato linciato per un errore di Seaman (2002) e un’eliminazione ai rigori (2006), Capello è meno attaccabile sul privato ma in campo ha fatto di sicuro peggio dello svedese (non di McClaren, però). 
Non staremo a fare la cronaca di una partita vista in tutti gli angoli del pianeta e che sarà senz’altro ‘dividizzata’, ma per una volta possiamo confermare le cose scritte fin dal primo minuto in cui questa Germania ha preso forma. Non ci sono fenomeni, a parte Lahm che lo è già e Ozil che fra poco lo diventerà, ma ottimi giocatori che sono parte di un progetto e giocatori medi messi però nell’unico posto dove possono rendere. Della prima categoria fanno senz’altro parte Schweinsteiger, Podolski al quale la fascia sinistra ha tolto l’ossessione del gol (infatti in nazionale ne segna), Thomas Muller supercavallo che conduce il contropiede come nessuno,  il centrale difensivo Mertesacker. Della seconda ovviamente Klose, che in un altro contesto sarebbe un attaccante da Lega Pro e che invece è a tre gol dal record mondiale di Ronaldo, ma anche Khedira e Friedrich. Come si vede, non è necessario ad ogni competizione ribaltare tutto buttando via il lavoro dell’allenatore precedente. Schweinsteiger, Klose, Friedrich, Lahm erano i giovani di Voeller, Podolski e Mertesacker quelli di Klinsmann. Le generazioni possono convivere, nemmeno Low ha lasciato in Germania fenomeni. Forse questa squadra brillantissima fisicamente, anche troppo (preparazione leggera per paura del girone?), e intelligente ha già fatto il suo arrivando ai quarti. Però si chiama Germania, qualcosa vuole sempre dire.

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