Huawei Matebook X, leggenda e realtà dei cinesi che copiano

5 Ottobre 2018 di Indiscreto

Gli arabi comprano la creatività occidentale, i cinesi la copiano. Se la prima affermazione luogocomunistica è oggettiva, guardando la composizione azionaria di molte aziende di moda e di intrattenimento, per dimostrare la seconda si può mettere a confronto il nuovo Matebook X Pro della Huawei, da qualche settimana in vendita in Italia (1.499 euro per la configurazione Core i5, 1.699 per quella  Core i7 con 512 GB di SSD), con il Mac Book della Apple.

Non entriamo nel merito delle ottime prestazioni del prodotto Huawei, che gli esperti inseriscono nella categoria Ultrabook, ma agli occhi di noi anziani di Indiscreto Tech questo computer ha un design molto simile al Mac Book, che viene ‘ripreso’ (diciamo così) anche nella tonalità di grigio usata per lo chassis di alluminio (Guardate la foto e provate a dire in un secondo quale sia il computer Apple). Il confronto con il Mac Book Pro è impressionante: stesso peso, 1,31 chili, stesse caratteristiche del prodotto Apple ma leggermente migliorate (lavorando sui bordi lo schermo è diventato leggermente più grande e l’autonomia è di circa 40 minuti in più, raggiungendo quasi le 9 ore e mezzo, la CPU è di una generazione più recente), stessa dotazione a parte la differenza di una porta. Insomma, il design si può copiare e le prestazioni si possono in una logica lineare sempre migliorare riducendo i costi.

Non proponiamo ‘Di qua o di là’ fra i due prodotti non perché ci manchi il coraggio, ma perché chi fa parte del mondo Apple acquista un sistema di vita e non semplici oggetti. Oltretutto, in questo caso, a prezzi non troppo diversi dalle pur ottime copie migliorate. Quale sarebbe il mondo Huawei? La vera domanda è però piuttosto sul perché i cinesi non abbiano ancora imposto un loro stile esportabile, pur avendo il potenziale commerciale e finanziario per farlo. Che non abbiano un stile diverso da quello dell’efficienza, almeno secondo i nostri parametri? Di sicuro l’acquisizione in Occidente di aziende ad alto contenuto tecnologico, spolpate di brevetti e in generale di know how, fa più paura della loro manodopera a basso costo, fenomeno che verrà gradualmente ridimensionato con l’imborghesimento delle prossime generazioni e la’umento dei diritti dei lavoratori. Significativo che nessun marchio occidentale avrebbe interesse a cinesizzarsi, mentre quasi tutti i brand cinesi cercando una denominazione europea o americana per sembrare più rassicuranti.

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