Ho accalappiato un pedatore

1 Giugno 2010 di Daniele D'Aquila

di Daniele D’Aquila
Difficile produrre una buona fiction sul calcio, in Italia così come in altri paesi dove il calcio è lo sport nazionale. Ancora più difficile farlo quando i protagonisti non recitano la parte del buon padre di famiglia, mettendosi a disposizione del mister e aspettando le inevitabili dieci finali…

L’Italia è un paese serio, in cui ogni ambiente funziona autonomamente, senza invasioni di campo, senza collusioni tra campi contigui e senza abusi di potere da parte di soggetti esterni ma più o meno interessati. Non è così ad Italonia, purtroppo. Patria mondiale del conflitto di interessi, dell’abuso di potere e dell’ ipnosi mediatica. In questo paese che abbiamo la sfortuna di frequentare, cosa che per troppi motivi non possiamo smettere di fare, ci resta il misero sollievo di un frizzante palinsesto televisivo, che ci consola alla sera delle miserie sopportate durante il giorno.
In particolare anni fa eravamo in tanti (si fa per dire: in realtà pochi rispetto ai consueti “numeri” televisivi…) a seguire una divertente fiction televisiva basata sulla vita extrasportiva degli appartenenti ad una squadra di calcio, con particolare attenzione dedicata alla figura delle compagne (mogli, fidanzate o amanti che fossero) degli atleti (quelle che gli anglofoni chiamano comunemente “Wags”…..). Tale fiction, intitolata “Ho accalappiato un pedatore”, allietò le nostre (seconde) serate fino all’ultima puntata della prima serie, lasciandoci grosse aspettative in attesa della seconda serie. Aspettative che però andarono disattese, in quanto misteriosamente la seconda serie annunciata non fu però mai prodotta lasciando alquanto delusi tutti noi “fans” di detta fiction.
Ora, non è che questa fiction rappresentasse chissà quale pilastro della cinematografia moderna, però era già divertente (per noi a conoscenza di retroscena aberranti del mondo reale) vedere per la prima volta smentiti alcuni stereotipi del “padre di famiglia”, del “Mister che ha fiducia in me”, della “moglie che mi è sempre vicina”, dei “calciatori moderni che non sono più gli analfabeti di una volta capaci solo di calciare un pallone e schiantarsi con una fuoriserie”, etc… In particolare risultava particolarmente centrata la figura del vecchio capitano, ultratrentenne vecchio e stanco, ormai imbolsito ma orgoglioso, che praticava il nonnismo sui nuovi arrivati per mantenere il posto da titolare ma combinandone contemporaneamente di tutti i colori per farsi sbattere fuori dalla dirigenza, in modo tale da uscire definitivamente di scena senza l’umiliazione della perdita del posto da titolare. Il tutto col corredo di una relazione sentimentale con la madre del suo miglior compagno di squadra e un’altra con la cognata minorenne dell’attaccante emergente (testé arrivato dal paesello con la valigia di cartone), intanto che la moglie terrorizzata dal rischio di perdere un posto al sole decideva di irretire il Presidente nel tentativo di salvare il posto in squadra del marito, etc…
Insomma, la mancata messa in onda della seconda serie ci lasciò amaramente con già l’acquolina in bocca, come solo quei fans di Sherlock Holmes (che più di un secolo fa inondarono di lettere di protesta Sir Arthur Conan Doyle, costringendolo a resuscitare il proprio personaggio) potrebbero capire. Senonchè qualche settimana or sono abbiamo conosciuto per motivi professionali un attore protagonista di questa fiction, tale Claudio Amanti, fortunato interprete di tante parti di produzioni anche internazionali, prevalentemente scelto per parti da amatore clandestino (e pertanto adattissimo a recitare in una fiction di tal fatta…..). Chiacchierando con l’attore e con Jean Telephone, uno degli executive-producer della fortunata serie (anche lui presente sul set attuale e dall’attore presentatoci una volta dichiaratici fans della fiction), siamo così venuti a conoscenza del motivo della mancata produzione della seconda serie: Vallo Brianzoli, un importante dirigente di una gloriosa squadra di calcio della città di Kokaìnia, si oppose fermamente alla produzione della seconda serie con argomenti risibili dal punto di vista delle motivazioni ma purtroppo importanti dal punto di vista delle eventuali rappresaglie (“Se producete quella serie giuro che ne impedirò la messa in onda su qualsiasi rete televisiva del Regno!…vi faccio terra bruciata attorno!!!…”), tali da scoraggiare i produttori della fortunata fiction dal tentar di replicare il successo con una seconda serie. Impensabile, infatti, stanziare un così oneroso budget per una produzione che, prodotta a dispetto dei santi, sarebbe stata boicottata fin dall’inizio, andando incontro ad un sicuro fallimento con conseguente bagno economico non indifferente.
Mi rendo conto di come sia difficile in un paese sobrio e adamantino come l’Italia concepire situazioni tanto grottesche, sbracamenti paramafiosi di tal guisa e invadenze di campo così arroganti. Purtroppo in una Repubblica come quella di Italonia in cui le banane sono un bene di lusso (a patto che abbiano il giusto raggio di curvatura a norma di legge…) situazioni simili sono all’ordine del giorno, dato l’intricato intreccio di poteri presente in ogni ambito della vita del paese. Ma cos’è che fece così impermalire quello zelante dirigente calcistico, tanto da spingerlo ad un intervento tanto grossolano?! Facendo una serie di telefonate incrociate con conoscenti che ai tempi lavoravano sul campo, abbiamo così appreso che si trattò in primis di una difesa d’ufficio degli ambienti calcistici, che in un paese come quello di Italonia rivestono un’importanza socio-mediatica piuttosto rilevante, e secondariamente fu una reazione sanguigna a determinati passaggi della sceneggiatura. In particolare pare che tale dirigente abbia poco gradito quella puntata della prima serie in cui la moglie di un calciatore irretiva il Presidente e sia letteralmente esploso all’indiscrezione che la sceneggiatura della seconda serie prevedesse una liaison tra un calciatore straniero e la moglie di un importante dirigente della squadra, liaison coronata con una focosa notte di sesso tra i due amanti clandestini in una delle scene più calde dell’intera serie.
Inutili i tentativi da parte della produzione di chiarire come la sceneggiatura originale fosse un format straniero a cui i produttori s’erano limitati a cambiare solo titolo, ambientazione e nomi dei protagonisti (una mera trasposizione ambientale insomma), tentativi che ottennero il solo risultato di provocare ulteriormente se possibile la già veemente collera del dirigente, che di fronte agli sguardi sgomenti di segretarie e collaboratori, paonazzo in volto, con gli occhi fuori dalle orbite e le vene fuori dal collo, urlava al telefono: “A ME FESSO NON MI FATEEE!!!!!…..” . Evidentemente certe abitudini in certi ambienti sono ormai diventati degli schemi consueti, dei meccanismi collaudati la cui verosimiglianza è tale da scatenare, al solo racconto indiretto, tanti e tali code di paglia da mandare in corto circuito anche personalità col pelo sullo stomaco dato da decenni d’attività professionale. E questo nonostante le vicende narrate rappresentassero solo la punta dell’iceberg di certi retroscena, peraltro riportati in maniera molto edulcorata rispetto alla realtà quotidiana già nella sceneggiatura originale straniera, come confermato direttamente all’attore Claudio Amanti dal calciatore Pietro Diversalbino della S.S. Burinia.
Questi infatti seguiva come noi divertito la fiction ed ebbe modo, come raccontatoci dallo stesso Claudio Amanti, di chiacchierare con l’attore e di confessare tra le altre cose come la propria moglie e le altre mogli di calciatori andassero letteralmente pazze per la serie. Insomma, a livello di grandi numeri la fiction non aveva scaldato il cuore del pubblico maschile perchè troppo poco tecnico-sportiva, non aveva scaldato il cuore del pubblico femminile perc
hé cinicamente troppo poco sentimental-mielosa, ma tra gli addetti ai lavori e tra “chi sa” il gradimento era stato altissimo, con sempre più maggior favore man mano che la propria categoria si avvicinasse a qualcuna di quelle ritratte nella sceneggiatura (con le “Wags” reali a rappresentare lo zoccolo duro dei fans). Insomma, non siamo soli a piangere l’aborto di quella seconda serie, e più che vedove di Moggi o di Mourinho oggi ci sentiamo vedove di una fiction che nel triste panorama cinematografico italiano per noi possedeva un perché. Mentre ci chiediamo quale potere abbia una squadra di calcio di boicottare una serie tv (non ridete…), il progetto fu in ogni caso abbandonato per la disperazione di tanti mogli di calciatori. Ed è con buona pace di esse che cercheremo di consolarci tra poco coi Mondiali, che in quanto a sceneggiature non son mai stati secondi a nessuna produzione cinematografica.
Daniele D’Aquila
(in esclusiva per Indiscreto)

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