Halloween in Italia e i bambini di Internet

31 Ottobre 2018 di Stefano Olivari

La notte di Halloween, fra zucche e streghe, dolcetti e scherzetti, è una di quelle cose su cui non ci sembra obbligatorio avere un parere: certo è che in Italia moltissimi bambini ne hanno fatto una festa ormai nazionale e la cosa in fondo è meno grave rispetto al fatto che i loro genitori cinquantenni indossino la maglia dei Celtics sopra la pancia o che parlino male dell’Italia per sembrare più internazionali (provate senza assicurazione medica ad avere bisogno di una ricetta, non di un’operazione a cuore aperto, a Boston, e dopo vi augurerete di stare male ad Assago). Come per tutte le mode, l’aspetto più interessante è pensare a quando è nata. Sì, perché i bambini medi dei nostri tempi (gli anni Settanta, quindi) nemmeno avevano mai sentito nominare Halloween e quelli delle generazioni successive l’avrebbero associato più al film di John Carpenter che a una festività degna di menzione. Ma quindi perché Halloween è di fatto una festa anche italiana, superando anche tante nostre tradizioni popolari dal significato analogo?

Fino alla metà degli anni Ottanta non ci ricordiamo nemmeno feste a tema, solo in quel periodo qualche discoteca iniziò a proporre il tema Halloween per le sere del 31 ottobre (a Milano ce ne ricordiamo una allo Zeus di corso Garibaldi, nel 1987). Stesso discorso per i cinema, quelli più di tendenza proponevano maratone horror o cose del genere. Roba di nicchia e per gente già cresciuta, comunque. È soltanto verso la fine della Prima Repubblica, nel 1992, che Halloween ha iniziato lentamente ad entrare nell’immaginario dei bambini italiani. Di sicuro avranno avuto la loro importanza i menu di Mc Donald’s con mostriciattoli e affini, mentre per le discoteche il travestimento e le zucche da idee simpatiche si erano ormai trasformate il 31 ottobre in un obbligo scontato. Ci vengono in mente, in una prospettiva milanese, il Madame Claude di via Borgogna, il Rolling Stone di Corso XXII marzo (stiamo parlando quasi solo di defunti, tanto per stare in tema), Il Lizard di corso Garibaldi, il Tight di corso Buenos Aires, l’Ipotesi di piazza XXIV maggio, il Beaugeste di piazza Velasca, Il Propaganda vicino alla Bocconi, oltre agli arrivati ai giorni nostri Hollywood, Plastic, Shocking e tanti altri… Dopo di noi sarebbe arrivato Erminio Ottone, analista critico della Milano di Bobone e Aida Yespica, ma questa è un’altra storia. Un delirio di feste a tema, anche nei giorni immediatamente precedenti ad Halloween e in cui sembrava obbligatorio esserci: c’è stata anche un’epoca in cui siamo andati in discoteca mascherati invece che seguire ‘B come sabato’ e così, a bruciapelo, non sapremmo dire quale delle due vite sia peggiore.

Tornando ad Halloween, siamo arrivati agli anni Novanta e all’Internet di massa anche da noi (la pur pregevole Fidonet non la contiamo) con i vari Video On Line e Tin.it. Ecco, anche per Halloween il mondo si divide in prima e dopo l’Internet di massa. È infatti da metà anni Novanta che i bambini in età da elementari bussano alle nostre porte, facendo la fatidica domanda ‘Dolcetto o scherzetto?’ (il ‘Trick or treat?’ americano, che inverte le due richieste) e che noi ci riforniamo di Mars, Bounty e altre schifezze che in realtà speriamo di non dover regalare. L’immenso Taleb inorridirebbe a leggere questo rapporto di causa-effetto che suggeriamo, fra le mille variabili da prendere in considerazione per spiegare un meccanismo di emulazione, ma è chiaro nessun marketing del mondo avrebbe potuto imporre una festa agli italiani senza l’acceleratore della rete, almeno nelle proporzioni attuali. Di fianco alle tradizioni per bambini sono nate anche usanze atroci, fra il satanico e il crudele senza motivo, con animali (soprattutto gatti) immolati sull’altare della cattiveria umana, ma in generale Halloween è diventata soltanto un’occasione in più per fare una festa e stare insieme, senza pensare al significato originario e tanto meno al doppio senso di ‘trick’. Fra l’altro, con tutto il rispetto per l’America e per le tradizioni celtiche, l’Italia profonda è piena di riti basati sui defunti che in qualche modo in questi giorni tornano sulla terra, anche se il marchio Halloween alla fine è stato quello vincente.

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