Guerre quasi stellari

10 Gennaio 2014 di Oscar Eleni

Oscar Eleni dalla terra dei Koala che nella stagione degli accoppiamenti usano toni molto bassi, ma potenti come quelli degli elefanti, animali meravigliosi che ci invitano a mangiare foglie di eucalipto così poco caloriche. Ci voleva un viaggio così lungo ed istruttivo, proprio sulle voci basse, dopo il salto dell’Emporio Armani dalla dimensione locale, in Italia non ha rivali della sua forza, fino a quella della grande Europa che ora la guarda con rispetto. Certo dare 30 punti ai campioni in carica dell’Olympiacos riprogrammati male vuol dire tanto. Ma non è ancora tutto. Farlo una settimana dopo il bagno di Atene contro il Panathinaikos ancora di più. Siamo nel periodo revival da Guerre Stellari. Schiacci un bottone e vai oltre il muro del suono? Non è così. Luca Banchi ha portato questa squadra a vivere come voleva lui dopo una faticosa ricerca nella testa dei giocatori, utilizzando anche quello che aveva imparato a Siena, portandosi dietro l’esperta di psicologia che sta entrando  nerlla zona delicata dove il giocatore ama chiudersi, ma che invece serve aprire per una convivenza  capace di andare oltre la frequentazione per contratto.

Milano ha la squadra per arrivare fra le otto grandi dell’Eurolega. Nel suo girone, si è visto, nessuno ha i piedi puliti. Né il Fenerbahce di Obradovic che scricchiola dopo una suntuosa prima fase, né il Barcellona che è andato a  vincere ad Istanbul senza Navarro. Il Panathinaikos, lo ripetiamo, non ci ha impressionato. Le nuove chiavi di Milano? Be’, facile capirlo anche per chi confonde Roma per Toma: i cavalieri sarmati Daniel Hackett e David Moss. Con loro vedi un  furore che risveglia la nostalgia canaglia delle versioni petersoniane e rubiniane dell’Olimpia inventata da Bogoncelli, non nel 1936 come dice qualcuno, mai ai tempi in cui serviva diversificare e cambiare status interno per evitare fallimenti. Diciamo che una fase di questa evoluzione, ignorata ovviamente dal nuovo marketing, fu merito del simpatico Iotti grande bevitore di Remy Martin ai tempi della sponsorizzazione Innocenti che aveva portato al sacrilego abbandono dei colori sociali.

Ci siamo, dice il coro della tribuna, in quasi ogni ordine di posti. Ci voleva, diciamo noi dopo tanti tentativi goffi di gente altera, senza memoria, senza quello stile che imporrebbe il lavoro per un grande artista. Lo capisci anche adesso che le cose vanno proprio bene, nelle finte amnesie, nelle meschinità dei ricordi dove ti commuovi se ricordano Boggio, il factotum che ogni proprietario voleva cacciare, ma poi confermava e finiva per amare, ma resti sbalordito se fra cento nomi ricordati non senti quello di Toni Cappellari che ha gestito la società per almeno tredici dei trofei che si ricordano con le bandiere sul tetto del povero Forum dove devono essere davvero in crisi se hanno deciso di fare la guerra  del posteggio, una banale questione burocratica per rendere difficile la vita a chi lavora proprio come dovrebbero fare loro per rendere meno sgradevole quel Palazzo dove sembra sempre che siano passati i droni di Guerre Stellari. Sul compleanno, i brindisi, una domanda: invitare qualcuno dei citati era impossibile? Non aveva senso? Ah, capirli, questi storici del guazzetto.

Troppo ottimismo? Milano in casa diversa da quella che vediamo fuori? Può essere. Di sicuro c’è una crescita esponenziale della mentalità, della voglia di non cercare facili applausi. Vero che quasi tutti cercano il conenso esagerato delle tribune. Vogliono fare i Meneghin della situazione quando Super Dino svegliava platee dormienti, o voleva la baraonda per girare una partita nata male e fischiata peggio. Non è il caso. Con i ritmi di oggi anche perdere tempo a sollevare le braccia può farti rischiare la transizione assassina. Godiamoci l’Emporio per come sta diventando sotto la mano di Banchi, Cancellieri, Fioretti e di un preparatore atletico dai lombi nobili come Giustino Danesi che ha scoperto le gioie di Linusa. Basta che nessuno invada un territorio aperto soltanto a loro. Non servono consulenti che imparano a memoria le filastrocche sul buon dirigente, per quelli sarà il tempo a giudicare e vedendo quello che fanno e proibiscono, ma quello che dimenticano e sconsigliano, anche nelle letture, sappiamo già che  saranno ricordati nelle commedie più o meno divine come coloro di cui non ci si deve curare per passare oltre.

Siamo nella settimana farsa delle punizioni: 35 mila euro di multe per campi ostili, per arbitri che devono assolutamente vedere tutto, altrimenti li puniscono. Per Sahin, sempre lui, grande Facchini re del nuovo mondo a fischi e fiaschi, come per Paternicò, sospensione di un turno, per non aver visto un giocatore di Roma, eh come è difficile vedere tutto, o forse come è semplice dire ‘devi vedere’ e non capire che temperatura ci può essere su campi che poi vengono squalificati per sputi, lanci di oggetti, spintoni, roba varia, la solita per la verità. Pazienza. Chiederemo ai nostri amici Koala di ingaggiare Sahin per le loro stagioni d’amore, togliendolo al furore di questi lord protettori di un settore che  deve essere curato con amore, non con smania di supremazia sugli altri settori tecnici del gioco.

Per questo intermezzo su Indiscreto  annotazioni al volo.

Splendido Tal Brody, ex grande del Maccabi, del basket mondiale, nel ricordare il “compleanno” Olimpia con una bella storia mandata su internet.

Stesso  amore del rosso Arturo Kenney che ha portato il messaggio e gli auguri degli ex Knicks  passati a Milano, dal senatore Bradley a John Gianelli.

Splendida la città di Gorizia che sabato 18 gennaio invita tutti per un brindisi presso la Goriziana dopo la consegna  in comune da parte del sindaco Romoli del “Sigillo cittadino” a Paolo Vittori, grandissimo giocatore, forse il più completo di sempre, eccellente allenatore, splendido dirigente che ancora non si piega anche se per organizzare il Garbosi e la grande festa giovanile di Pasqua a Varese si fa sempre più fatica. Vittori, scarpette rosse come racconta il libro di Pedrazzi che non trovi al Forum (Perché? Mah…), grande Ignis, nazionale da Roma al Messico, Olimpiadi cara gente, quelle che ci mancano da Atene 2004.

Ci penserà Pianigiani? Speriamo. Intanto fa il censimento della cantina del vino nuovo. Raduno a Roma. Contatti che  ricordano  il tempo dove Giancarlo Primo governava tutto. Pianigiani invisibile per l’Eurolega dove invece viaggiano in tanti, mai come il professor Carlà, geniale in laboratorio un tempo, sempre attento a vedere le sfumature di grigio nel basket che ama, non importa la categoria, dai bimbi ai super, pendolare da Firenze dove soffre il Caja desnudo nella serie che non gli compete, ma chi può si muove, cerca il nuovo, cerca la dimensione dove si sta portando Milano.

Allegria brava gente, non è ancora detto che al Forum manchi una squadra italiana nelle finali a quattro. A quelle Pianigiani verrà di sicuro, a meno che non siano dei bonus da portare in preziose lezioni tecniche. Per ora si accontenta della nuova luce televisiva su Fox, costola SKY che ha ereditato bravi telecronisti, un canale il 213 che, purtroppo, in partenza ha sopreso molti incauti senza decoder HD. Un coro di proteste, ma succede quando gli Houdini dell’etere decidono di complicare la vita a chi era partito con SKY perché non aveva soltanto calcio e poi lo hanno palleggiato in tante maniere.

A proposito. La scelta di Ancona per la partita fra Italia e Stelle del campionato cosa ci dice? Che si cercano terre nuove anche ancora nessuno sa spiegare perché Montegranaro ha preferito l’intimo di Porto San Giorgio al campo dove persino Massimo Carboni avrebbe rinunciato alla pessima Inter per godersi Recalcati e compagnia cantante.

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