Grazie Frassica

11 Febbraio 2016 di Oscar Eleni

Oscar Eleni alla fiera di Scasazza accendendo un cero a Nino Frassica che ci ha tolto il peso di una giornata balorda illuminando il Festival sanremese con le parole e sulla triste metafora che il mare è un gioco dove si muore. Dicevamo della giornata sbagliata: altro filotto negativo delle italiane in coppa, la seconda, dalla prima già cacciati, un bel 5 sconfitte su 5; la nota dolente di Stefano Albanese per quanto abbiamo scritto su questo sito l’8 febbraio, offeso dal termine vassallo (riferito all’amicizia nel feudo di Enrico Campana), magari giustamente dal suo punto di vista, anche se non la pensavano così i primi vassalli carolingi a cavallo e ben armati.

Sulle sconfitte in Europa un solo indignato: Carletto Fabbricatore a Sportitalia dove si è anche chiesto il motivo dei troppi infortuni che mettono in crisi bilanci e allenatori. Per il resto del mondo cartaceo niente da segnalare. Milano e Trento potevano perdere. Lo hanno fatto. Cadute non rumorose, ma tarli.
Sassari ha fatto la fine del Maccabi, venivano dal mondo di sopra e sono usciti anche da quello di sotto, ma Calvani non è preoccupato, soltanto addolorato per averle prese da Ergin Ataman che se la gode quando può estrarre un dente senza anestesia dalla bocca molto larga delle squadre italiane. Su Reggio Emilia niente da dire, hanno fatto sofferto come i soldati di Fury, ne hanno prese abbastanza, sono fuori, ma, cosa più grave, non si sa bene come potranno essere alle finali di coppa Italia.

Su Venezia, invece, avremmo molto da dire, però non vogliamo davvero rendere ancora più difficile la vita al nostro amatissimo Micione Charlie Recalcati, più dura di come è stata tutta questa stagione con una squadra che ha subito inciampato sul suo “perio micragnoso” dove il pallone è un bene non condiviso. Certo è una squadra che sembra non poterlo essere mai e ci fa arrabbiare perché al pappagallificio nazionale in tanti, noi per primi, abbiamo sostenuto che cambiare troppi giocatori crea soltanto malessere, mai gruppo, mentre tenendo insieme chi sembra adatto si arriva ad armonizzare meglio anche se la fame è poca, anche se l’anima mercenaria prevale sempre. Adesso se la ridono quelli criticati per la smania di cambiare sempre, con la scusa di purificare l’aria. Costoso, ma per loro anche logico. Venezia ha tradito tutti. Dovrebbero pagare multe salate agli Schiavoni, correndo a piedi nudi per calli fra pantegane voraci.

Comunque sia due italiane alla terza fase dell’eurocoppa ci sono. Visto il tabellone potremmo avere anche un Milano-Trento ai quarti di finale, anche se Saragozza è certo più pericolosa per la Trento spoetizzata dell’ultimo periodo, mentre il Banvit sembra la terza delle turche sopravvissute in questo torneo, al piano di sopra hanno nel Fenerbahce una candidata alle uova d’oro di Berlino. Comunque sia se questa Emporio mette a posto caviglie dolenti, muscoli tiranti, insomma se fa quello per cui è nata, principessa su piselli dorati, potrebbe davvero pensare a riportarci un coppa europea in Italia, russe e spagnole permettendo. Comunque avevamo ragione a temere più Aito e il Gran Canaria di questo Valencia caduto nell’ultimo turno a Vitoria, per la prima volta in un campionato spagnolo che qui ne fa passare ben tre pur vedendo spediti alle ortiche i temutissimi (Milano, ricordate, giocò per schivarli) da Oldenburg e Limoges, insomma non squadroni.

Questo è il basket italiano più televisto. Spesso inguardabile, meno per i pazzisti del prodotto già venduto. Per fortuna Messina vive altrove, sente l’eco del sistema dove tutto viene edulcorato dal piacere servile di chi lucida scarpe ai neopotentini. Certo anche lui si sarà preoccupato per quello che non fa Bargnani a Brooklyn. Se il nuovo agente del maghetto pensa di metterlo all’asta in Europa, quando Milano lo avrebbe preso subito, e anche volentieri, forse ha fatto qualche calcolo esagerato e quello che l’Emporio pareggiava dell’ingaggio americano con più tasse avrebbe potuto aiutare giocatore e nazionale. Speriamo valga tanto l’amuleto che Ettorre tiene sicuramente in tasca: serve gente sana e al momento vedi soltanto gente che ha bisogno di medici, fisioterapisti, in molti casi anche psicologi.

Tornando a supremoaiace Albanese, ci siamo già scusati con lui. Eravamo, lo siamo ancora, certi che in amicizia tutti sono vassalli. Non c’era nessuna intenzione di scrivere a nuora per far intendere alla suocera come farebbero certe comari che forse conosciamo entrambi. In tanti hanno chiesto se era costato molto dare un voto così alto in pagella ad Enrico Campana e anche a loro abbiamo detto che se ci fosse ancora lui in Gazzetta, se intorno ci fosse la battaglia durissima di quei tempi, lorsignori sarebbero meno tranquilli e, difficilmente, la farebbero franca come in questi ultimi anni. Ci è piaciuto davvero il capitolo fatto sul sistema silente con domande pertinenti, reali, a cui, pensiamo, nessuno darà mai risposta. Lorsignori amano il chissenefotte. Ci ha intrigato la parte sulle multe, ma , soprattutto, quello che incasserà la FIBA dai tre preolimpici. Insomma cercavamo di essere sinceri, convinti che il vassallo era il prediletto del re e da lui, in cambio dei servigi ricevuti dal milites, dal conte, ricevava il potere di un feudo. Ora Albanese non accetta, tira in ballo, addirittura questo incarico nella ridotta commissione per la Casa della Gloria che sembra aver già creato tensioni e gelosie. Comunque sia rinnovo le mie scuse ad Aiace viginunense, cives romanum. Non avremmo mai voluto farlo passare per quello che non è sapendo che la sua amicizia con Campana è senza secondi fini, dura nel tempo, ha un senso e, a dir la verità, se devo, se dovevo sbrigarmela con Enrichetto ci pensavo personalmente. È sempre stato così. Quando eravamo noi i carolingi.

P.S: Alla Lega, a Petrucci, chiediamo di mettere a confronto le esaurienti interviste del Corriere della Sera, dove lo sport lo dirige il Giganton che il basket lo ama sul serio, al Baumann fibaiolo e al Bertomeu dell’ULEB che studia, copia bene, dalla NBA. Tuto sarà molto più chiaro ora che si avvicina l’ennesimo scisma.

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