Grandi come Tognazzi

29 Ottobre 2018 di Oscar Eleni

Oscar Eleni inseguendo il canguro arboricolo della Nuova Guinea che si pensava estinto per poterne parlare col magnifico Giuseppe Battiston che al teatro Alighieri di Forlì sta provando Churchill, lui è Winston a tutti gli effetti, fra buoni sigari e splendidi scotch. Già che eravamo in zona ci siamo fermati per non avere la tentazione di andare fino a Predappio e vedere tutto quell’orbace e quella simil-donna con maglietta da brivido sui lager che per questa gente era come Disneyland. Eh sì, sono tempi cupi, ma al Palazzo di Forlì c’era una partita di basket, serie A2, che intrigava quasi più della scoperta che la gigantista Brignone se la cava meglio se ad assisterla è la famiglia, più il fratello della splendida madre Ninna.

Dicevamo del basket visto con l’auricolare, perché c’era Matteo Boniciolli su Sport Italia a commentare la sfida fra il Valli generale a Forlì e il Pancotto guida sicura della Montegranaro che fu anche di Bucci. Per un attimo, dividendo la spesa delle emozioni con Eurosport Player, ci siamo trovati nel mondo del basket come credevamo dovesse essere. Casalini in diretta da Bologna, anche se con questo saio del buonista ci priva della sua perfida ironia. Il Pino Sacripanti alla scoperta della Bologna golosa che tradisce nel momento della massima euforia, vanificando, o magari sarà per questo, la miglior partita offensiva dell’Aradori dalle gambe pesanti. Dall’altra parte Romeo Sacchetti e questa Cremona che smentisce tutti voi e tutti noi sul modo di lavorare dell’uomo che ha visto cose difficili da immaginare per i mortali baciati dal talento che sul campo non hanno sudato e vinto quanto lui. Ci piace davvero questa Cremona, al netto delle partitacce come l’ultima in casa e, accidenti, quel colonnello Travis Diener è davvero una delizia da vedere, una gioia per chi gioca insieme a lui. Caro Meo, ti avrebbe fatto i complimenti persino Lamberti e ti avrebbe benedetto il papa Parisini che erano la tua guida ai tempi del Fernet Tonic convitata di pietra nel tempio.

Insomma, con il Boniciolli che sapeva dire le cose giuste, mentre Montegranaro sbancava Forlì e si teneva la testa della classifica insieme alla Fortitudo, col Casalini al Pala Dozza e quei due allenatori che scoprivano facce diverse delle loro creature ci sentivamo più a casa del solito. Nostalgie balorde come quelle sul sagrato del duomo di Treviso dove gli ex campioni dell’isola verde di Gilberto portavano a spalla un uomo che ha meritato l’onore tributatogli sui campi con un minuto di silenzio. Certo stupiva non vedere le federazioni rappresentate in quel funerale, ma il consiglio del CONI aveva tenuto tutti molto lontano. Per fortuna non tutti. Ad esempio il Gherardini che anche dopo la notte disastrosa del Fenerbahce, battuto dall’Efes e da Ataman in Eurolega, è volato da Istanbul, aeroporto delle meraviglie, dicono, fino a Treviso. Giusto che ad accompagnare Gilberto nell’ultimo viaggio fossero alcuni dei suoi campioni, da Vazzoler, che in chiesa ha parlato per tutti raccogliendo l’investitura come voleva la moglie, a Pittis, da Iacopini a Mordente, da Bernardi a Papi e Mian. Nessun politico a parte Zaia e il sindaco. Meglio. Tanta gente. Giusto.

Un fine settimana per ritrovare cose che sembravano perdute, le voci, gli uomini, i sogni e poi rieccoci a casa riscoprendo con tanti brividi la storia della Anzanello, vero gigante della vita e dello sport, campionessa de mondo di pallavolo spentasi a 38 anni. Abbiamo sentito il dovere di restare collegati a chi la celebrava fingendo di non sapere che da Fazio c’era la meraviglia Egonu, stella del Mondiale dove tutti si sono innamorati dei suoi voli, dei suoi sorrisi, del suo sguardo da tigre, meno coinvolgente, però, di quello di Miriam Sylla, ma soprattutto della squadra. Insomma, ci sembrava profanazione ed avvelenamento dell’acqua limpida dove aveva navigato la squadra di Mazzanti, quasi come il servizio fotografico con le due super e la generalessa Bosetti avvolte nel tricolore. Gusti. Scelte di chi chiede spesso di abbassare i toni e poi li esaspera. Profanazione che a lungo potrebbe anche rovinare il concetto di squadra per un gruppo che vorremmo rivedere così alle Olimpiadi di Tokio.

Sapeste quanti allenatori vorrebbero ritrovare, anche adesso, le squadre che sembravano così unite nel precampionato bugiardo e ladro. Per fortuna la serie A non ha ancora ceduto allo zamparinismo, al cellinismo, per cui ci possiamo vantare di aver visto licenziare prima tanti nel calcio e, soprattutto, per aver scoperto che nella NBA Cleveland ha ceduto per prima cacciando l’allenatore che aveva favorito il licenziamento di Blatt e poi, seguendo e ascoltando LeBron aveva vinto l’anello. Non è bastato. Il povero Lue è fuori. Adesso speriamo che non diventi verità la perdita del posto per gli allenatori scelti come tecnici dell’anno. Lo diciamo tremando per Mike D’Antoni che non vince spesso con Houston dopo un bel precampionato, falso e ladro, preoccupati per Buscaglia che a Trento si sta arrampicando sugli specchi perché ci vorrebbe Tata Matilda per far diventare purosangue certi asini, ma si era già visto dalla supercoppa. Non siamo invece angosciati per il Sodini che ha ritrovato la strada e il posto giusto a Capo d’Orlando, mentre ci domandiamo cosa succederà al Ramagli di Pistoia dopo la contestazione in una società dove sono in troppi a parlare e, come succedeva in tanti altri posti, Pesaro prima di Scavolini, si sa che certi allenatori non piacciono a tutti.

Mentre ci domandiamo, come tanti, persino a Houston, quali sono le strategie nella gestione di Ale Gentile vorremmo sapere se in Italia non c’era meglio dell’Estudiantes, grande società storica della Spagna, scuola, ma non certo élite e la storiella del contratto con possibilità di andare in una squadra dell’Eurolega sa tanto della volpe e della famosa uva. Ce ne dispiace anche se, come dicono con orgasmi pilotati sui giornaloni sportivi, il campionato è salito di livello ingaggiando qualcosa di meglio del soliti giramondo scapati di casa. Tutta gente abbagliata dalla prestazione del Ledo di Reggio Emilia, ma, soprattutto, del Mitchell di Russki Cantù, 16 squadre in 8 stagioni, chiedere notizie del suo modo di vedere sport e squadra a Trento e Sassari. Comunque sia, bisogna riconoscere al Gerasimenko e a Pashutin che hanno fiuto per i giocatori e anche per la buona convivenza se il primo ha potuto mandare un suo uomo dallo scettico Petrucci per il nuovo Pianella da 5.500 posti e il secondo sembra aver convinto chi è ancora sicuro che sotto il vestito e l’acciaio non ci sia niente. Pagelle, accidenti a te e al canguro degli alberi che pensavate estinto.

10 A Stefano TONUT anche se ci trema un po’ la mano a darlo per recuperato, ma lasciateci dire che pensavamo di averlo perduto e invece sembra che abbia trovato la strada perduta purtroppo da Biligha, che a questo punto farebbe bene a cercare un nuovo approdo se non ha gli stivali per l’acqua alta di Venezia.

9 A Travis DIENER condottiero della più bella Cremona da tempi di Mina e Tognazzi e del Luzzara con Mondonico. Non credevamo che Sacchetti potesse indossare la tuta del minatore capace di trovare oro dove c’erano soltanto foglie di eucalipto.

8 A Thomas SCRUBB inglese del Canada che gioca per Caja a Varese perché sono tipi come questo, in campo 40 minuti su 40, che fanno innamorare la gente. Si, certo Avramovic e il suo furore da croce e delizia, ma è con spartani di questo tipo che costruisci squadre, ambienti.

7 LEGA LOMBARDA del basket davvero scatenata come l’anno scorso anche se Brescia batte in testa e Cantù sta andando oltre le previsioni degli scettici. Preoccupa invece la Toscana che trova Pistoia nei guai e renderebbe ancor più triste pensare a quello che era questa regione a cui, per fortuna, hanno ridato la finale di Coppa Italia sperando che Firenze la onori come l’anno scorso

6 A Vincenzo ESPOSITO che sembra aver soffiato via le nuvole nere. Lo speravamo, forse lo sapevamo. Ora si concentri su quello che vede, non su quello che teme possa accadere alle sue spalle.

5 A BRINDISI che ritrovando la vittoria fuori casa ha messo nei guai il povero Ramagli e tutta Pistoia. Certo Vitucci non poteva pensare al collega disperato perché pure lui veniva da una settimana di misteriose amnesie di gruppo.

4 A Toto BULGHERONI che finge di non avere problemi alla schiena e sta in piedi a vedersi la sua Varese con la faccia giusta per tutti i biancorossi che passano a dargli un cinque. Possibile che di uomini e dirigenti del genere la mamma del basket non ne faccia più? Possibile che lui preferisca l’ombra al sole che merita?

3 Al PERIC di Trieste se non trova la salute per stare in campo 40 minuti indicando la strada a molti degli stranieri che davvero non hanno capito la città, la sua storia, una società che deve resistere perché quando decollerà davvero saremo tutti più felici. Venti rimbalzi in meno a Varese dicono che i tiratori erano pessimi e i giocatori assenti.

2 Al FENERBAHCE di Obradovic battuto dall’EFES di ATAMAN perché ha fatto passare per incompetenti quasi tutti quelli che ancora credono che in eurolega nessuno sia più forte della sua squadra e del CSKA. Meglio così, dicono a Milano, vuoi vedere che è la volta buona per fare la spesa nel bazar delle coppe.

1 IL CASO SCAFATI, le flebo, l’ingenuità di un gentiluomo come CALVANI. Ora rischiano tanto perché sul presunto doping si specula volentieri, fa tendenza, crea amici fuori dallo zoo, ma per noi che abbiamo scoperto come la soluzione Schoum, vecchio rimedio per il fegato, potrebbe essere considerata doping, la speranza è che ci sia buon senso e al diavolo chi non resiste ad avere un profilo fuori anche fuori dal campo.

0 Alla LEONESSA Brescia se si farà prendere dalla tentazione di andare dietro a chi, non tanto tempo fa, era CORBELLI, fece fuori Riccardo SALES per cadere nella brace. Tutti stretti intorno a Diana, cercando magari, come a Trento, giocatori che siano adatti alla squadra e a quello che è stato costruito nel tempo insieme al palazzo. Santa Bragaglio, pensaci tu.

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