Al Grande Cerchio

7 Maggio 2014 di Stefano Olivari

A grandissima richiesta riprendiamo con ‘Pagando il conto’, rubrica che avevamo interrotto dopo la svolta vegetariana di una decina di anni fa. Perché parlare di piatti e ristoranti (ma anche di altri tipi di locali) che non interessano al 90% dei lettori? Ci siamo dati due risposte. La prima: rarissimamente andiamo in ristoranti vegetariani, di solito ci limitiamo ad evitare carne e pesce in quelli ‘normali’. La seconda: quasi nessuno dei nostri abituali commensali è vegetariano, possiamo quindi riportare giudizi di prima mano di persone paganti anche su un hamburger o un’orata. Sarà una rubrica per forza di cose milanocentrica, non abbiamo l’approccio culturale da gourmet del nostro-vostro Fabrizio Provera: mai faremmo più di 10 chilometri in auto solo per assaggiare quel tal vino o quel tal piatto. La costante sarà che per ognuno dei posti citati potremo esibire uno scontrino, visto anche che lo chiediamo sempre. Quasi inutile anticipare che presto partirà ‘Il Muro dei locali’, dove poter inserire nostre opinioni in breve, senza l’assillo di scrivere un articolo stando attenti alla lingua italiana, su ristoranti, bar, pub, discoteche, al limite anche autogrill (ecco, sugli autogrill siamo preparatissimi). E adesso ripartiamo, con un ristorante… vegetariano.

L’abbiamo scoperto qualche anno fa, questo ‘Al grande cerchio’, quando si chiamava ancora ‘Muscolo di grano‘, dal nome dell’alimento costituito da un misto di glutine di frumento e farina di legumi. In pratica il muscolo di grano, usatissimo in questo ristorante, altro non è che la migliore risposta alla carne in termini di sapore. Meglio, a nostro giudizio, di seitan, soia, lupino, eccetera. Vantaggi: tante proteine, di solito ridotte nelle diete vegetariane, e poco colesterolo. Svantaggi: rigorosamente vietato ai celiaci, visto che viene usato glutine puro.

Il ristorante, con un dehors estivo o diurno, non è affatto impostato ed evita quella certa messinscena bio che fa di solito ridere anche i più motivati. Bio è sicuramente l’impostazione del menu, più attenta all’aspetto salutistico che a quello ideologico e da chef della scelta vegetariana. Non siamo insomma in zona Leemann, né come filosofia né come prezzi. I menù sono stagionali, quasi impossibile trovare verdure fuori tempo massimo. Grande varietà di antipasti, abbiamo in varie occasioni provato un po’ di tutto: carpaccio di seitan marinato con umeboshi ed erba cipollina, hummus di ceci e pita, panzerottini dorati con cipolla rossa e salsiccia veg, fritto misto di verdure in tempura, chips di patate e zucchine con sale al sedano, falafel. Impressionante il carpaccio, buonissimi i panzerottini e il falafel, buono ma non a livello ebraico l’hummus, accettabile tutto il resto. Per principio di solito nei ristoranti vegetariani evitiamo i primi, proprio perché negli ‘altri’ sono di solito l’unica cosa che possiamo prendere. Caldamente consigliata è comunque la carbonara veg, non lascia indifferenti. Stesso discorso per risotti e vellutate, quindi passiamo direttamente alle ‘carni’. Cotoletta alla milanese con patate arrostite e insalatina, scaloppe di seitan alle fragole con sautè di coste al sesamo, spiedini di straccetti con misto di verdure al forno fanno riflettere sulla crudeltà (in quanto basata sulla legge del più forte, Mein Kampf purissimo) di uccidere vitelli, mentre il veggieburger non è al livello dei migliori veggieburger della città. Buonissimo il kebab, anche di grandissima sostanza. Ci hanno sempre parlato benissimo delle pizze, ma non le abbiamo mai provate per gli stessi motivi dei primi. Dolci non banali: il nostro preferito è il gelato allo zenzero, bellissimo il contrasto, ma il cappuccino di creme con spuma di fragole ha il suo perché.

La gente? Non incasellabile. Di giorno molti lavoratori in pausa pranzo e signore attempate. Di sera molti stranieri, visto che il locale deve essere su qualche guida, qualche famiglia, molte donne, qualche gruppo di di 2 o 3 coppie del genere ‘Stasera proviamo il vegetariano’ (ma è più eccitante la roulette russa, o al limite andare a travestiti). Più rare le coppie da lume di candela, ancora convinte che la carne o il pesce riaccendano passioni spente. Il conto? Per chi non vuole scoppiare poco meno di 30 euro a persona, per chi è convinto della sequenza antipasto-primo-secondo-dolce non più di 40. Il difetto non è nei piatti, ma nell’aria, visto che uscendo da ‘Al Grande Cerchio’ ci si accorge di sapere di cucina e neppure poco. Voto di Indiscreto, basato solo sul rapporto qualità prezzo: 7. (Ultimo conto pagato il 3 maggio 2014).

AL GRANDE CERCHIO – via Buonarroti 8, Milano (MM Wagner) – Telefono 02-48004737 – Sito: www.algrandecerchio.it.

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