Gli inglesi come il conte Catellani

8 Luglio 2021 di Stefano Olivari

L’Inghilterra avrebbe superato la Danimarca nella semifinale di Euro 2020 con merito, se il calcio avesse gli stessi criteri di giudizio della ginnastica. Ma si tratta di calcio e quindi i padroni di casa, nell’occasione e anche nella finale di domenica sera con l’Italia, sono andati avanti grazie ad un autogol di Kjaer e ad un rigore letteralmente inventato dall’arbitro Makkelie: per il furbo tuffo di Sterling, che comunque nell’era dei rigorini da VAR quasi non fa notizia, e soprattutto per i due palloni in campo, la cui vicinanza non poteva non disturbare. Il gol di Hurst è di 55 anni fa, inconcepibile nel 2021 considerare regolare un’azione del genere.

Ma non volevamo fare la moviola di Inghilterra-Danimarca, né dire che esiste un complotto UEFA per far vincere l’Europeo all’Inghilterra, bensì sottolineare come tutti noi ben descritti da Cesare Cremonini (“Viviamo in piccole città, amiamo l’Inghilterra“), noi che abbiamo acquistato merchandising di William e Kate (sul serio) con la labile scusa del secondo livello di lettura, fatichiamo ad accettare che anche gli inglesi ed in generale i popoli del Nord rubino, o come minimo usino la furbizia dove non si può arrivare stando nelle regole.

Invece anche gli inglesi sono fondamentalmente farabutti come gli italiani, i congolesi e gli svedesi, con la differenza non trascurabile di avere creato molte delle strutture commerciali che permettono una convivenza civile, oltre alle regole del calcio. Gente vera spiegherebbe perché la loro Common Law sia più adeguata ai tempi moderni e anche alla stessa natura umana rispetto al diritto romano-germanico, noi ci limitiamo a ricordare che le persone che ti imbrogliano sono quelle di cui ti fidi, non quelle che hanno una brutta fama. Conta come ti presenti ai sudditi: confraternita suona meglio di mafia. L’abilità, l’immortale lezione del conte Catellani, è far credere ai sudditi che il loro sia culo e la nostra invece classe.

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