Gli antipatici degli antibiotici

25 Novembre 2013 di Stefano Olivari

L’Italia è piena di idioti che si autoprescrivono antibiotici a raffica, ma anche di farmacisti che non vanno tanto per il sottile e glieli danno. Creando un danno enorme alla collettività, perché l’abuso di antibiotici favorisce la comparsa o la ricomparsa, su larga scala, di batteri resistenti (gli stafilococchi, per citare i più famosi) con effetti devastanti sulla salute e sui conti pubblici. Ma non è la medicina che ci interessa, quanto l’atteggiamento delle persone. Modesto episodio di vita vissuta, ieri sera. Milano, farmacia di via Ranzoni (Fermata MM De Angeli, per dare un’idea): davanti a noi un signore di mezza età con fare arrogante e sguardo da maschio alpha (di quelli che fanno spesso uscire di bocca il liberatorio e pericoloso ‘Cazzo guardi?’) chiede due diversi antibiotici. “Ha la ricetta?”, osa chiedere la farmacista. “No, niente ricetta. Ma nelle altre farmacie me li danno senza ricetta”, dice l’aspirante cliente come se fosse una buona giustificazione il fatto che da altre parti siano disonesti. “Mi spiace, senza ricetta noi non li diamo”. Un attimo di gelo. “Ma mia moglie ne ha bisogno”, guaisce il cretino. “Allora può chiamare la guardia medica, nel caso glieli prescriveranno loro”. Lui non si arrende: “Me li dovete dare, perché da altre parti me li hanno dati”. Il surreale dialogo va avanti ancora un po’, fino a quando il rumoreggiare della gente in coda mette pressione al senza-ricetta. che se ne va urlando le parole che si urlano quando si vuole offendere una donna. La morale, poco esopiana e molto italiana, è che chi prova a far rispettare regole elementari e nemmeno particolarmente dure passa, quando va bene, per antipatico. Quando non direttamente per stronzo. Per fortuna il voto di questa gente non conta, esattamente come quello di un boy-scout o di un missionario. La morale bis è che, se fossimo donne, correremmo meno rischi come ballerina di lap dance che come farmacista notturna.

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